Coronavirus Italia, Ippolito predica calma: «La fase due è lontana, sarà un mondo diverso»

Coronavirus Italia, Ippolito predica calma: «La fase due è lontana, sarà un mondo diverso»
di Marco Esposito
Martedì 7 Aprile 2020, 10:00 - Ultimo agg. 13:38
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Professore Ippolito, si inizia a parlare, forse con troppo ottimismo, di fase 2. Lei in qualità di direttore scientifico dello Spallanzani come la vede?
«Tutto il mondo cerca di trovare soluzioni per il ritorno alla normalità, cioè individuare una strategia che riduca il rischio di una nuova ondata dell'epidemia che ci riporterebbe nella situazione drammatica che abbiamo vissuto fino a pochi giorni fa».

Quindi condivide che il peggio è alle spalle?
«Il punto è che non abbiamo informazioni sufficienti. Non sappiamo quale quota della popolazione sia stata effettivamente contagiata, così come non sappiamo la risposta protettiva di chi ha sviluppato gli anticorpi».

Intende dire che chi si è contagiato ed è guarito potrebbe riammalarsi di nuovo?
«Potrebbe avere una copertura solo parziale. Quindi magari tornare ad ammalarsi in modo blando ma nel frattempo diventare contagioso per gli altri. E queste informazioni sono indispensabili per fare previsioni sull'andamento di un'epidemia. Per avere un quadro più chiaro c'è bisogno di settimane, non di giorni».

Si può avere incertezza sulla data per la fine del blocco, ma la strategia va elaborata adesso, non crede?
«Sì. Questo è il momento per provare a disegnare un mondo in cui far convivere il diritto alla salute con la libertà individuale».

Pur con la prudenza sui dati, la flessione nel numero di morti e in quello dei malati in terapia intensiva si può spiegare con gli effetti positivi della sperimentazione del Tocilizumab con il protocollo Aifa coordinato dal Pascale?
«Al momento nessuna delle ipotesi terapeutiche per il trattamento dell'infezione da Covid 19 ha mostrato efficacia. Nessuna. La sperimentazione è in corso e per valutarne l'esito bisogna attendere i dati scientifici. Sul sentito dire non si parla».

A proposito di dati, in Campania, la sua regione, l'età media dei contagiati è decisamente più bassa che altrove e coinvolge tantissimi giovani. Come mai?
«Beh, sono le autorità campane che devono fare le valutazioni con un modello di analisi adeguato. La Campania ha una struttura sociale particolare e i suoi giovani spesso si trovano a lavorare in altre regioni. Potrebbe essere l'effetto dei ritorni da Nord dopo i provvedimenti dell'8 marzo».

È utile l'obbligo di mascherina?
«Sono decisioni per le quali non bastano le parole di un Trump».

Infatti lo chiedo a uno scienziato.
«Il dibattito scientifico è acceso e non si è ancora sopito. Intanto bisogna vedere che tipo di mascherina, in quale contesto utilizzarla e così via. In Giappone per esempio se ne fa un largo uso. La mia posizione è che male non fanno, anche se non c'è la prova dell'efficacia. Però adesso dobbiamo soprattutto averle e quindi produrle e questa può essere un'occasione per la mia Campania».

In che modo?
«Ci sono tante imprese nel settore del tessile. L'azienda si può riconvertire passando dalla produzione di camicie a quelle di mascherine con tessuto a trama fitta, lavabile e quindi riutilizzabile».

Qualcuno lo sta già facendo.
«E poi la Campania è sole, è accoglienza. Bisogna reinventare la stagione turistica».

Finora è stato più che prudente. È così convinto che fra tre mesi si andrà in vacanza?
«L'estate va completamente riprogettata per trovare dei modelli di turismo compatibili con la sicurezza e il distanziamento sociale. Questo è il senso della fase 2. Può darsi che ci sia una sofferenza maggiore per i grandi alberghi e opportunità per i bed&breakfast. Molte cose andranno ripensate. Le persone avranno desiderio di svago ma vorranno farlo in assoluta sicurezza e questo nuovo modo di immaginare il turismo è tutto da progettare».

Immagina un futuro con il coronavirus più che post coronavirus?
«Questa pandemia ci ha insegnato che dobbiamo reingegnerizzare il mondo». 

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