Coronavirus ad alta mortalità ma in Italia si muore «con» il Covid-19 a causa di altre patologie

Coronavirus ad alta mortalità ma in Italia si muore «con» il Covid-19 a causa di altre patologie
di Maria Pirro
Sabato 7 Marzo 2020, 08:30 - Ultimo agg. 14:21
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«Si può morire di coronavirus a causa di una polmonite bilaterale che riduce la capacità di diffusione dell'ossigeno nel sangue mentre si accumula l'anidride carbonica che non viene più eliminata attraverso il respiro. Ma il numero più alto di complicanze e quindi di decessi si ha quando l'ammalato ha già una patologia di base, ad esempio una cardiopatia pregressa». In questo caso si muore con il coronavirus, come spiega Rosalba Tufano, professore emerito di anestesia e rianimazione alla Federico II di Napoli ed ex assessore regionale alla sanità che segue con attenzione l'emergenza nazionale più grave per i cardiopatici, ma anche per i diabetici, gli ipertesi, gli immunodepressi e i trapiantati. «Che risentono dell'insufficienza respiratoria acuta provocata dal Covid-19», chiarisce.

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Gli ultimi dati elaborati ieri dall'Istituto superiore di sanità confermano l'analisi: il Covid-19 fa più morti nella penisola che in Cina, in termini assoluti, perché gli anziani sono il nostro «esercito di terracotta». Numerosi e fragili, affetti da altre patologie, quindi maggiormente in pericolo: gli ultraottantenni con i malati cronici in questi giorni dovrebbero evitare di uscire di casa. Ma, nel dettaglio le cifre di Pechino e Roma, mostrano che «per tutte le fasce d'età, il tasso di letalità è inferiore»: la percentuale è più bassa di quella registrata nel paese orientale al 24 febbraio, nella prima fase dell'epidemia. I decessi, calcolati in base al totale di casi confermati al 4 marzo nel Paese, è del 10,9 per cento tra gli over 80 contro il 14,8 indicato nell'ultimo report della commissione congiunta Cina-Oms. Tra 70 e 79 anni, la letalità è invece del 5,3 per cento anziché dell'8. E, fino ai 69 anni, è decisamente inferiore: 0,5 invece dell'1,3. Ma «per quanto riguarda la letalità in generale, al 4 marzo in Italia è stata del 3,5 per cento; al 24 febbraio in Cina del 2,3». Silvio Brusaferro, presidente dell'Istituto superiore di sanità, afferma: «Il confronto sfata il luogo comune che sta circolando in questi giorni, ovvero che nel nostro paese la mortalità sia più alta che in Cina». E ringrazia «operatori e professionisti per il lavoro preziosissimo, infaticabile che giorno dopo giorno stanno garantendo» negli ospedali. Si tratta di medici dai capelli sale e pepe: l'età media è di 44,3 anni (contro i 37,4 degli orientali), «e questo mette ancora più pressione sulle strutture e gli operatori nelle zone colpite dall'epidemia», ammette Brusaferro.
 


I sintomi più comuni sono febbre, stanchezza e tosse secca. E non solo: alcuni malati possono presentare indolenzimento e dolori muscolari, congestione nasale, ovvero naso che cola, mal di gola o diarrea. Forme lievi, che si manifestano gradualmente. Ma c'è anche chi risulta positivo al tampone e nemmeno se ne accorge. La maggioranza dei malati (circa l'80%) guarisce senza bisogno di cure speciali. Nei casi più gravi, uno su sei, l'infezione può causare polmonite, sindrome respiratoria acuta, insufficienza renale, fino alla morte. A più alto rischio sono, dunque, gli anziani e chi ha «patologie sottostanti» come ipertensione, problemi cardiaci o diabete e i pazienti immunodepressi (per patologie congenite o acquisite o in trattamento con farmaci specifici, i trapiantati ad esempio). Lo stesso decreto del presidente del Consiglio dei ministri, che ha chiuso le scuole, a queste persone raccomanda di «evitare di uscire dalla propria abitazione o dimora fuori dai casi di stretta necessità e di evitare comunque luoghi affollati nei quali non sia possibile mantenere la distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro».
 
 

Giuseppe Galano, responsabile della centrale operativa del 118 nell'ospedale del Mare, coordina anche la squadra di medici e infermieri professionali che risponde al numero verde istituito dalla Regione sul coronavirus, «che attacca soprattutto l'apparato respiratorio: compromettendolo, in un organismo già debilitato, determina complicanze cardiache che si associano al Covid-19 e possono essere fatali», spiega l'anestesista. «Ma non la malattia - puntualizza anche lui - può colpire in forma grave anche persone sane e giovani: in un sistema sanitario protetto come il nostro, loro guariscono comunque il 97 per cento delle volte. Tutte le risorse ed energie in Campania sono in campo per superare l'emergenza». Meglio evitare di andare nei pronto soccorso anche se si hanno sintomi influenzali o il sospetto di essere stato in stretto contatto e prolungato con un malato di Covid-19: in questi casi si consiglia di telefonare al proprio medico di famiglia o al pediatra di riferimento.

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In una lettera aperta il virologo Giulio Tarro, primario emerito dell'ospedale Cotugno di Napoli e chairman della Commissione sulle Biotecnologie della Virosfera Wabt- Unesco, sostiene che «il rischio rappresentato dal Covid-19 è sostanzialmente uguale a quello delle tante epidemie influenzali che si registrano ogni anno senza per questo provocare scalpore».
E ricorda i decessi dovuti al tradizionale virus stagionale: diecimila, per lo più anziani o affetti da qualche patologia pregressa. Come prevenzione si suggerisce quanto già si fa per raffreddore e influenza: frequente e accurato lavaggio delle mani e del viso, coprirsi con il gomito da tosse e starnuti, stare a casa se ammalati, richiedendo l'immediato intervento sanitario se si hanno difficoltà respiratorie». Ma Tarro aggiunge un'altra considerazione, «da medico virologo»: «Oggi l'ansia di una intera popolazione si sta concentrando su come tenersi alla larga dal coronavirus. Nessuno o quasi riflette che noi, in ogni momento, siamo immersi in un ambiente saturo di innumerevoli virus, germi e altri agenti potenzialmente patogeni. E, in questi giorni, quasi nessuno ci dice che se non ci ammaliamo è grazie al nostro sistema immunitario che può essere compromesso da una inadeguata alimentazione, da uno sbagliato stile di vita e anche dallo stress».

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