Sono decine di migliaia, ogni giorno, le persone che si presentano ai centri vaccinali delle Asl: visti i numeri dell’attuale ondata epidemica, mediata dalla contagiosissima variante Omicron (quasi il 2% degli italiani si sono contagiati in una sola settimana e in questo momento quasi 2.324.000 italiani sono positivi al Covid, 1 ogni 26 cittadini) è statisticamente certo che tra coloro che si recano ogni giorno in un centro vaccinale si annidi un esercito di asintomatici, magari contatti stretti di altri positivi in corso di accertamento e di positivizzazione. Cosa accade dunque in questi casi? Proviamo a dare una risposta con l’aiuto di tre esperti: Alessandro Perrella, infettivologo dell’azienda ospedaliera Cardarelli, Luigi Atripaldi, primario di Microbiologia e del laboratorio di analisi del Monaldi-Cotugno e Fiorentino Fraganza, rianimatore, fino a pochi mesi a fa a capo della terapia intensiva del Cotugno.
Cosa succede se faccio il vaccino, anche la terza dose, mentre sono positivo?
Non esiste una letteratura scientifica consolidata al riguardo e anche le indicazioni del ministero della Salute, che vietano ai positivi di recarsi in un centro vaccinale (viene chiesto durante l’anamnesi e se si ha il sospetto si rimanda la inoculazione) sono volte soprattutto a tutelare gli altri cittadini presenti nei luoghi in cui si effettuano le punture oltre che a rispettare un principio di cautela. Cosa dice la scienza medica sulle vaccinazioni effettuate quando si è positivi a un virus? Non succede nulla di particolare se non una possibile iperstimolazione immunitaria che genera un’ulteriore produzione di anticorpi.
Cosa comporta questa iper stimolazione?
Le osservazioni cliniche partono da quello che si verifica quando un vaccinato incontra Sars-Cov-2. I titoli di anticorpi in questi casi salgono in maniera consistente come verificato sul personale sanitario vaccinato e sottoposto a controlli periodici. Mentre nella maggior parte degli individui vaccinati a partire dal primo mese e fino al quarto o quinto mese successivo alla vaccinazione, i titoli di anticorpi vanno gradualmente calando (da cui l’esigenza di effettuare la terza dose booster) nei sanitari che sono continuamente esposti a un maggior rischio di contagio si osserva che i titoli antivirali risalgono più volte nel corso dei mesi. È il segno di un ripetuto contatto col virus. La sovrapposizione del vaccino a un contagio funziona da ulteriore booster che da un lato fa aumentare i titoli di anticorpi e dall’altro può contribuire a consolidare la memoria immunitaria.
Esiste il rischio di sintoi più evidenti in chi si sottoponga al vaccino da positivo?
Non ci sono studi al riguardo. Verosimilmente ci possono essere effetti da iperattivazione soggettivi inerenti alla risposta individuale. È verosimile che i tipici blandi effetti collaterali che si incontrano nel post vaccino, come dolore nella sede di inoculazione, febbre, dolori e malessere per alcuni giorni, siano un po’ più intensi. Per questo se si è a conoscenza della propria positività è meglio evitare. I sintomi eventuali vanno controllati con i comuni antinfiammatori e una protezione gastrica ma senza usare il cortisone che inficerebbe la risposta immunitaria. Il tutto sotto la valutazione del medico che va sempre informato. Nella quasi totalità dei casi sono segni passeggeri e durano un paio di giorni.
Cosa fare quando si ha il sospetto che la vaccinazione sia stata effettuata mentre si era positivi?
Bisogna restare a riposo e osservare per un paio di settimane particolari cautele in quanto tutto il sistema immunitario è concentrato a sviluppare l’immunità anticovid ed eventuali altri aggressori, virus e batteri, potrebbero avere vita più facile. Questa cautela vale per tutti coloro che si vaccinano. La sorveglianza è distratta da altri compiti e può farsi trovare con le difese abbassate. In sintesi, i 14 giorni indicati dopo la vaccinazione in cui non si è ancora immunizzati dopo un vaccino sono quelli in cui l’organismo è più scoperto anche contro ogni altro aggressore.
È utile fare un tampone rapido o molecolare prima del vaccino?
È consigliabile ma non obbligatorio né indispensabile. La scelta va consigliata dal medico in base ai rischi di contatto con positivi e alle patologie preesistenti. Viceversa un controllo sierologico dei titoli anticorpali del sangue con cui distinguere anticorpi di fase acuta e anticorpi di avvenuta infezione non è dirimente ma può essere utile per le persone fragili, oncologici e altre persone più vulnerabili a distanza di tre settimane dalla vaccinazione. Nelle persone fragili è utile anche lo studio e tipizzazione linfocitaria per valutare l’assetto del proprio sistema immunitario.
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