Coronavirus, 2 dicembre 2019: inizia l'annus horribilis, così abbiamo perso la nostra libertà

Coronavirus, 2 dicembre 2019: inizia l'annus horribilis, così abbiamo perso la nostra libertà
di Gigi Di Fiore
Mercoledì 2 Dicembre 2020, 08:25 - Ultimo agg. 13:38
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L'Inter vinceva sulla Spal ed era prima in classifica superando la Juve, le Sardine meteore della politica in 25 mila affollarono piazza Duomo a Milano, il Napoli veniva umiliato dal Bologna e esplodeva la crisi per i contrasti tra la squadra e Ancelotti. Un anno fa, quel primo dicembre era una domenica quasi normale ma in Cina, dall'altra parte mondo, nel distretto di Wuahn compariva il primo caso di Covid. È un uomo di 54 anni. Ma la sua malattia viene tenuta nascosta e solo 11 giorni dopo si scopre che il cuore dei primi contagi è il mercato di frutti di mare, dove si vendono anche polli, pipistrelli, serpenti e animali selvatici.


IL MISTERO
Alla vigilia di Capodanno, Li Wenliang, un oculista 24enne di Wuhan avvisa su WeChat i colleghi che «sette pazienti hanno sintomi simili alla Sars e sono in quarantena». Il giorno dopo, la polizia cinese inizia a indagare su 8 persone per la diffusione di indiscrezioni sull'epidemia, in cui si accenna a «27 pazienti con polmonite virale, sintomi di febbre, difficoltà respiratorie, lesioni bilaterali ai polmoni». Un rapporto segreto della commissione sanitaria municipale di Wuhan sostiene che «la malattia è prevedibile e controllabile» e finalmente viene informata l'Organizzazione mondiale della sanità, mentre le prime pagine dei giornali italiani sono ancora prese dalla sfida Pd-M5s su reddito di cittadinanza e quota 100. È la prima tappa, quella del primo dicembre 2019, nelle date che hanno segnato i 12 mesi dell'incubo Covid.

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LA PRIMA IN ITALIA
Solo il 21 gennaio, dalle comunicazioni ufficiali dell'Oms, i giornali italiani cominciano a parlare in prima pagina dell'epidemia. «Pechino: il virus può passare da uomo a uomo» scrive il Corriere della sera.

E incalza il Mattino: «È allarme globale». È passato un mese e venti giorni dal primo caso cinese e il mercato di Wuhan nel frattempo è stato chiuso, Li Wenliang è stato convocato dalla polizia e diffidato, l'Oms ha lanciato un primo allerta il 5 gennaio e il 2 gennaio la Cina annuncia di aver identificato il nuovo virus con le pubblicazioni dei ricercatori dell'Università Fudan di Shangai. E finalmente, dopo una missione dell'ufficio cinese dell'Oms, il 21 gennaio parte l'annuncio della trasmissibilità del virus uomo a uomo. La Cina mette in quarantena decine di milioni di persone. E, 10 giorni dopo, il 31 gennaio, i primi casi in Italia: sono due turisti cinesi a Roma, marito e moglie di 67 e 66 anni originari di Wuhan. Sono in vacanza. Vengono ricoverati allo Spallanzani e guariranno. Dopo il ricovero, il governo dichiara lo stato di allerta e chiude i collegamenti aerei tra Italia e Cina. Quel giorno, la Cina informa ufficialmente di aver avuto 7711 casi e 170 morti.


IL PAZIENTE UNO
È il 20 febbraio, quando viene diagnosticato positivo al Covid un trentenne, Mattia Maestri, all'ospedale di Codogno in provincia di Lodi. A catena sono positivi la moglie, 5 sanitari dell'ospedale, 3 ricoverati e alcuni conoscenti dell'uomo. In 24 ore, i casi diventano 36, con persone anche estranee ai contatti del paziente uno. C'è il primo morto in Italia, a Padova: si chiama Adriano Trevisan, 78 anni e tre figli. L'epidemia esplode in Italia. Oltre Codogno e le province di Lodi e Bergamo, aumentano i casi di positivi in Veneto, a Vo'Euganeo.

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I PRIMI CASI CAMPANI
Le regioni in emergenza sono Lombardia, Veneto, Piemonte, Emilia Romagna. Gli ospedali vanno in affanno, le scene delle bare portate su autocarri militari fanno il giro d'Italia. Anche nelle altre regioni si registrano i primi contagi. In Campania, il 27 febbraio risultano positivi una 24enne della provincia di Caserta che era stata a Milano, una 26enne tecnico di laboratorio a Cremona rientrata nel suo paese cilentano di Montano Attilia e un 45enne rientrato da Milano che vive nel quartiere San Carlo a Napoli. Subito dopo, il presidente della Regione, Vincenzo De Luca, fa la sua prima ordinanza e chiude le scuole e le università campane per consentire la sanificazione dei locali. I primi casi sono d'importazione e nascono da rientri dalla Lombardia.


IL LOCKDOWN
Le prime zone rosse in Italia vengono decise dal governo Conte il 23 febbraio. Isolate per due settimane e con rigide restrizioni di chiusure di locali e di attività intere zone della Lombardia e del Veneto. Undici comuni: Bertonico, Casalpusterlengo, Castelgerundo, Castiglione d'Adda, Codogno, Fombio, Maleo, San Fiorani, Somaglia, Terranova dei Passerini in provincia di Lodi; Vo' Euganeo in provincia di Padova. Si muovono anche le Regioni, con ordinanze autonome. In pochi giorni, l'aumento dei casi in Italia supera quello dei Paesi asiatici. E molti Stati interrompono le comunicazioni aeree con l'Italia. È il 10 marzo, quando scatta il lockdown in tutta l'Italia, proprio mentre da Wuhan arrivano notizie di vittoria sul virus, con la chiusura dei 16 ospedali temporanei cittadini. Il giorno dopo, 11 marzo, l'Oms dà il temuto annuncio: l'epidemia di coronavirus è una pandemia, interessa tutto il mondo. In Italia il Dpcm del governo chiude tutte le attività, tranne i negozi alimentari e le farmacie. Divieto di uscire da casa, se non per motivi straordinari o per lavoro documentato. Esplode lo smart working, le aziende non autorizzate sospendono la produzione. È il periodo di «Io resto a casa», mentre esplodono picchi di contagi in provincia di Bergamo e nelle Rsa, le strutture che ospitano anziani.


LA FASE DUE
Le rigide restrizioni generali, con dichiarazioni di aree rosse locali, come fa la Campania in alcune zone, finiscono a maggio. Dal 26 aprile parte la fase due, con riaperture di attività e circolazione tra regioni progressiva fino al 25 maggio. Riaprono le attività, si riprende a circolare, è il via libera alle vacanze estive con assembramenti, viaggi, discoteche aperte e poi chiuse. È la tappa più delicata, che porta alla fase tre con la ripresa dei contagi ora senza più limiti regionali. L'emergenza è ovunque, dopo l'estate senza freni. Ma parte la speranza delle vaccinazioni.

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