Reinfezione da Covid, lo studio sulle probabilità di riprendere il virus: over 65 più a rischio

Reinfezione da Covid, le probabilità di riprendere il virus: over 65 anni più a rischio
Reinfezione da Covid, le probabilità di riprendere il virus: over 65 anni più a rischio
Giovedì 18 Marzo 2021, 11:37 - Ultimo agg. 16:58
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Secondo uno studio danese, la popolazione over 65 sarebbe quella a maggior rischio di reinfezione da Covid-19. Questa fascia di popolazione avrebbe infatti, a seguito dell'infezione naturale del virus, una protezione del solo 47% dalla possibilità di contrarre il Covid nuovamente. Lo studio, in particolare, ha analizzato la probabilità che le persone che erano state infettate durante la prima ondata di Covid-19 venissero reinfettate durante la seconda ondata: l'infezione naturale offre circa l'80% di protezione contro una seconda infezione, ma per gli over 65 anni, questa percentuale è nettamente inferiore e si attesta attorno al 47%.

La ricerca pubblicata mercoledì su The Lancet, «rafforza l'idea che tutti dovrebbero ottenere il vaccino», ha detto il ricercatore senior in epidemiologia delle infezioni zoonotiche presso l'Università di Copenaghen, Steen Ethelberg. Inoltre lo studio «suggerisce che dovresti stare un po 'attento se hai avuto la malattia, specialmente se sei un cittadino anziano».

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Gli studiosi hanno analizzato un campione di 17.000 persone infettate durante la prima ondata della pandemia di coronavirus da marzo a maggio, di queste solo 72 persone (circa lo 0,7%) sono state reinfettate durante la seconda ondata da settembre a dicembre.

Dati non del tutto negativi dunque, che però mettono in guardia sulla protezione più debole delle persone anziane dal momento che, secondo gli esperti, il loro sistema immunitario non ha una risposta così forte a seguito di un'infezione naturale.

Gli scienziati non sanno ancora esattamente quanto tempo possa durare la protezione dopo una prima infezione, ad oggi stimata intorno ai sei mesi, ma è probabile che essa diminuisca gradualmente nel tempo. Tuttavia gli esperti avvertono che la reinfezione non significhi necessariamente un aggravemento delle condizioni di salute, essendo potenzialmente meno pericolosa della prima, e che le possibilità di reinfettarsi dipendono strettamente anche dalla quantità di virus in circolazione nel dato periodo. 

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L'importanza del vaccino per l'immunità di gregge

I dati raccolti mettono in luce come la vaccinazione, soprattutto per gli anziani, offra probabilmente una protezione migliore rispetto alle infezioni naturali. Il vaccino Pfizer, ad esempio offre una protezione del 97% contro le infezioni sintomatiche e del 94% contro le infezioni asintomatiche in tutti i gruppi di età.

«Un risultato chiave del lavoro sembra essere che questo effetto protettivo era più debole negli anziani, dove i tassi di nuove infezioni sono stati ridotti della metà solo per aver avuto una precedente infezione. Ma abbiamo visto che i vaccini forniscono una protezione molto migliore di questa, anche negli anziani», ha detto David Benkeser, assistente professore di biostatistica e bioinformatica presso la Rollins School of Public Health della Emory University.

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«Questo studio evidenzia che l'immunità naturale non fornisce una protezione completa contro la reinfezione e sottolinea l'importanza di come tutti dovrebbero ricevere il vaccino indipendentemente dalla precedente storia di infezione», ha affermato il dottor John Brownstein, chief innovation officer presso il Boston Children's Hospital e un collaboratore di ABC News.

«Lo studio sostiene la necessità di continuare il lancio aggressivo dei vaccini e, si spera, pone a riposo ogni pensiero che il raggiungimento dell'immunità di gregge attraverso l'infezione naturale come una strategia di salute pubblica praticabile», ha detto il dottor Benkeser. «L'immunità della popolazione può essere in grado di aiutare a breve termine, ma non sarà così robusta o duratura come l'immunità indotta dal vaccino», ha aggiunto il dottor Amesh Adalja dela Johns Hopkins University.

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