Coronavirus Italia, Locatelli avverte: «Mancano ancora dati, riaprire sarà difficilissimo»

Coronavirus Italia, Locatelli avverte: «Mancano ancora dati, riaprire sarà difficilissimo»
di Marco Esposito
Giovedì 9 Aprile 2020, 11:00 - Ultimo agg. 14:01
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Presidente Locatelli, i medici spingono per la prudenza, le imprese e alcuni politici scalpitano. Lei come vede la fase 2?
«Chiudere è stato dolorosissimo - risponde Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore della sanità - ma riaprire sarà difficilissimo».

Eppure necessario.
«C'è un punto fisso e imprescindibile: la salute è una priorità assoluta. Abbiamo già pagato un prezzo altissimo di vite soprattutto in certe aree e tra soggetti anziani e fragili. So che mi ripeto, ma non posso non ricordarlo: abbiamo perduto persone che rappresentano le nostre radici».

Nessuno pensa di tornare in tempi brevi alla vita di prima ma a come costruire una società attiva e in sicurezza.
«C'è consapevolezza della necessità di un recupero di normalità. E dico di più. Sia noi sia il decisore politico avevamo presente dal primo momento l'impatto sulla vita, sulle libertà, sugli affetti... sapevamo cosa voleva dire chiudere e però è stato necessario farlo, così come prorogare i provvedimenti fino al 13 aprile».

E dopo?
«C'è l'esigenza di far ripartire il Paese, valutando a tutto tondo le diverse soluzioni ma qualunque strategia sarà adottata rispetterà l'obbligo imprescindibile della tutela della salute di tutti i residenti in Italia. E per costruire una strategia abbiamo bisogno di informazioni di dettaglio che oggi non abbiamo».

Il sondaggione che state preparando con l'Istat?
«Se vuole lo chiami pure così: sondaggione. È uno studio di sieroprevalenza. In pratica andremo a vedere, con esami effettuati a campione per ottenere una stima su tutta la popolazione italiana, qual è la percentuale di soggetti che ha sviluppato la risposta di anticorpi al Covid. E questo per territori, genere, fasce di età, profili lavorativi».

Quando si parte?
«Ancora pochi giorni, dobbiamo iniziare con il piede giusto. Sarà un esame del sangue dal quale, voglio esser chiaro, non si formula una diagnosi sull'infezione. Serve a capire come e quanto si è diffuso il virus nel Paese. A quel punto anche il tasso di mortalità sarà più chiaro perché la base di contagiati sarà, immaginiamo, molto più ampia».

Anche i decessi da Covid sono molti di più di quelli ufficiali però.
«Lo so bene. Sono di Bergamo e il mio sindaco Gori è stato il primo a segnalare che l'aumento dei morti complessivi superavano di gran lunga quelli registrati ufficialmente, come poi ha certificato l'Istat. Si farà chiarezza anche su questo».

L'Organizzazione mondiale della sanità oggi ha avvertito: scordatevi che ci possa essere la patente di immunizzato.
«Non ho sentito Ranieri Guerra ma non stiamo puntando alla patente. Il virus è completamente nuovo e la copertura potrebbe essere di alcuni mesi. È una storia ahimé da scrivere. Non è come il morbillo che conosciamo da tanto tempo, sappiamo che a volte è letale ma sappiamo anche che l'immunità dura tutta la vita. Lo scopo dello studio è capire quanti italiani sono entrati a contatto con il virus. È esattamente quello che stanno facendo Germania e Olanda».

Quanti italiani saranno coinvolti nel sondaggione, centomila?
«Stiamo mettendo a punto le variabili per uno studio solido, efficace, robusto, che sia molto affidabile e utile a tutti. Il numero sarà alto, direi molte decine di migliaia. L'Istat è fondamentale per definire il campionamento delle persone perché sia rappresentativo dell'intera popolazione. Una volta che si parte, il lavoro va completato in poche settimane».

Ha senso, in una logica di prudenza, estendere la distanza da un metro a un metro e mezzo come in Germania?
«No. Abbiamo sempre detto un metro ed è la misura sufficiente per ridurre la stragrande maggioranza dei contagi. Ma il distanziamento è fondamentale. Vorrei fare tramite il Mattino un'accorata preghiera: avere sempre e comunque comportamenti responsabili e, per Pasqua e Pasquetta, evitare - chiedo scusa per il termine - sbracamenti».

Teme il mancato rispetto delle regole in Campania?
«È diverso. Chiedo ai campani la conferma di quello che si è fatto finora. Voglio dirlo con chiarezza perché è una cosa che non è stata valorizzata a sufficienza. In Campania e nel Centrosud si è realizzato il successo nel contenimento della diffusione epidemica in Italia. Il numero dei decessi in Campania è 221. Cioè in un mese in Campania ci sono stati meno morti di un solo giorno della Lombardia. È un grande successo. Se tutto il Paese avesse dovuto reggere un'ondata come quella del Nord, il sistema sanitario non avrebbe retto».

Gli statunitensi dell'Ihme però martedì hanno lanciato un alert per la Puglia.
«Leggo i nostri dati e quindi non condivido l'allarme. La Puglia è in linea con il resto del Sud. Lazio, Campania e Puglia contano insieme quasi 16 milioni di abitanti e hanno avuto 884 morti. Tanti, sia chiaro. Ma la Lombardia con 10 milioni di abitanti ha contato 9.722 decessi. Oltre dieci volte di più. Ripeto: è un grande successo a oggi. Non dobbiamo rovinare nulla di quanto è stato fatto. Per questo mi sono permesso di fare l'accorata preghiera».

A che punto siamo con la tracciabilità dei positivi?
«Non vorrei che si rincorresse troppo il modello cinese. In Italia dobbiamo puntare sulla medicina domiciliare».

In Campania ristoranti e pizzerie premono per poter riprendere l'attività di consegna a domicilio. È fattibile?
«Non ho una risposta netta. Il principio è tutelare tutte le categorie di lavoratori, ci sarà un pensiero per tutti ma con estrema cautela. Una seconda ondata avrebbe effetti gravissimi».

Ha novità sul test Aifa per il Tocilizumab coordinato dall'Istituto Pascale di Napoli?
«È uno studio in corso. Ha una base razionale solida e valuteremo compiutamente i dati, come si deve fare in medicina. Ritengo però molto importante che questo studio sia stato condotto per capire quando e a chi somministrare il farmaco».

Da bergamasco, con che animo segue gli errori che stanno emergendo nella gestione delle prime fasi dell'epidemia ad Alzano Lombardo?
«Lo dico a chiarissime lettere: ho un ruolo istituzionale come presidente del Consiglio superiore di sanità e questo è il momento di restare uniti e non fare polemiche.

Verrà il tempo per questo tipo di analisi». 

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