Covid, Galli: «Seconde dosi con sieri diversi? Il vaccino non è un bricolage»

Covid, Galli: «Seconde dosi con sieri diversi? Il vaccino non è un bricolage»
di Emilio Fabio Torsello
Lunedì 12 Aprile 2021, 08:58 - Ultimo agg. 13 Aprile, 09:21
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Dalla possibilità di fare una seconda dose di vaccino diversa dalla prima alla necessità di possibili futuri richiami vaccinali, come accade nell'influenza. Per capire quale sia la situazione e le prospettive future sui vaccini, abbiamo parlato con il professor Massimo Galli, responsabile malattie infettive dell'ospedale Sacco di Milano.


Professor Galli, vista la psicosi nata dopo le notizie sui decessi a seguito della prima dose del vaccino AstraZeneca, molte persone si stanno chiedendo se non sia possibile ricevere la seconda dose ma di un altro vaccino.
«Dal punto di vista tecnico è una prospettiva abbastanza orripilante e non ha senso.

Chi non vuole fare la seconda dose del vaccino si tenga la sola prima dose e faccia l'esame anticorpale per vedere se c'è una risposta. Certo non è possibile fare dell'assurdo bricolage con i vaccini. Sostituire la seconda dose con qualche cosa di altro disponibile sul mercato è certamente peggio che fare una dose sola. AstraZeneca è stato progettato per una sola dose poi, con una decisione che stanno ancora pagando, hanno cambiato idea decidendo per le due dosi. C'è un loro lavoro su Lancet che testimonia come la protezione con AstraZeneca sia più che efficace già dopo il conferimento di un'unica dose. Di certo c'è da dire che se sulla prima dose non c'è certezza di una correlazione con gli eventi avversi di cui si è avuta notizia nelle scorse settimane, per la seconda dose ad oggi non c'è notizia di alcuna reazione negativa».


Che idea si è fatto sul vaccino prodotto da AstraZeneca?
«Dico solo che il tasso di decessi è inferiore a quello che abbiamo quando facciamo una tac o un esame radiologico con il liquido di contrasto, dove il rischio di morte è già bassissimo.


È possibile che dopo la prima dose non si siano sviluppati anticorpi?
«Ci sono pazienti non responsivi e solo per questi ultimi si potrebbe valutare di vaccinarli con un altro vaccino. Ma è una ipotesi ben diversa dal cambiare vaccino in corso d'opera e da svolgersi sotto controllo medico. Bisogna anche dire che l'assenza di anticorpi evocati dalla prima dose non significa in assoluto che non sia stata innescata un altro tipo di protezione che dipende dall'immunità cellulare: il corpo potrebbe avere quindi una risposta difensiva indotta anche se non ha un numero significativo di anticorpi. Ma sono tutte dinamiche su cui non c'è certezza».


Chi ha avuto il Covid può limitarsi alla prima dose?
«Per chi ha già avuto il Covid e ha già fatto una dose, quella basta e avanza. Per queste persone aveva poco senso ricevere la prima dose di vaccino e non ha alcun senso ricevere la seconda. Chi ha avuto i sintomi del Covid spesso ha avuto anche una risposta anticorpale più gagliarda. Chi è stato asintomatico spesso ha una risposta anticorpale cosiddetta conservata meno gagliarda però è anche una persona che avuto la capacità di battere il virus senza tanti problemi. Quindi in fin dei conti ma è una mia posizione controcorrente anche per chi è stato asintomatico ha poco senso la vaccinazione».


Sull'AstraZeneca sono state cambiate molte volta le linee guida nella vaccinazione.
«Prima non c'erano abbastanza dati sugli anziani, che sono poi stati forniti dagli studi. Successivamente ci si è accorti di queste trombosi del seno cavernoso accompagnati da piastrinopenia che hanno colpito soprattutto donne con un'età inferiore ai sessant'anni e sulle quali non sappiamo ancora se si tratti con certezza di caso o di causa: su questa base che trovo assai aleatoria alcuni governi hanno deciso di non somministrare il vaccino».


Ci sarà bisogno di una terza dose di vaccino?
«Non parlerei di terza dose ma direi che per i vaccini potrebbe essere necessario un aggiornamento alle caratteristiche dei virus circolanti. Magari non subito ma in un futuro probabilmente sì. Esattamente come ogni anno accade con l'influenza. Per il momento però l'obiettivo è vaccinare più persone possibile, con lo scopo di mettere in sicurezza gli anziani e i deboli. In questo modo riusciremo a non avere più le rianimazioni e gli ospedali pieni e i cimiteri che non sanno più dove mettere i morti».


In Cina ipotizzano di creare mix di vaccini.
«Prima di sperimentare un mix di vaccini bisogna però avere degli studi e gli dati».


Come valuta il vaccino Sputnik russo?
«Lo Sputnik è un buon vaccino. Ma ho l'impressione che la Russia non abbia i mezzi per produrne tutti i vaccini di cui avrebbe bisogno. In questo senso credo che in termini di collaborazione della Russia con i Paesi occidentali in questo senso potrebbe avere una forte utilità. Sulla base di un paio di studi comparsi su Lancet, sembra un vaccino molto promettente, certo poi bisogna vedere i risultati sui grandi numeri».

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