Vaccinazione globale, il piano va a rilento: dosi a quattro su 10

Vaccinazione globale, il piano va a rilento: dosi a quattro su 10
di Erminia Voccia
Domenica 10 Ottobre 2021, 08:42 - Ultimo agg. 11 Ottobre, 07:03
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Meno della metà della popolazione mondiale, poco sopra il 46%, ha ricevuto almeno la prima dose di vaccino anti Covid. Fino ad oggi a livello mondiale, le dosi di vaccino somministrate sono state 6,46 miliardi e quasi 23 milioni di fiale vengono inoculate ogni giorno. Purtroppo, i dati relativi ai Paesi più poveri sono ancora infelici: appena il 2,5% della popolazione delle nazioni a basso reddito ha ricevuto la prima dose. L'Africa combatte ancora la propria lenta guerra al virus, la percentuale di persone con due dosi è sotto al 5%. Dati che è impossibile non collegare in qualche modo al fallimento del programma Covax. Un'iniziativa molto ambiziosa che in molti casi ha permesso di fare la differenza tra la vita e la morte.

Ma Covax è riuscita a fare poco rispetto alle promesse iniziali, mancando di raggiungere l'obbiettivo prioritario del programma: 2 miliardi di dosi somministrate entro dicembre 2021.

Per questa ragione, il segretario delle Nazioni Unite, António Guterres, ha chiesto 8 miliardi di dollari per supportare e finanziare le campagne vaccinali e arrivare al 40% di cittadini vaccinati in ogni Paese del mondo entro la fine di quest'anno. La speranza dell'Oms è arrivare al 70% di popolazione vaccinata a livello globale entro la prima metà del 2022.

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In Romania la situazione è stata definita catastrofica dal presidente Klaus Iohannis. Mercoledì 6 ottobre scorso il Paese ha toccato il record di 330 morti e in 24 ore e 15mila nuove infezioni, i dati più gravi dall'inizio dell'emergenza sanitaria. La maggior parte di queste morti ha riguardato pazienti malati di Covid e non vaccinati o, in alcuni casi, persone vaccinate ma molto anziane e fragili per le quali non era stato trovato posto nei reparti di terapia intensiva. Non è certo un caso che la Romania sia al penultimo posto in Europa per tasso di immunizzazione. In Russia negli ultimi giorni sono stati rilevati nuovi record negativi. Nelle ultime 24 ore sono stati registrati 968 decessi, il massimo in un giorno. Lo riporta la Tass citando il centro operativo nazionale anti-coronavirus. Stando ai dati del centro, lo stesso giorno i nuovi casi accertati di Covid sono stati più di 29mila, il numero più alto in un giorno dal 24 dicembre scorso. Più di 49mila persone sono morte in Russia ad agosto per aver contratto la malattia di Covid.

Ma è stato luglio il mese peggiore, con oltre 51mila decessi. Secondo le autorità, la terza ondata di coronavirus, che ha raggiunto il picco proprio lo scorso luglio, è stata causata dall'arrivo della variante Delta in un Paese in cui il tasso di vaccinazione era ancora troppo basso. Dall'inizio della pandemia e fino allo scorso 8 ottobre, in Russia i decessi per Covid sono stati 418,000, riferisce l'agenzia Reuters. In base a un nuovo calcolo ancora dell'agenzia Reuters, il numero di decessi registrati tra aprile 2020 e agosto 2021 in Russia eccederebbe di 575mila il numero di morti registrate in media tra il 2015 e il 2019. L'Oms ha approvato i vaccini di Pfizer-BioNTech, AstraZeneca, Johnson & Johnson, Moderna, Sinovac e Sinopharm, ma nessuna decisione è ancora stata presa riguardo il vaccino Sputnik V.

Gli Stati Uniti, dopo lo sprint della campagna vaccinale nella scorsa primavera, a fine settembre sono scivolati all'ultima posizione tra i Paesi più industrializzati del mondo per tasso di immunizzazione. Gli Usa si collocano di gran lunga dietro al Canada, che guida il gruppo dei G7 e dove tre quarti della popolazione ha ricevuto anche la seconda dose. Gli Stati Uniti d'America sono stati raggiunti e superati anche dal Giappone, dove invece questa estate si temeva per lo svolgimento dei Giochi di Tokyo 2020 a causa del basso tasso di vaccinazione nazionale. Adesso, in Giappone la percentuale di cittadini completamente immunizzati è di oltre il 63%, contro il 55% circa degli Usa. Tra il 24 luglio e il 9 settembre, la percentuale di persone totalmente immunizzate negli Stati Uniti è crescita appena del 4%, nello stesso periodo in Giappone è crescita del 25%, riferisce il New York Times. Se alcuni mesi fa la regione dell'Asia Pacifico era in ritardo rispetto a Europa e Stati Uniti, ora quei ritardi in molte zone sono stati risolti e si spera in un ritorno alla normalità nelle regioni segnate da ripetuti lockdown e restrizioni continue.

In Asia, al contrario di quanto abbiamo visto in Occidente, sono mancati i movimenti cosiddetti No vax e i cittadini, accettando di buon grado i vaccini, hanno seguito il consiglio dei governi facendo la cosa giusta per se stessi e per la comunità. In Corea del Sud quando le autorità hanno reso disponibile la prenotazione del vaccino alla categoria dei 50enni, in 10 milioni hanno preso d'assalto il sito per l'iscrizione, mettendo temporaneamente fuori uso il sistema. Sebbene, la spinta a vaccinarsi nelle Filippine e in Indonesia, ad esempio, è dipesa in alcuni casi dalla prospettiva di perdere il lavoro e dall'impossibilità di accedere a una qualche forma di assistenza sociale.

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