Covid-19, nell'ultimo mese 2,8 milioni di casi e 18 mila morti: «Mai abbassare la guardia»

«Nell'ultimo mese sono stati 2,8 milioni i nuovi casi Covid nel mondo, con 18mila morti. Anche se le varianti virali sono differenti dal boom registrato tra il 2020 e il 2021, il virus ha ancora un forte impatto sulla salute pubblica»

Coppola e Gentile
Coppola e Gentile
Giovedì 27 Aprile 2023, 20:50 - Ultimo agg. 22:15
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«Nell'ultimo mese sono stati 2,8 milioni i nuovi casi Covid nel mondo, con 18mila morti. Anche se le varianti virali sono differenti dal boom registrato tra il 2020 e il 2021, il virus ha ancora un forte impatto sulla salute pubblica e soprattutto sui servizi assistenziali, che faticano a tornare alla piena normalità».

A dirlo sono Ivan Gentile, docente di malattie infettive presso l’Università degli studi di Napoli Federico II, e Nicola Coppola, direttore malattie infettive Università Luigi Vanvitelli, nel corso del convegno Infettivologia all'ombra del Vesuvio, Covid-19 dalla A alla Z.

«Dallo scoppio della pandemia – ha detto Gentile – si sono accumulate conoscenze che vanno condivise, soprattutto per ridurre l'impatto della pandemia sui soggetti fragili. Vanno approfonditi molti aspetti che riguardano l'impatto del virus sulle altre patologie, con screening oncologici e studiando ciò che accade sui pazienti affetti da epatite o da HIV. Inoltre, bisogna valutare che in caso di un nuovo stress-test, il sistema sanitario è fragile, ridotto all'osso, e potrebbe non reggere. Bisogna potenziare e sovradimensionare le strutture. Oggi, poi, deve aprirsi una nuova fase che possiamo denominare Covid 2.0, nella quale vanno abbandonati i reparti ghetto in cui mettere tutti i pazienti positivi, ma tutti i reparti devono avere stanze di isolamento nelle quali gli ammalati vanno indirizzati per maggiore competenza clinica».

«Da tre anni combattiamo contro il Covid-19: abbiamo registrato 700 milioni di casi che hanno causato oltre 7 milioni di morti. Ancora oggi il virus continua a dare problemi – ha aggiunto Coppola – ma adesso lo sguardo deve essere rivolto al presente e anche al futuro, perché questa pandemia non sarà l’ultima, anzi è possibile che i tempi per una nuova pandemia con un impatto simile a Covid saranno molto ridotti».

Per Massimo Andreoni (direttore scientifico SIMIT), ormai «siamo in una situazione di endemia, anche se viene registrato ancora un eccesso di mortalità. Il vaccino sarà un'arma fondamentale, ma serve massima attenzione anche all'antibiotico resistenza, che sarà la vera grande pandemia del futuro. Oggi in Italia muoiono 11mila persone ogni anno e nel 2050 sono previsti 30 milioni di morti per incapacità di reagire ai germi e alle infezioni correlate all'assistenza. Serve un corretto uso degli antibiotici”. Bisogna agire in ottica di one-health – gli fa eco Claudio Maria Mastroianni (presidente nazionale SIMIT) – e tutti gli operatori sanitari vanno coinvolti.

In generale, serve una grande collaborazione in ambito medico, veterinario e ambientale».

«Il 75% delle malattie infettive provengono dal mondo animale – ha affermato Antonio Limone, direttore generale dell'Istituto Zooprofilattico sperimentale del Mezzogiorno – ed è necessario collaborare con i medici, ma anche affrontare i cambiamenti climatici e limitare la diffusione di malattie provenienti da insetti vettori».

«La difesa dei fragili deve essere il nostro imperativo categorico» ha detto Maria Triassi (presidente della scuola medicina e chirurgia della Federico II).

«È importante la collaborazione istituzionale, senza mai abbassare la guardia. Basta guardare all'Australia, dove il virus continua a replicarsi in nuove varianti» ha concluso Ferdinando Russo (direttore generale azienda ospedaliera universitaria Vanvitelli).

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