Covid in Italia, Battiston: «Siamo al picco di contagi, avanti tutta coi vaccini o arriveranno nuove varianti»

Covid in Italia, Battiston: «Siamo al picco di contagi, avanti tutta coi vaccini o arriveranno nuove varianti»
di Lorenzo Calò
Giovedì 20 Gennaio 2022, 07:00 - Ultimo agg. 21 Gennaio, 07:29
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Professor Roberto Battiston, ordinario di Fisica all'università di Trento e coordinatore dell'Osservatorio sui dati epidemiologici in collaborazione con Agenas: la quarta ondata ha raggiunto il picco?
«Chiariamo bene che cosa è il picco. Lei lo sa?».

Lo spieghi lei...
«Il picco di un'epidemia è il totale degli infetti nel Paese in un preciso momento. Il picco si raggiunge quando l'Rt è uguale a 1 e quando il numero dei guariti supererà quello dei nuovi infetti, Rt sarà sotto 1. Dunque il picco non riguarda il numero dei nuovi contagi che si registrano giorno per giorno, bensì la relazione tra i nuovi contagi e i guariti. È vero che, per esempio, nelle ultime ore, il numero dei nuovi contagi è superiore ai 190mila ma è anche molto alto il numero dei guariti».

E allora: a che punto siamo?
«In alcune regioni il picco è già stato raggiunto: la Lombardia, per esempio.

In altre, come la Campania, il Piemonte, l'Umbria arriverà tra qualche giorno, probabilmente già il prossimo fine settimana. Sono comunque dati omogenei in tutta Italia, motivo per il quale, secondo le nostre proiezioni, per il picco ormai ci siamo. È questione di giorni».

Dopodiché cosa avverrà?
«Attenzione. Avremo ancora giorni in cui il report dei nuovi contagi mostrerà numeri alti ma la tendenza è quella di un lento, progressivo abbassamento della curva. Insomma, ne avremo tanti in più ma anche tanti in meno. Un dato che, tra l'altro, è riscontrabile anche in altri Paesi europei».

Governo, Regioni e autorità sanitarie si sono a lungo confrontati sull'opportunità di modificare o meno il bollettino quotidiano: nel novero dei nuovi contagi vanno inclusi anche i positivi asintomatici?
«I numeri vanno utilizzati e compresi in maniera opportuna. Negli ultimi tempi sembra essere prevalso l'interesse a conteggiare principalmente i ricoveri in terapia intensiva e nei reparti ordinari. Tuttavia il dato epidemico nel suo insieme resta fondamentale per comprendere in quale direzione sta andando la diffusione del virus perché la corretta analisi di questo scenario è necessaria per comprendere anche quale potrà essere l'impatto sul sistema ospedaliero».

Molti esperti, non solo virologi ed epidemiologi ma anche matematici e statistici ritengono che il numero reale di contagiati sia ben superiore rispetto a quanto dicano le cifre ufficiali...
«Il nostro sistema si basa sui tamponi ma ci sono anche non sintomatici invisibili, persone infette e non tracciate perché magari il tampone non lo fanno. Insomma, è come un gioco di ombre: misuriamo l'ombra per farci un'idea delle dimensioni dell'oggetto».

Oggi abbiamo 2,6 milioni di attualmente positivi in Italia, 9,2 milioni di casi totali dall'inizio della pandemia (marzo 2020). È ipotizzabile che tutta la popolazione vaccinabile italiana, circa 58 milioni, prenda la variante Omicron entro l'estate?
«Se i dati in diminuzione restano costanti mi sembra difficile. Per sostenere uno scenario simile occorrerebbe molto più tempo».

Parliamo di Omicron ma Delta è ancora forte: è d'accordo?
«Considerata la rapida evoluzione del contagio di Omicron, fra circa una settimana sarà possibile capire se la variante Delta è ancora in circolazione e in quale misura: sarà il valore dell'indice Rt a segnalarlo, ma sarebbe in ogni caso necessario fare il sequenziamento in modo sistematico per avere un quadro chiaro».

Combattiamo contro un mostro a due teste?
«Da un lato siamo di fronte a un netto rallentamento del contagio da Omicron: da una settimana i numeri sono in discesa giorno per giorno ma non sappiamo ancora quale sia la frazione di variante Delta, principale responsabile del flusso di terapie intensive e di decessi, che è ancora in circolazione e quale sia il suo contributo a Rt. Gli ultimi dati dell'Iss riferiti ai primi di gennaio la stimano al 20% circa a livello nazionale».

Molti esperti parlano di uno scenario in cui la circolazione del virus sarà endemica...
«La pandemia ha vissuto vari stadi: il virus di Wuhan, i ceppi Alfa e Delta, per certi versi molto simili, poi questo marziano di nome Omicron che sembra avere effetti minori anche se appare in grado di bucare la protezione dei vaccini che comunque si è dimostrata efficace contro la variante Delta la quale è invece molto aggressiva. Aspettiamo che la nebbia di Omicron venga dissolta e avremo un quadro più chiaro».

Lei è ottimista?
«Ricordo che a giugno 2021, in piena campagna vaccinale, il numero dei contagiati in tutta Italia era di 40mila».

Poi, però, a ottobre la situazione cambia: è successo nel 2020 e nel 2021. Molti esperti paventano questo cambio di rotta stagionale anche per il 2022. È d'accordo?
«La situazione autunnale del 2020 è stata disastrosa. Nel 2021, grazie al vaccino, siamo riusciti a reggere contro Delta. Per il 2022 avremo sempre i vaccini, via via più raffinati, e confidiamo in un numero sempre più alto di persone protette. Il vero rischio è connesso alla selezione e alla comparsa di eventuali altre varianti con caratteristiche diverse e per noi sconosciute». 

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