Covid, ecco dove aumentano le terapie intensive e i ricoveri

Covid, posti letto nelle terapie intensive e nei reparti ordinari in salita
Covid, posti letto nelle terapie intensive e nei reparti ordinari in salita
Lunedì 26 Luglio 2021, 11:59 - Ultimo agg. 13:16
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Cresce il numero dei posti letto occupati nei reparti ospedalieri di area non critica. Si tratta di persone ricoverate perché hanno contratto il Covid

Lo riporta l'agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali. Dopo settimane di calo seguite da stabilità, per la prima volta mostra un aumento dell'1%, a livello nazionale, la percentuale di posti letto in reparto occupati da pazienti Covid. Raggiunge infatti il 3%, quota molto bassa rispetto ai picchi dei mesi passati ma che rispecchia l'aumento dei contagi dei giorni scorsi. È quanto mostra il monitoraggio dell'Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, aggiornato al 25 luglio. Resta ancora stabile dai primi di luglio, e pari al 2%, il numero di posti letto nelle terapie intensive occupato da pazienti Covid.

La situazione in Italia 

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Nel Lazio la saturazione dei reparti ospedalieri è ferma al 3%: 1% in più rispetto alla media nazionale per quanto riguarda le terapie intensive e in linea con la media nazionale (3%) per quanto riguarda l'occupazione dei reparti di area non critica.

Sono Sardegna e Sicilia le due regioni che vedono la maggiore crescita della percentuale di occupazione di terapie intensive da parte di pazienti Covid, entrambe arrivate al 5% in pochi giorni a fronte di una media nazionale del 2%.

Mentre Calabria, Campania e Sicilia, rispettivamente con il 6%, il 5% e il 7% sono le regioni che hanno una percentuale maggiore di posti letto in reparto occupati da pazienti Covid, a fronte di una media nazionale del 3%. A evidenziare come le strutture ospedaliere del Sud Italia vedano crescere più velocemente le percentuali, è il monitoraggio dell'Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali.

Per quanto riguarda il tasso di occupazione dei posti letto da parte di persone contagiate dal Sars-Cov-2 nei reparti di Malattie infettive, Medicina interna e Pneumologia, la soglia di allerta è fissata al 40%, percentuale oltre la quale diventa molto difficile gestire i pazienti ricoverati per altre patologie. Attualmente nessuna regione del Centro-Nord supera la media nazionale del 3%. Questa, nel dettaglio, la situazione: Abruzzo (2%), Basilicata (4%), Calabria (6%), Campania (5%), Emilia Romagna (2%), Friuli Venezia Giulia (1%), Lazio (3%), Liguria (2%), Lombardia (2%), Marche (2%), Molise (1%), Bolzano (1%), Trento (1%), Piemonte (1%), Puglia (3%), Sardegna (3%), Sicilia (passata dal 5% al 7% in 3 giorni), Toscana (2%), Umbria (2%), Valle d'Aosta (0%) e Veneto (1%). Per quanto riguarda le terapie intensive, l'allerta scatta quanto il tasso di occupazione da parte di pazienti Covid supera il 30%. Sono due regioni del Sud, Sicilia e Sardegna, le uniche che arrivano a quota 5%. Questa è la situazione nel dettaglio: Abruzzo (0%), Basilicata (0%), Calabria (2%), Campania (2%), Emilia Romagna (1%), Friuli Venezia Giulia (1%), Lazio (3%), Liguria (3%), Lombardia (2%), Marche (1%), Molise (0%), Bolzano (0%), Trento (0%), Piemonte (0%), Puglia (2%), Sardegna (passata dal 2 al 5% in 3 giorni), Sicilia (passata dal 3% al 5% in 2 giorni), Toscana (3%), Umbria (2%), Valle d'Aosta (0%) e Veneto (2%). A fine marzo, le terapie intensive Covid erano al 41% e i ricoveri al 44%. Da allora, grazie all'accelerazione della campagna vaccinale, è iniziata una continua discesa, che vede ora qualche incertezza.

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