Covid, cure e antivirali: la corsa per fermare l'avanzata del virus

Covid, cure e antivirali: la corsa per fermare l'avanzata del virus
di Ettore Mautone
Martedì 3 Agosto 2021, 08:00 - Ultimo agg. 21:00
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«Basterebbe accelerare con i vaccini e avere un antivirale efficace per dare scacco e mettere in un angolo Sars-Cov-2 e anche molte sue varianti che oggi ci preoccupano»: così Alessandro Perrella, infettivologo del Cardarelli, sintetizza la strategia migliore per venire a capo delle nuove ondate di Covid-19. Sono sostanzialmente due i gruppi terapeutici sui quali la ricerca sta compiendo passi da gigante: da un lato i farmaci che interferiscono con la replicazione virale e dall'altro quelli che bloccano l'ingresso del virus nella cellula. 

Le cure in fase iniziale sono ormai note dopo aver archiviato la stagione del Paracetamolo e della vigile attesa e oggi si basano soprattutto sull'uso di antinfiammatori. All'esordio dei sintomi si usano il cortisone e farmaci antinfiammatori non steroidi (Ibuprofene) accompagnati da un'adeguata protezione gastrica. C'è chi usa in questa fase anche la colchicina associata anche a un antibiotico per prevenire infezioni batteriche. Protocollo mutuato da quello indicato per il trattamento di pericarditi e miocarditi virali di altra origine. Utili, sempre in fase iniziale anche, i trattamenti con integratori della vitamina C (fino a 2 grammi al giorno), la Bioarginina C, la ferritina liposomiale (spray nasale e in capsule), il resveratrolo e taurisolo, con elevato potere antiossidante e antivirale. L'ematologo napoletano Corrado Perriconi, già componente del Consiglio superiore di Sanità suggerisce il dosaggio quantitativo, con una particolare analisi nel sangue, dei livelli di Linfociti T8: «Serve per capire se il soggetto è in grado di affrontare e neutralizzare in fase iniziale l'infezione e se sia suscettibile e a rischio».

Entro dieci giorni dalla diagnosi, nei soggetti a rischio (diabetici, obesi, oncologici) è autorizzato l'uso di anticorpi monocolonali in grado di legarsi alla proteina Spike del virus, chiave di ingresso per dare il via all'infezione. Un ombrello protettivo passivo simile a quello dei vaccini ma senza immunità. Il limite? È il costo e la difficoltà di reclutamento dei pazienti. Attualmente alcuni sono già in commercio altri in fase finale di sperimentazione. A metà luglio Bamlanivimab con Etesevimab sono stati autorizzati per uno studio di fase 3.

I due anticorpi monoclonali diretti contro spike hanno ottenuto una significativa riduzione della carica virale e di progressione di malattia. Di recente un altro anticorpo antispike, Sotrovimab, ha incassato l'ok del Ministero: un'autorizzazione alla temporanea distribuzione.

Nell'armamentario clinico ci sono poi gli antivirali. Dopo aver sperimentato senza successo alcuni inibitori delle proteasi usati contro l'Aids l'unico sopravvissuto è Remdesivir per pazienti che richiedono il ricovero ospedaliero. Ci sono poi altri due inibitori delle proteasi virali in fase avanzata di sperimentazione utilizzati anche al Cardarelli di Napoli: si tratta di Favipavir e Monlnupinavir. Merck e AstraZeneca stanno pianificando studi clinici in Giappone e le aspettative sono alte. Il rapporto preliminare ha mostrato risultati promettenti. Recentemente sono stati condotti studi in vitro per valutare l'attività antivirale dell'inibitore delle proteasi PF-07321332, che ha dimostrato una potente attività non solo contro l'infezione da Sars-CoV-2, ma anche contro altri coronavirus.

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Evidenze sperimentali e cliniche hanno dimostrato che una parte del danno nelle forme severe e mortali è legato ad un'alterata risposta infiammatoria e abnorme rilascio di sostanze pro-infiammatorie. Tra esse l'interleuchina-6 bloccata dalla cosiddetta terapia Ascierto con Tocilizumab che, ad aprile scorso, ha ricevuto l'ok di Aifa alla rimborsabilità nella polmonite da Covid. «Questo significa avverte Ascierto - che la Commissione tecnico scientifica ha ritenuto idonei i dati disponibili sull'esito del trattamento con il farmaco sui pazienti progressivamente gravi». In pista c'è anche Anakinra. La sperimentazione di efficacia e la sicurezza di Emapalumab, anticorpo monoclonale anti-interferone gamma è in fase finale di valutazione. 

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