Reithera, il paradosso del vaccino italiano: funziona ma la ricerca resta senza fondi

Reithera, il paradosso del vaccino italiano: funziona ma la ricerca resta senza fondi
di Mariagiovanna Capone
Domenica 1 Agosto 2021, 23:03 - Ultimo agg. 3 Agosto, 08:05
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Il vaccino italiano di ReiThera funziona. E pure molto bene osservando i risultati dall’azienda biotech con sede a Castel Romano, nel Lazio. Tre settimane dopo la prima dose è stata osservata una risposta anticorpale in oltre il 93% dei volontari che raggiunge il 99% dopo la seconda somministrazione, senza che siano stati riscontrati seri eventi avversi correlabili. Una notizia che avrebbe dovuto far saltare di gioia, ma che rischia di essere vanificata perché per la Fase 3 occorrono dei finanziamenti che in questo momento sono bloccati. Lo stop arriva dalla Corte dei Conti che crede che ci sia il rischio che i fondi previsti (circa 81 milioni di euro dallo Stato) finiscano non solo nello sviluppo del vaccino anti Covid, ma anche nel rafforzamento patrimoniale della società. Lo studio, iniziato lo scorso 18 marzo in 24 centri clinici distribuiti su tutto il territorio italiano tra cui Cotugno di Napoli, ospedale Sant’Anna e San Sebastiano di Caserta e azienda ospedaliera San Giuseppe Moscati di Avellino, è stato condotto su 917 volontari di cui il 25% di età superiore a 65 anni e/o con condizioni associate a un aumentato rischio di malattia severa in caso di infezione da Sars-CoV-2

Tra loro anche lo scrittore ed ex magistrato Gianrico Carofiglio.

Ora, però, la Fase 3 rischia di non poter partire ma arriva una proposta dal Messico: ci sarebbero discussioni in corso con il ministero degli Esteri messicano per portare lì la fase finale delle sperimentazioni, a patto però di trovare i fondi necessari. Per la Fase tre occorrerebbero tra 5mila e 10mila volontari, mentre i costi si aggirano sui 60 milioni di euro. 

Doveva essere la risposta italiana alle multinazionali. Una soluzione che avrebbe portato a una indipendenza vaccinale che con una capacità produttiva di quasi 10 milioni di dosi al mese, da settembre avrebbe dovuto garantire 100 milioni di dosi in un anno. E invece il vaccino ReiThera è stato bloccato da vari problemi e ora è fermo senza possibilità di una svolta. A maggio infatti la Corte dei Conti comunica di non aver registrato il decreto per la produzione del vaccino ReiThera, bloccando di fatto i finanziamenti previsti da Invitalia, l’Agenzia nazionale degli investimenti. In una nota dello scorso 11 maggio i giudici contabili hanno fatto sapere che «la Sezione centrale ha deliberato di ricusare il visto sul decreto» relativo all’Accordo di sviluppo industriale sottoscritto il 17 febbraio 2021, tra Mise, Invitalia e la ReiThera, «l’atto non è stato, quindi, ammesso a registrazione». L’ufficio contabile «ritenendo che le risposte fornite dall’Amministrazione non fossero idonee a superare le osservazioni formulate nel rilievo, ha deferito la questione all’esame del Collegio della Sezione centrale controllo di legittimità». 

Il contratto prevedeva un piano di investimento produttivo per potenziare lo stabilimento di Castel Romano e un progetto di ricerca industriale e sviluppo sperimentale per completare la sperimentazione clinica (di Fase 2 e 3) del vaccino contro il Covid-19. Un sostegno alla ricerca da parte dello Stato che nelle intenzioni iniziali doveva garantire l’autonomia del nostro Paese sul fronte delle forniture delle fiale anti-coronavirus. Si trattava di un finanziamento di massimo 50 milioni di euro, su un totale di 80 milioni previsti nel Decreto Rilancio, di cui 41 milioni a fondo perduto e il resto come finanziamento a fondo agevolato. La decisione presa dalla Corte dei Conti, ha messo in una situazione di stallo ReiThera che dopo due mesi ha iniziato a guardarsi intorno, al Messico in particolare. Anche se il ministro dello sviluppo economico Giorgetti continua a credere di trovare una soluzione.

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Reithera funziona con un vettore virale, come quello AstraZeneca e Johnson & Johnson, ma il vaccino italiano viene trasferito nelle cellule da un adenovirus di gorilla. I risultati dopo le prime cinque settimane dall’inizio della vaccinazione confermano quanto già osservato nella Fase 1: il vaccino è ben tollerato alla prima somministrazione e ancor meglio tollerato alla seconda. Gli eventi avversi, per la maggior parte di grado lieve o moderato e di breve durata, sono principalmente riferibili a dolore e tensione al sito di iniezione, senso di affaticamento, dolori muscolari e mal di testa. Invece, non si sono registrati eventi avversi seri correlabili al vaccino.

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