«Coronavirus, il Sud padrone del suo destino: serve la responsabilità di tutti»

«Coronavirus, il Sud padrone del suo destino: serve la responsabilità di tutti»
di Lucilla Vazza
Domenica 15 Marzo 2020, 08:30 - Ultimo agg. 16:39
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Presidente Silvio Brusaferro, numero uno dell'Istituto superiore di Sanità: il Sud sta aspettando con timore la grande ondata dei contagi. Com'è la situazione?
«La situazione reale nelle regioni del Sud è che il virus circola, ma c'è ancora un numero contenuto di casi. La grande opportunità rispetto a quanto successo al Nord è che si riesca a evitare l'esplosione di contagi grazie ai comportamenti di distanziamento sociale: se i cittadini riescono a essere rigorosissimi si riuscirà a garantire l'assistenza a tutti coloro che ne avranno bisogno. Molto dipende dai comportamenti. Abbiamo dei parametri che ci dicono quanto si diffonde il virus: tanto più velocemente si diffonde, tanto più velocemente c'è il rischio che nello stesso momento ci sia un fabbisogno elevato. Le curve epidemiche si possono modificare in funzione dei comportamenti per tutelare se stessi, ma anche le persone più fragili».

Allora, giudica positivamente la linea dura di De Luca che in Campania ha stretto le maglie e aumentato i controlli?
«È importante ribadire che queste regole di prevenzione sono il cuore della sfida. Ben vengano tutte le misure che possono contribuire a rendere più efficace la lotta ai contagi. Ogni governatore conosce la situazione del proprio territorio. Ora bisogna rallentare al massimo i nuovi casi per dare modo alle strutture sanitarie di prepararsi e dare la migliore assistenza possibile. Il ruolo di ognuno di noi è fondamentale».

Preoccupano molto i contagi potenziali portati da chi è rientrato dalle zone più calde del Nord.
«Non abbiamo dati certi di quanti siano rientrati, però certamente in tanti possono potenzialmente portare il virus. Per questo è essenziale che chi ha certezza di essere stato a contatto con persone positive segnali la situazione alle autorità sanitarie e adotti le misure di quarantena anche in casa per evitare di mettere a rischio i familiari. A maggior ragione se si presentano dei sintomi. Ma le regole valgono per tutti e vanno seguite rigidamente, serve responsabilità. Non è una scelta opzionale, altrimenti il sistema sanitario non ce la fa ad assistere tutti. Credo che i cittadini lo abbiano capito e invito tutti a consultare le indicazioni e le istruzioni che abbiamo pubblicato sul sito dell'Istituto superiore di sanità».

Secondo le proiezioni degli esperti, in Campania il picco del contagio dovrebbe arrivare per metà aprile con tre scenari potenziali più o meno gravi.
«Gli scenari sono tutti possibili, dipendono dalla capacità di ridurre la circolazione del virus. Più si violano le raccomandazioni e più drammatico sarà lo scenario. Non si sfugge. Tutte le istituzioni lavorano a ogni scenario possibile, soprattutto dando indirizzi di programmazione, il ministero della Salute ha già dato indicazioni alle regioni di aumentare i posti letto sub-intensivi e intensivi. Ripeto però, il ruolo dei cittadini nel ridurre i contagi è di primaria importanza».

Lei è da sempre un civil servant della sanità pubblica: il servizio sanitario ce la farà a superare questa guerra?
«Sono convinto di sì, stiamo dando come Paese e come Ssn una dimostrazione di grande forza e di capacità di adattamento. Nelle regioni del Nord dove c'è il più alto numero di casi si sono attivati servizi imponenti nel giro di pochi giorni con uno sforzo straordinario di tutti gli operatori. E questo impegno lo vedo in tutta l'Italia anche da parte dei cittadini. Questo dà il senso dell'importanza del nostro servizio sanitario nazionale in ogni parte del Paese. Questa crisi dimostra che la salute del singolo dipende dall'impegno di tutta la comunità. La sanità pubblica italiana oggi ribadisce la sua capacità di affrontare questo tipo di sfide».

Questa situazione ha messo in evidenza i limiti o al contrario i pregi del modello regionalista della sanità?
«Qui si apre un dibattito ampio. Quando ci sono eventi come questo è molto importante essere fortemente coordinati e molto rapidi nell'azione perché il virus non rispetta i confini amministrativi. L'epidemia sta mostrando come in realtà bisogna essere armonizzati e unitari nell'affrontare il problema. Oggi sappiamo che ci sono aree del Paese che hanno una circolazione più intensa del virus, ma nessuna zona può sentirsi lontana dal problema. Siamo tutti coinvolti».

Ha avuto segnalazioni allarmate dalle aziende sanitarie meridionali?
«Sono in contatto molto di più in questi giorni con le regioni del Nord, per ovvie ragioni, a tutti però dico non dobbiamo essere spaventati, dobbiamo essere pronti, consapevoli del rischio, capaci di dare la migliore risposta possibile ai nostri cittadini. Tutte le altre regioni stanno mostrando una grande capacità di risposta, chiaramente al Sud c'è questa straordinaria opportunità che è data dal tempo. La scommessa è che si riescano a modificare le curve riducendo i contagi, consentendo anche a tutto il Sud di affrontare i casi che si presenteranno».

Presidente, lei non è un politico, ma oggi per la prima volta voi scienziati siete ascoltati, sa bene che le Regioni del Sud hanno avuto tagli selvaggi e hanno risorse al lumicino, serve un'iniezione di liquidità per potenziare i reparti?
«Stiamo vivendo il pieno della crisi, da una parte dobbiamo contenere il rischio e aiutare i territori, dall'altro siamo tutti impegnati a trovare soluzioni terapeutiche, organizzative, logistiche, di esperienza che rimarranno patrimonio del Paese.

Io sono fiducioso, le risorse ci saranno e il ministero della Salute si è già attivato fornendo precise indicazioni di potenziamento dei servizi in tutte le Regioni. L'obiettivo di tutti noi è dare la migliore risposta assistenziale ai cittadini soprattutto nei reparti che oggi sono in condizioni critiche, ossia l'area intensiva e sub-intensiva. C'è una luce in fondo al tunnel, dobbiamo agire insieme». 

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