«Ambulatori, stop per Covid disastroso: così non si previene il cancro»

«Ambulatori, stop per Covid disastroso: così non si previene il cancro»
di Gigi Di Fiore
Domenica 9 Gennaio 2022, 08:23 - Ultimo agg. 10:46
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È un preoccupato allarme, sulla sospensione che da domani colpirà tutte le attività medico-chirurgiche ordinarie per decisione dell'Unità di crisi della Regione Campania. Un allarme che lancia, in una lettera aperta diretta al presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca, il professore Ludovico Docimo, docente di medicina e chirurgia all'Università della Campania Luigi Vanvitelli e presidente del collegio dei professori ordinari di chirurgia generale degli atenei italiani.

Professore Docimo, non ci sta alla sospensione delle attività assistenziali negli ospedali pubblici, legati alla nuova recrudescenza della pandemia?
«Sì, è una sospensione che provocherà effetti disastrosi.

Parlano i dati del precedente stop deciso in questi mesi di pandemia che, limitando l'assistenza ai casi urgenti e salva vita, ha di fatto colpito la fondamentale attività di prevenzione medica».

Che effetti ha avuto il precedente stop?
«In Italia, nel 2020 abbiamo registrato rispetto all'anno precedente 400mila mammografie in meno che ha significato almeno duemila casi di tumore non diagnosticati. Gli interventi in fase iniziale di tumore sono diminuiti al 25 per cento per il cancro alla mammella, e del 35 per cento nei tumori al colon».

Si ferma l'attività sanitaria nelle strutture pubbliche, privilegiando l'assistenza dei contagiati dal Covid?
«Proprio così e viene meno l'attività di screening che, per le patologie tumorali, è fondamentale. La precedente sospensione ha determinato in Campania la diminuzione del 44,3 per cento degli screening mammografici pari a 121.109 mammografie non effettuate. I dati dello screening colorettale, sempre in Campania, parlano di 65,5 per cento di colonscopie in meno pari a 176.259 accertamenti non eseguiti».

La sospensione delle attività di prevenzione può portare a rischi sanitari per alcuni pazienti?
«Sì, diagnosticare un tumore nella fase iniziale con immediato intervento chirurgico porta alla guarigione, che è più difficile se la diagnosi arriva in fase avanzata. Paradossalmente, i Policlinici, che non hanno pronto soccorso, si bloccano lasciando inattive intere professionalità. E non mi risulta che tutte le Regioni abbiano deciso questa sospensione».

Non è una scelta comune a tutte le Regioni italiane, stavolta?
«No. Mi risulta che la Sardegna, o le Marche, ad esempio, non hanno deciso la sospensione delle attività ordinarie. Nei Policlinici, dove si perfezionano le specializzazioni, si fermano le attività formative che non potranno essere recuperate. Avremo specializzati che non hanno potuto formarsi realmente. Ma è il diritto alla salute generale che viene pregiudicato».

Come mai, se sono assicurate le attività urgenti e oncologiche nel provvedimento regionale?
«Faccio un esempio. Se ho dei calcoli alla cistifellea e devo operarmi, non potrò farlo perché il mio intervento non è urgente. Il rinvio, però, potrebbe causarmi come conseguenza una pancreatite che è invece pericolosa. Un esempio su come la prevenzione e l'attività ordinaria siano fondamentali. Ma potrei fare altri esempi come la cataratta per gli oculisti. Si crea una sperequazione tra pazienti».

In che senso?
«Chi ha soldi può sempre fare i suoi screening diagnostici e farsi operare nelle strutture private. Il blocco riguarda le strutture pubbliche e chi non ha mezzi resta senza assistenza ordinaria. Nei Policlinici abbiamo previsto un reparto Covid, ma pensavamo di poter comunque proseguire le altre attività ordinarie».

Perché ha indirizzato la sua lettera aperta al presidente De Luca?
«Perché ho sempre apprezzato il decisionismo e l'operatività del presidente De Luca fuori dal coro. Lo invito a riflettere sulle conseguenze della decisione di sospendere le attività sanitarie pubbliche ordinarie. La possibilità di eseguire interventi non differibili e urgenti da pronto soccorso paralizza i Policlinici. Di fatto, lo stop porta a trascurare i pazienti potenzialmente oncologici, o chi ha sintomi di patologie a rischio costretto a rinviarne la verifica».

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