Covid e medici, Anelli: «Scudo così insufficiente, va esteso a tutti i settori»

Covid e medici, Anelli: «Scudo così insufficiente, va esteso a tutti i settori»
di Gigi Di Fiore
Venerdì 2 Aprile 2021, 09:02 - Ultimo agg. 23:35
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Confermato quattro giorni fa all'unanimità, Filippo Anelli, presidente dell'Ordine dei medici di Bari, è per la seconda volta e nei prossimi quattro anni il presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici e degli odontoiatri italiani che raggruppa i 106 presidenti degli Ordini provinciali.


Presidente, vi aspettavate di più sullo scudo penale ai medici impegnati nelle vaccinazioni, previsto nell'ultimo decreto del governo?
«Sì, anche se riconosciamo che si è fatto un passo avanti, dopo le nostre segnalazioni sull'assurdità che, per gli effetti mortali dei vaccini su alcuni pazienti come in Sicilia, si sia ipotizzato la responsabilità anche dei sanitari che avevano eseguito l'inoculazione delle dosi. Le reazioni ai vaccini sono individuali e tutte diverse, non possono essere previste in anticipo. Giusto dunque, almeno su questo, lo scudo penale contenuto nel decreto».


Cosa c'è, allora, che a vostro parere non va nel decreto, per la parte dello scudo penale ai sanitari?
«Pensavamo che, cogliendo l'occasione dei vaccini, lo scudo penale fosse esteso a tutte le attività medico-sanitarie legate alle cure e all'assistenza degli ammalati di Covid. Una richiesta che ci sembra sensata, partendo da alcune riflessioni e analisi reali».


Di che tipo?
«Ci siamo trovati ad affrontare questa drammatica pandemia con un sistema sanitario falcidiato da anni di tagli e ridimensionamenti. Questo ha lasciato i sanitari alle prese con un sistema pieno di carenze e limiti nel quale hanno dovuto affrontare una malattia su cui ancora non si conosce tutto. Pensiamo che non si possano caricare anche sui sanitari eventuali responsabilità penali legate alla cura del Covid».


Avete già illustrato queste osservazioni al governo?
«Certo e devo constatare con piacere l'apertura del ministro della Salute, Roberto Speranza, che ci ha dimostrato disponibilità a porre la questione da noi sollevata in sede di conversione della legge. Occorre un grosso impegno istituzionale di sostegno all'attività dei medici, che nella pandemia hanno avuto 348 morti vittime del Covid per la loro attività.

La maggioranza sono medici di famiglia, su cui c'è una diffusa narrazione negativa che appare immotivata».


Il rischio penale, su cui chiedete copertura al governo, deve prevedere quali attività medico-sanitarie oltre le operazioni di vaccinazione?
«Va esteso all'assistenza intera, considerando ad esempio che ancora oggi in molti reparti di terapia intensiva mancano infermieri e anestesisti. I medici fanno quello che possono, mostrando sempre grande disponibilità e flessibilità. Negli ospedali, specializzati in differenti rami medici hanno dovuto fare i virologi. Nulla da eccepire nell'emergenza, siamo tutti medici, ma almeno che questa disponibilità venga riconosciuta con norme di copertura».


I medici di famiglia sono pronti a somministrare le dosi del vaccino anti Covid?
«C'è stata la concreta disponibilità di 200mila tra medici di famiglia, volontari, dentisti a svolgere questa attività nei centri vaccinali come negli ambulatori privati. Il problema vero è che la macchina si ferma perché mancano le dosi di vaccino».


I medici di famiglia sono obbligati a svolgere questa attività professionale?
«Lo prevedono i contratti, ma i medici vanno messi in condizione di farlo. Non va dimenticato che tra ottobre e dicembre sono stati proprio i medici di famiglia a eseguire la campagna vaccinale anti-influenzale».


È vero che i medici di base comprano da soli le siringhe necessarie al vaccino?
«Sì, mi risulta che a Napoli alcuni colleghi abbiano dovuto comprarne su Amazon non trovandole altrove. Quando ci sono, vengono inviati solo i vaccini, ai medici di famiglia spetta quindi acquistare le siringhe per inocularli».


C'è preoccupazione per eventuali rischi di contagi negli studi privati legati alle vaccinazioni?
«Questa preoccupazione era legata ai tamponi e a una fase differente dall'attuale. Ora tutti i sanitari devono essere vaccinati e si presuppone eseguano le inoculazioni su pazienti non contagiati. Il rischio è quindi quasi inesistente».


Che indicazione darebbe al governo, a nome dei 460mila medici iscritti alla Federazione degli Ordini nazionali?
«Di essere pragmatici. I medici sono pronti a dare il loro apporto nella campagna vaccinale, ma devono essere messi in condizione di farlo. Questo significa avere tutte le dosi di vaccino necessarie».

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