Coronavirus, cure sperimentali in tutto il mondo: caccia alla pillola magica, ecco i farmaci sotto esame

Coronavirus, cure sperimentali in tutto il mondo: caccia alla pillola magica, ecco i farmaci sotto esame
di Lucilla Vazza
Lunedì 23 Marzo 2020, 08:00 - Ultimo agg. 10:26
5 Minuti di Lettura

Non c'è ancora il farmaco, la pillola magica in grado di battere questo virus. Ma si utilizzano terapie sulla base di evidenze, soprattutto cinesi, che hanno un loro valore che si sta misurando sul campo giorno dopo giorno. Ne abbiamo parlato con Roberto Cauda, ordinario di Malattie infettive alla Cattolica di Roma e direttore dell'Unità operativa di malattie infettive del Policlinico Gemelli Irccs, e con Andrea Cossarizza, ordinario di Patologia Generale e Immunologia presso l'Unimore.

Si procede giorno per giorno, e forse è per questo che ciclicamente, sui social, scoppia la mania per questo o quel farmaco miracoloso, misteriosamente non usato in Italia. Qualche settimana fa è toccato all'Abidol, un antinfluenzale usato in Cina e Russia, da qualche giorno invece impazza la mania per Avigan, l'antivirale autorizzato in Giappone dal marzo 2014. Entrambi questi medicinali non sono autorizzati né in Europa, né negli Usa. L'Avigan (nome scientifico Favipiravir) era finora noto alla cerchia ristretta degli addetti ai lavori, ma è diventato famoso grazie a un video su Facebook postato da un farmacista italiano che vive in Giappone, talmente convincente da spingere ieri il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, ad autorizzare una sperimentazione sui pazienti. Una decisione inusuale, perché la politica non dovrebbe entrare nel merito delle scelte terapeutiche, tanto che l'Agenzia del Farmaco (Aifa), ha risposto a tambur battente in una nota che «ad oggi, non esistono studi clinici pubblicati relativi all'efficacia e alla sicurezza del farmaco (giapponese, ndr) nel trattamento della malattia da Covid-19. Sono unicamente noti dati preliminari, disponibili attualmente solo come versione pre-proof (cioè non ancora sottoposti a revisione di esperti), di un piccolo studio non randomizzato, condotto in pazienti con Covid 19 non grave con non più di 7 giorni di insorgenza». Dovendo addirittura ribadire nella stessa nota «che Aifa è costantemente impegnata a tutelare la salute pubblica» e «a non dare credito a notizie false e a pericolose illazioni». L'Agenzia domani si riunirà per fare il punto della situazione.

Facciamo chiarezza con l'aiuto degli esperti sulle terapie che si stanno dimostrando efficaci per aiutare i pazienti a guarire dal coronavirus.
 


FARMACI ANTIVIRALI
Ogni virus andrebbe combattuto con un suo specifico farmaco antagonista, ma ancora per il Sars-Cov2 non c'è e allora si utilizzano antivirali antichi o ancora in fase sperimentale.

Clorochina e idrossiclorochina. La clorochina, come anche l'idrossiclorochina, interferisce con la capacità del virus di replicarsi. Il farmaco era stato scoperto negli anni 40 per combattere la malaria e poi utilizzato anche nel trattamento antireumatico. A febbraio gli scienziati guidati dal virologo Manli Wang dell'Accademia cinese delle Scienze ha dimostrato in vitro che la clorochina riesce a fermare la diffusione del virus in cellule umane. Ma poiché può essere tossica, Wang ha scelto la strada dell'idrossiclorochina, che è meno tossica. Questa seconda sperimentazione è arrivata alla stessa conclusione. La ricerca è stata pubblicata sulla rivista scientifica Cell Discovery. Da lì si sono attivati gli scienziati di tutto il mondo e anche in Italia sono state prodotte le linee guida della società scientifica degli infettivologi (Simit) e l'idrossiclorochina è stata inserita nel cocktail dei farmaci somministrati ai pazienti Covid-19. Perfino il presidente Trump, che certo non è un esperto, ha twittato entusiasta che: «Idrossiclorochina e azitromicina (un antibiotico), presi insieme, hanno una chance reale di essere una delle più grandi svolte nella storia della medicina». Il professor Cauda spiega: «Il tweet presidenziale fa riferimento a un promettente studio del ricercatore francese, Didier Raoult, che sta dando buoni risultati. In verità l'efficacia antivirale della clorochina era stata dimostrata già nel 2003, in uno studio italiano dell'Istituto Superiore di Sanità e Università Cattolica, sugli effetti contro il coronavirus responsabile della Sars».

Remdesivir. È un antivirale, ancora non registrato usato per combattere l'Ebola, l'utilizzo del Remdesivir, prodotto dalla Gilead, è stato autorizzato dall'Aifa per uso compassionevole a Genova ha già guarito i primi pazienti. Gli studi inizialmente condotti al Sacco di Milano, a Pavia, a Padova, a Parma e all'Istituto Spallanzani di Roma, sono progressivamente estesi ad altre strutture in tutto il Paese.

TERAPIE IMMUNOMODULANTI

Tocilizumab. Nei giorni scorsi all'istituto oncologico Pascale di Napoli è partita la sperimentazione clinica del Tocilizumab, distribuito gratuitamente dal colosso farmaceutico Roche. Poi diventato lo studio multicentrico Tocivid-19, autorizzato dall'Aifa, e che al 20 marzo contava già 281 centri e l'arruolamento di 411 pazienti. Il farmaco è un anticorpo monoclonale che inibisce l'effetto dell'interleuchina 6, finora usato nell'artrite reumatoide, in grado di ridurre l'infiammazione, che costituisce una sorta di fuoco amico che peggiora la risposta alle polmoniti interstiziali correlate all'infezione da Covid-19, causa della morte dei pazienti più gravi.

L'anticorpo olandese. Arriva dall'Olanda la speranza di un primo farmaco nato per distruggere il coronavirus Sars-CoV2. È un anticorpo monoclonale, specializzato nel riconoscere la proteina che il virus utilizza per aggredire le cellule respiratorie umane. La ricerca è pubblicata sul sito BioRxiv dal gruppo dell'Università olandese di Utrecht guidato da Chunyan Wang. Saranno però necessari mesi prima che il farmaco sia disponibile.

Lo studio immunologico di Modena. È made in Italy la pubblicazione sulla rivista internazionale Cytometry, in cui per la prima volta sono descritte le alterazioni immunitarie indotte dal virus ela diversa distribuzione dei principali tipi di linfociti presenti nel sangue dei pazienti ricoverati per una polmonite da Covid-19 al Policlinico di Modena. La ricerca è condotta dal prof. Cossarizza e permette una prima identificazione delle alterazioni immunitarie indotte dal virus. Uno studio apripista per farmaci e vaccini.

IL PLASMA DEI GUARITI
Poi c'è la scommessa del plasma dei pazienti guariti, un componente del sangue che contiene un'alta concentrazione di anticorpi in grado di distruggere il virus.
L'hanno già utilizzato i cinesi a Wuhan e la farmaceutica giapponese, Takeda, sta sviluppando un farmaco usando parti del sistema immunitario prelevate dal plasma delle persone contagiate dal nuovo coronavirus e poi guarite.

© RIPRODUZIONE RISERVATA