La percezione generale è che il Coronavirus in Italia si sia spento: l’idea che si è fatta la gente comune è che l’emergenza Covid sia definitivamente alle spalle e che il virus tornato sotto le mentite spoglie di «un’influenza un po’ più fastidiosa», come era nei luoghi comuni del suo esordio. Un microbo lontano, un problema per gli Usa e il sud America non più per noi. Il numero dei tamponi effettuati ogni giorno in Italia, a cominciare da fine aprile, si è mantenuto su valori piuttosto alti, oscillando tra 50 e 60 mila test spesso collegati con i test di sieroprevalenza. Le percentuali di positivi, nonostante il crescere dei prelievi nasofaringei, è invece crollata da maggio passando dal 25-30% di positivi di marzo a meno del 5% dalla fine di aprile per poi attestarsi a una media tra 0,5 e 1% per tutto giugno.
Il bollettino giornaliero dal 1 luglio dice che il virus non è andato in vacanza: la Lombardia fa da sola circa il 60% dei casi (109). Male anche Piemonte ed Emilia, entrambe a +16, 7 Regioni invece sono a 0 casi e 11 a meno di 10 mentre in Campania c’è il focolaio di Mondragone. Giovedì 2 luglio a sorpresa il Veneto (che stava andando benissimo) registra 20 casi. Venerdì 3 luglio è stato raggiunto quasi il record dei tamponi giornalieri degli ultimi mesi trovando solo una ventina di casi in più, 223 in tutto, e solo 2,9 positivi su mille tamponi. Si dimezzano i morti: 15 contro 30 e il totale dei positivi scende sotto i 15.000. Mai così pochi dal 13 marzo. Le peggiori regioni? Lombardia 115, Emilia-Romagna 27, Piemonte 16, Lazio 11, Campania 10. Solo 2 regioni a zero casi. Il virus anche dove sembrava sparito alla fine lo si ritrova sempre. Nelle ultime due settimane i positivi totali in Campania sono passati da 125 a 197. Ieri, infine, sono risultati 4,6 i positivi su mille per 235 nuovi casi contro i 223 di venerdì. Aumentati anche i morti: 21 contro 15. Se pensiamo che il primo di giugno i nuovi casi erano stati solo 178 possiamo dire che da più di un mese non abbiamo ridotto di nulla la progressione del virus e non è più solo la Lombardia, con i suoi 95 casi su 235, ad andare male. Nel borsino dei contagi salgono l’Emilia (51), il Lazio (31), e il Piemonte (11), 4 regioni sono a zero e 12 a meno di 10. Campania molto bene con due soli casi e zero morti.
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L’Istituto superiore di sanità e il Ministero della Salute nelle valutazioni settimanali ripetono: «Sebbene le misure di lockdown in Italia abbiano permesso un controllo efficace dell’infezione da Sars-CoV-2, persiste una trasmissione diffusa del virus che, quando si verificano condizioni favorevoli, provoca focolai anche di dimensioni rilevanti». Nessuna drammatizzazione: «È quello che ci aspettavamo in questa fase di convivenza col Covid - avverte Massimo Andreoni, direttore scientifico della Società italiana di Malattie infettive e tropicali - il virus continua a circolare e la guerra non è finita. Se riducessimo le misure di contenimento, il distanziamento, le mascherine, le attenzioni, i controlli con i tamponi, nell’arco di alcuni mesi torneremmo alla stessa situazione di febbraio quando il virus è esploso. L’estate contribuisce ad attenuare la carica virale, si vive di più all’aria aperta, la fisiologia delle vie respiratorie aiuta ma non ci sono evidenze scientifiche che i ceppi siano più tenui. Del resto con i confini aperti possiamo importare ceppi che impazzano in altre zone del mondo dove Covid circola con grande intensità e aggressività».
Dello stesso avviso Pier Luigi Lo Palco coordinatore per le emergenze epidemiologiche in Puglia: «I ceppi che stanno circolando in Europa sono sempre gli stessi, il virus non è mutato, almeno non abbastanza per cambiarne il profilo.