Covid, contagi «anche tra vaccinati ma incidenza 10 volte più bassa». Le nuove Faq dell'Iss

Covid, contagi «anche tra vaccinati ma incidenza 10 volte più bassa». Le nuove Faq dell'Iss
Covid, contagi «anche tra vaccinati ma incidenza 10 volte più bassa». Le nuove Faq dell'Iss
Martedì 20 Luglio 2021, 19:02 - Ultimo agg. 22:18
4 Minuti di Lettura

Ci possono essere casi di contagi anche tra i vaccinati, ma in questo caso l'incidenza è 10 volte più bassa rispetto a chi è "scoperto". E la vaccinazione produce una alta protezione dal virus, ma non al 100%. Sono queste due delle indicazioni dell'Iss che ha aggiornato le Faq in relazione all'analisi dei casi Covid-19 registrati tra i vaccinati.

Covid Italia, bollettino 20 luglio: 3.558 nuovi casi e 10 morti

Covid Lazio, bollettino 20 luglio: 681 nuovi casi (+247) e 1 morto. A Roma 557 contagi

«Contagi anche tra vaccinati, ma incidenza 10 volte più bassa»

Se le vaccinazioni nella popolazione raggiungono alti livelli di copertura «si verifica l'effetto paradosso per cui il numero assoluto di infezioni, ospedalizzazioni e decessi può essere simile tra i vaccinati rispetto ai non vaccinati.

In questi casi, l'incidenza, però, (intesa come il rapporto tra il numero dei casi e la popolazione), è circa dieci volte più bassa nei vaccinati rispetto ai non vaccinati. Questi numeri se letti correttamente, quindi, ribadiscono quanto la vaccinazione sia efficace», afferma l'Istituto superiore di Sanità. In particolare l'Iss spiega alcuni punti:

- è possibile ed atteso un limitato numero di casi di infezione, di ricoveri ospedalieri, di ricoveri in terapia intensiva e di decessi anche tra i vaccinati, in numero estremamente più basso se confrontati a quelli che si verificano tra i soggetti non vaccinati;

 - con l'aumentare della copertura vaccinale decresce il numero dei casi proprio per l'efficacia della vaccinazione: questo comporta che i pochi casi tra i vaccinati possano apparire proporzionalmente numerosi; in gruppi di popolazione con una copertura vaccinale altissima, la maggior parte dei casi segnalati si potrebbe così verificare in soggetti vaccinati, solo perché la numerosità della popolazione dei vaccinati è molto più elevata di quella dei soggetti non vaccinati;

- questo è un paradosso, atteso e ben conosciuto, che bisogna saper riconoscere per evitare preoccupazioni e perdita di fiducia nella vaccinazione;

- i sistemi di sorveglianza, inoltre, non rendono evidenti i casi di malattia evitati dalla vaccinazione ma fanno emergere solo quelli che si ammalano malgrado la vaccinazione.

La protezione della vaccinazione

La vaccinazione anti-COVID-19, «come accade per tutte le vaccinazioni, non protegge il 100% degli individui vaccinati. Attualmente sappiamo che la vaccinazione anti-COVID-19, se si effettua il ciclo vaccinale completo, protegge all'88% dall'infezione, al 94% dal ricovero in ospedale, al 97% dal ricovero in terapia intensiva e al 96% da un esito fatale della malattia», rileva inoltre l'Iss sul proprio sito dove è pubblicato un nuovo aggiornamento delle FAQ. Il vaccino, quando somministrato con l'intero ciclo, afferma l' Iss, «è efficace a proteggere la popolazione.

 

Pericolo varianti

Tuttavia, va ricordato che più il virus circola, ad esempio, per una copertura vaccinale non ottimale in tutte le fasce di età e/o per il non rispetto delle restrizioni, maggiore è il rischio che il virus venga trasmesso a soggetti a rischio di malattia severa anche se vaccinati e favorire il fenomeno della comparsa di nuove varianti».

 

© RIPRODUZIONE RISERVATA