Covid, dalla prima alla quarta ondata: stessi sintomi, i vaccini fanno la differenza

Covid, dalla prima alla quarta ondata: stessi sintomi, i vaccini fanno la differenza
di Lorenzo Calò
Martedì 16 Novembre 2021, 07:00 - Ultimo agg. 17 Novembre, 08:24
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Evidenze cliniche molto simili nei pazienti ricoverati (vaccinati e non vaccinati) sia nell'ultima ondata che in quelle precedenti; la variabile «stagionale», quest'anno - come l'anno scorso - sta contribuendo a far innalzare il numero dei contagi: è un dato fisiologico. Sono questi i primi due punti di contatto tra l'ormai evidente quarta ondata e quelle precedenti, in particolare la seconda (ottobre-dicembre 2020) e la terza (marzo-aprile 2021). Per tutto il resto c'è la barriera vaccinale che ha costituito e costituisce un robusto argine alla circolazione del virus, argine che, esattamente un anno fa, ancora non c'era. 

I contagi continuano a salire nelle ultime settimane. La quarta ondata in Italia, anche se meno potente di altri Paesi europei grazie all'alto tasso di vaccinazione (siamo alla media dell'84,2% di over 12 immunizzati), ha portato di nuovo il numero degli attualmente positivi al Covid sopra la soglia dei 120mila. «L'incidenza dei contagi è quattro volte superiore per i non vaccinati - evidenzia il professor Donato Greco, epidemiologo e componente del Cts - dunque, i rischi di ricovero e decesso sono maggiori per chi non si è vaccinato». «L'altra grande differenza rispetto alle precedenti ondate sarà data dalla disponibilità di un antivirale per il quale negli Usa la Fda ha autorizzato l'immissione rapida per motivi emergenziali mentre in Europa, Esa prima e Aifa poi, prenderanno in esame il dossier nelle prossime settimane», sottolinea Alessandro Perrella, infettivologo del Cardarelli e dell'Unità di crisi della Regione Campania. Il riferimento è al molnupiravir, un anti-virale orale che riduce la capacità del Sars-CoV-2 (il virus che provoca il Covid-19) di moltiplicarsi nell'organismo, aumentando il numero di mutazioni del materiale genetico (Rna) del virus, in modo da renderlo incapace di replicarsi. L'utilità di questo farmaco, una volta approvato, è che non interferisce con altri trattamenti ed è ben tollerato dal punto di vista epatico. I test attualmente descrivono un'ampia efficacia nella popolazione over 18. Altra differenza evidente di questa quarta ondata rispetto alle precedenti è data dalla natura stessa del virus che circola, determinata dalla cosiddetta variante Delta. «Ormai sappiamo che la Delta non è più grave rispetto alle altre mutazioni ma si diffonde più rapidamente - osserva il professor Rodolfo Punzi, primario della divisione Malattie infettive del Cotugno - Le differenze sono anche nei numeri: +45% dei casi in una settimana; +15% dei ricoveri in terapia intensiva; +13% in regime ordinario.

Ma rispetto a un anno fa sono i vaccini a costituire una barriera importante sul carico ospedaliero. E fin quando questo parametro sarà sotto controllo, saremo in grado di gestire anche le situazioni più critiche». 

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Rispetto a un anno fa una prima analogia è certamente data dalla stagionalità che aumenta il margine di suscettibilità all'infezione. Ecco perché la curva dei casi sta salendo in maniera costante e, molto probabilmente, continuerà a salire nelle prossime settimane. «Questa è la fase peggiore, ma a fronte delle proiezioni e dei dati statistici abbiamo il vaccino che ci protegge e abbiamo i farmaci: i più importanti sono i monoclonali - ha sottolineato il presidente dell'Aifa Giorgio Palù - Ne compreremo anche altri, perché sono pillole che si prendono tranquillamente a casa. Non sono per nulla pessimista». Palù ha anche anticipato che la decisione dell'Ema sul vaccino Covid per i bambini della fascia 5-11 anni «arriverà il al 29 novembre. La variante Delta ha cambiato i parametri biologici del virus, è più contagioso e l'incubazione scende da 5 a 2 giorni. Infetta anche i bambini, che magari non si ammaleranno tanto». Anche per quello che riguarda i sintomi non ci sono differenze evidenti; semmai si è registrato un costante abbassamento delle soglie precauzionali nella popolazione, quasi a voler far passare in secondo piano la necessità di rispettare alcune precauzioni-base pressoché irrinunciabili: uso della mascherina, distanziamento, igienizzazione delle mani. Da questo punto di vista non c'è differenza di comportamento fra prima, seconda, terza e quarta ondata. Una riflessione a parte merita l'atteggiamento dei no vax che incide sulla diffusione dei contagi (secondo l'ultimo report del commissario Figliuolo i non vaccinati in Italia sono 6,8 milioni) ma non ne è certamente l'unica causa. Ci sono anche molti vaccinati irresponsabili e/o superficiali ai quali va ricordato che il vaccino è sì uno scudo (che sarà rafforzato dalla terza dose) ma non costituisce una corazza imperforabile. L'ultimo dato è quello che gli statistici chiamano «effetto paradosso»: dal momento in cui le vaccinazioni nella popolazione raggiungono alti livelli di copertura, si verifica una condizione per cui il numero assoluto di infezioni, ospedalizzazioni e decessi può essere simile o superiore tra vaccinati e non vaccinati, per via della progressiva diminuzione nel numero di questi ultimi.

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