Il coronavirus non va in vacanza: dati italiani in crescita nell’ultima settimana

Il coronavirus non va in vacanza: dati italiani in crescita nell’ultima settimana
di Ettore Mautone
Sabato 4 Luglio 2020, 23:46 - Ultimo agg. 5 Luglio, 11:30
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La percezione generale è che il Coronavirus in Italia si sia spento: l’idea che si è fatta la gente comune è che l’emergenza Covid sia definitivamente alle spalle e che il virus tornato sotto le mentite spoglie di «un’influenza un po’ più fastidiosa», come era nei luoghi comuni del suo esordio. Un microbo lontano, un problema per gli Usa e il sud America non più per noi. Il numero dei tamponi effettuati ogni giorno in Italia, a cominciare da fine aprile, si è mantenuto su valori piuttosto alti, oscillando tra 50 e 60 mila test spesso collegati con i test di sieroprevalenza. Le percentuali di positivi, nonostante il crescere dei prelievi nasofaringei, è invece crollata da maggio passando dal 25-30% di positivi di marzo a meno del 5% dalla fine di aprile per poi attestarsi a una media tra 0,5 e 1% per tutto giugno. 

Il bollettino giornaliero dal 1 luglio dice che il virus non è andato in vacanza: la Lombardia fa da sola circa il 60% dei casi (109). Male anche Piemonte ed Emilia, entrambe a +16, 7 Regioni invece sono a 0 casi e 11 a meno di 10 mentre in Campania c’è il focolaio di Mondragone. Giovedì 2 luglio a sorpresa il Veneto (che stava andando benissimo) registra 20 casi. Venerdì 3 luglio è stato raggiunto quasi il record dei tamponi giornalieri degli ultimi mesi trovando solo una ventina di casi in più, 223 in tutto, e solo 2,9 positivi su mille tamponi. Si dimezzano i morti: 15 contro 30 e il totale dei positivi scende sotto i 15.000. Mai così pochi dal 13 marzo. Le peggiori regioni? Lombardia 115, Emilia-Romagna 27, Piemonte 16, Lazio 11, Campania 10. Solo 2 regioni a zero casi. Il virus anche dove sembrava sparito alla fine lo si ritrova sempre. Nelle ultime due settimane i positivi totali in Campania sono passati da 125 a 197. Ieri, infine, sono risultati 4,6 i positivi su mille per 235 nuovi casi contro i 223 di venerdì. Aumentati anche i morti: 21 contro 15. Se pensiamo che il primo di giugno i nuovi casi erano stati solo 178 possiamo dire che da più di un mese non abbiamo ridotto di nulla la progressione del virus e non è più solo la Lombardia, con i suoi 95 casi su 235, ad andare male. Nel borsino dei contagi salgono l’Emilia (51), il Lazio (31), e il Piemonte (11), 4 regioni sono a zero e 12 a meno di 10. Campania molto bene con due soli casi e zero morti. 

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L’Istituto superiore di sanità e il Ministero della Salute nelle valutazioni settimanali ripetono: «Sebbene le misure di lockdown in Italia abbiano permesso un controllo efficace dell’infezione da Sars-CoV-2, persiste una trasmissione diffusa del virus che, quando si verificano condizioni favorevoli, provoca focolai anche di dimensioni rilevanti». Nessuna drammatizzazione: «È quello che ci aspettavamo in questa fase di convivenza col Covid - avverte Massimo Andreoni, direttore scientifico della Società italiana di Malattie infettive e tropicali - il virus continua a circolare e la guerra non è finita. Se riducessimo le misure di contenimento, il distanziamento, le mascherine, le attenzioni, i controlli con i tamponi, nell’arco di alcuni mesi torneremmo alla stessa situazione di febbraio quando il virus è esploso. L’estate contribuisce ad attenuare la carica virale, si vive di più all’aria aperta, la fisiologia delle vie respiratorie aiuta ma non ci sono evidenze scientifiche che i ceppi siano più tenui. Del resto con i confini aperti possiamo importare ceppi che impazzano in altre zone del mondo dove Covid circola con grande intensità e aggressività». 
 


Dello stesso avviso Pier Luigi Lo Palco coordinatore per le emergenze epidemiologiche in Puglia: «I ceppi che stanno circolando in Europa sono sempre gli stessi, il virus non è mutato, almeno non abbastanza per cambiarne il profilo.
Per l’adattamento con l’ospite serve molto più tempo. Finché avremo un numero limitato di persone infette non c’è da preoccuparsi. Il fatto che emergano nuovi positivi non è un cattivo segno visto che lo stiamo cercando. Il cattivo segno sarebbe il riscontro di casi clinici che arrivano in ospedale di cui non si riconosce l’origine, testimoni di una circolazione incontrollata del virus». 

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