Coronavirus, l'infettivologo Le Foche: «Il virus si sta spegnendo. Non è lontano il ritorno alla normalità»

L'infettivologo Le Foche: «Il virus si sta spegnendo. Non è lontano il ritorno alla normalità»
L'infettivologo Le Foche: «Il virus si sta spegnendo. Non è lontano il ritorno alla normalità»
Sabato 16 Maggio 2020, 17:00 - Ultimo agg. 17 Maggio, 12:49
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Il virus si sta spegnendo, tra non molto potremo tornare - se l'andamento del contagio non cambia - alla nostra vita normale. Ne è convinto Francesco Le Foche, primario di immuno-infettivologia al day hospital del Policlinico Umberto I di Roma, che ha parlato ai microfoni di Rai Radio2 nel corso del format “I Lunatici”.

«Un ritorno alla vita più o meno normale? Non è da considerarsi così lontano. Dobbiamo attendere le prossime due settimane - ha affermato - se le cose continuano in questo modo entro le prime due settimane di maggio potremo uscire e riorganizzare la nostra società. Se questo virus si comporterà come dovrebbe e come la storia dei coronavirus ci fa pensare potremmo tornare alla nostra vita sociale. Non credo che dovremmo restringere molto la nostra libertà e la nostra autonomia sociale».

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Il professore è ottimista anche sulle vacanze. 
«Non credo alle vacanze estive fatte fuori dall’Italia, ma credo che in Italia potremo andare in vacanza». E sul vaccino: «Non credo sia così indispensabile tra un anno o un anno e mezzo questo vaccino. Poi, qualora ci fosse questa opportunità, ben venga. Solo le vaccinazioni riescono a far scomparire del tutto i virus dalla faccia della terra. Però se questo virus si comporta come la sars è destinato a scomparire. Essendo questo un coronavirus per l’ottanta per cento identico a quello della sars dovrebbe aver avuto una fase pandemica che adesso si sta spegnendo. Questo virus, come gli altri coronavirus che abbiamo già conosciuto in passato, tende a spegnersi da solo. È così. È risaputo nell’ambito scientifico che i coronavirus tendono a dare delle pandemie e poi piano piano tendono a spegnersi. Soprattutto quando c’è una riduzione della loro entropia sociale. Grazie al lockdown questo virus non potendo contagiare le persone che sono chiuse in casa piano piano non ha più la carica di diffondersi e quindi tende ad autospegnersi, a vivere una sorta di morte programmata. Speriamo che questo avvenga rapidamente e sembrerebbe che i primi caldi possano essere d’aiuto»

 

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