Coronavirus, emergenza senza fine ma nel mondo cresce il caos tra tamponi e raccolta dati

Coronavirus, emergenza senza fine ma nel mondo cresce il caos tra tamponi e raccolta dati
di Maria Pirro
Mercoledì 25 Marzo 2020, 10:00 - Ultimo agg. 13:32
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Ogni Paese fa da sé. Ed è il caos. I dati sui contagi e i morti Covid-19 non sono omogenei, un'indagine epidemiologica più accurata correggerebbe le statistiche internazionali. Confermerebbe non solo la già dimostrata impotenza nel fermare il virus, ma anche i nuovi rischi dovuti alla mancanza di un'azione di insieme per limitare i danni. Il caso Italia, con 300 mila tamponi eseguiti e un tasso di letalità schizzato fino al 9 per cento, è forse il più emblematico, soprattutto se confrontato con lo 0,3 tedesco. Ma malati e lutti si hanno ovunque, aumentano, e non tutti vengono censiti.

 



Interpellato dal «Mattino», lo staff dell'Organizzazione mondiale della sanità spiega che riceve e pubblica i report, ma per avere i dettagli sui criteri adottati, passando dalla teoria alla pratica, occorre rivolgersi ai vari Stati. Anche l'European Centre for disease prevention and control, nel report di ieri, invita alla «cautela» nell'interpretazione perché le politiche adottate per i test sono differenti e questo si può riflettere nell'evoluzione dell'epidemia. Alla raccolta delle informazioni provvedono i singoli sistemi sanitari con metodi diversi, pure tra una regione all'altra. Basta citare il Veneto, che sta estendendo la ricerca sul modello Vo', la Campania che riporta solo i decessi in ospedale nel bollettino giornaliero e la Lombardia in difficoltà persino nel garantire l'assistenza.
 


L'Oms chiede che i casi sospetti o confermati siano segnalati nel giro di 48 ore sulla piattaforma «Covid-19». Indicando cioè i pazienti con problemi respiratori acuti (positivi al tampone o senza altra diagnosi), tracciando i contatti avuti dai contagiati nei due giorni precedenti e nei 14 successivi alla comparsa dei sintomi. Nel report ogni Paese è anche chiamato a indicare il numero di morti (non c'è distinzione tra di o con coronavirus), quanti pazienti sono ricoverati in ospedale, le guarigioni, il totale di tamponi.
 

GERMANIA
Scrupolosa nella raccolta dati, avrebbe individuato il proprio paziente 1, un ragazzo di ritorno dalla settimana bianca sulle Alpi. Inserendo i casi lievi e tante diagnosi tra i giovani, soprattutto nella fase iniziale di circolazione del virus, si spiega in parte il dato sulla mortalità più basso. «Un'altra ragione è la segnalazione nel report solo dei decessi strettamente Covid-19, escludendo quelli collegati a patologie pregresse», spiega Walter Ricciardi, nel consiglio esecutivo Oms rappresentante dell'Italia che invece riporta tutti i casi positivi certificati. Senza trascurare che il Paese è meglio attrezzato: ha 25mila posti letto di terapia intensiva, mentre la Francia ne ha 7000, l'Italia circa 5000, l'Inghilterra 4.000.

GRAN BRETAGNA
Conteggia solo i pazienti più gravi, quelli cioè che chiedono aiuto in ospedale, non i malati con sintomi lievi che restano a casa. Figurarsi se vengono fatti i tamponi post-mortem come in Italia. «Ma anche da noi i casi sono sottostimati», avverte Andrea Crisanti, direttore del laboratorio di microbiologia del Policlinico di Padova, di ritorno l'Imperial College di Londra.

SPAGNA
Registra le cure in ospedale. «Non ci sono ancora i test da fare a casa, per cui non sappiamo quanti siano i casi effettivi», dice Fatima Morales Manin, medico e professore universitario a Siviglia. Inoltre, la rilevazione è affidata alle comunità autonome, ognuna con una propria organizzazione. Effettuati accertamenti post-mortem che hanno spinto le autorità sanitarie anche a retrodatare la diffusione del virus nel Paese. «Occorrono almeno sei mesi per avere un quadro affidabile», aggiunge la professoressa.

STATI UNITI
Il tampone al momento si fa a chi ha i sintomi e va in ospedale, e non post-mortem. I dati sono imperfetti, variano da Stato a Stato. «Non è chiara la distinzione tra i decessi dovuti a pregresse patologie e per coronavirus che può essere fatta solo esaminando le cartelle cliniche», interviene il direttore dell'istituto Sbarro di Filadelfia, Antonio Giordano.

AUSTRALIA
Il tampone viene praticato solo nei centri Covid-19, in ospedale e all'occorrenza i viaggiatori in arrivo vengono tenuti per precauzione in quarantena, ma alcune compagnie aeree ora richiedono il test anche per procedere all'imbarco e lasciare il continente. Per chi non ha la medical care, la terapia ha costi record.

FRANCIA
Il test è effettuato per i casi gravi, in ospedale, ma più della metà delle volte, come si sa, i pazienti sono asintomatici. Gli stessi analisti d'oltralpe al momento giudicano inattendibili i dati sull'incidenza e la diffusione del virus sembra avvenire con 10 giorni di ritardo rispetto all'Italia. «E, senza un'unica cabina di regia, più volte invocata dal nostro Paese, diventa difficile evitare seconde ondate», avvisa Alberto Villani, primario di Malattie infettive del Bambin Gesù ed ex componente Oms.

COREA DEL SUD
Eseguiti oltre 300mila tamponi, anche per sintomi lievi. «Con risultati molto efficaci nel circoscrivere i focolai e controllare l'infezione», afferma Giovanni Maga, virologo del Cnr e direttore dell'Istituto di genetica molecolare di Pavia. E, più di Seul, il primato di test effettuati per numero di abitanti è detenuto dagli Emirati Arabi grazie a un sistema di sorveglianza potenziato dopo l'emergenza Mers.

CINA
«Il dato più attendibile sulla pandemia resta quello della Cina, dove si è sviluppata l'infezione e i test sono stati più capillari.
La mortalità si è attestata al 2 per cento, un parametro che può considerarsi di riferimento per le diverse realtà», certifica Crisanti. Ma resta anche valido l'antico adagio che «prevenire è meglio che curare»: a Singapore non è stato necessario arrivare alla sospensione di tutte le attività. «Per scovare il virus e sconfiggerlo - il monito Oms - serve un massiccio rafforzamento degli strumenti del sistema sanitario, con controlli a tappeto». 

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