Covid, vaccini Johnson&Johnson: la dose bis è sempre necessaria?

Covid, vaccini Johnson&Johnson: la dose bis è sempre necessaria?
di Lorenzo Calò
Giovedì 28 Ottobre 2021, 23:34 - Ultimo agg. 30 Ottobre, 07:22
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Ci sarà la dose aggiuntiva (tecnicamente non si può parlare di richiamo) per i vaccinati con monodose Janssen (Johnson&Johnson)? Quasi certamente sì e presto arriveranno più precise indicazioni al riguardo. Il dossier da ieri è al vaglio dell’Aifa il cui orientamento è quello di prevedere una dose aggiuntiva per i soggetti vaccinati con farmaco J&J a tre mesi di distanza dalla inoculazione. Ma conosciamo meglio questo tipo di vaccino che in Italia è entrato solo in maniera marginale nella campagna nazionale di immunizzazione. 

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Qual è il principio del vaccino Johnson&Johnson?

Il vaccino J&J è un vaccino «tradizionale», sfrutta cioè un vettore virale (adenovirus) per indurre nell’organismo la risposta immunitaria.

Il farmaco è stato concepito come «one shot», cioè in un’unica dose ed è stato largamente utilizzato negli Usa.

Qual è la sua efficacia? 

Studi della casa produttrice validati dalle autorità regolatorie americana ed europea attestano un tasso di efficacia nelle forme gravi fino al 77-79% dopo 14 giorni dalla somministrazione e all’85-89% dopo 28 giorni dalla somministrazione.

Quanti sono i vaccinati in Italia con J&J? 

Con i dati aggiornati alle 17.17 del 28 ottobre i vaccinati in Italia con monodose J&J sono 1.490.761 (2,52% della popolazione) su una fornitura di 1.845.001 dosi (dunque utilizzato l’81% della base disponibile). Il vaccino Janssen viene somministrato, in unica dose, a partire dai 18 anni di età. Con una circolare del 21 aprile 2021 il ministero della Salute raccomanda però un uso preferenziale del vaccino nelle persone di età superiore ai 60 anni.

Perché si sta parlando di dose agggiuntiva anche per J&J? 

La crescita, sebbene leggera ma costante, di nuove positività al Covid 19 è all’esame del ministero della Salute e dell’Aifa che oggi valuteranno se prevedere e in quali forme, una dose aggiuntiva per quelle persone che in Italia sono state vaccinate con J&J, per rafforarne la protezione. Proprio la situazione di chi ha ricevuto il vaccino monodose a vettore virale è all’esame della Commissione tecnico-consultiva dell’Aifa, che ne ha iniziato la discussione nella riunione di ieri. A sollecitare un parere è stato il ministero della Salute. L’orientamento, in via ufficiosa, è quello di concedere il via libera a una dose aggiuntiva a distanza di tre mesi dalla inoculazione.

Ci sono rischi per una dose aggiuntiva? 

La comunità scientifica è unanimemente d’accordo nel ritenere che non ci sia alcun rischio. Tra le ipotesi la possibilità che per la nuova inoculazione venga utilizzato un vaccino a mRna, Pfizer o Moderna per un tipo di protezione «eterologa». La somministrazione non deve essere considerata come un richiamo, poiché l’immunizzante J&J è monodose e per una nuova somministrazione non sarebbe necessario aspettare che sia trascorso il periodo di sei mesi. 

Come potrebbe essere somministrata la dose aggiuntiva? 

Il ministero della Salute è già pronto a recepire la possibile novità con una nuova circolare con la quale verrebbe autorizzato un richiamo con Pfizer o Moderna anche per chi ha ricevuto il monodose di J&J, esattamente come già previsto ad oggi per i fragili dalla circolare dello scorso 14 settembre. Pertanto, i destinatari del vaccino Johnson & Johsnon di età pari o superiore a 18 anni possono ricevere una singola dose di richiamo del vaccino Janssen, oppure possono ricevere il vaccino Moderna (mezza dose) o il vaccino Pfizer almeno 3 mesi dopo aver ricevuto la loro vaccinazione primaria con il vaccino Janssen. In questo caso le persone che hanno ricevuto la prima dose di J&J verranno chiamate: c’è un’anagrafe vaccinale molto precisa e saranno le Asl a provvedere alle convocazioni degli interessati.

Cosa avviene negli altri Paesi? 

La scorsa settimana la Fda statunitense ha approvato il richiamo con il vaccino Janssen ad almeno due mesi di distanza dalla prima dose. Il 20 ottobre 2021, la Fda ha infatti autorizzato una singola dose di richiamo del vaccino Janssen somministrata almeno 2 mesi dopo il completamento del regime primario a dose singola a soggetti di età pari o superiore a 18 anni. Sempre il 20 ottobre 2021, la Fda ha autorizzato l’uso di una dose di richiamo eterologa (anche detta «mix and match») per i vaccini attualmente disponibili, cioè autorizzati o approvati dalla Fda.

Si farà la terza dose di Moderna? 

La risposta è sì. Ieri l’Aifa ha autorizzato una terza dose di richiamo (booster) per i soggetti vaccinati con due dosi del vaccino Spikevax, quello cioè prodotto dal colosso farmaceutico Usa Moderna. La Commissione Tecnico Scientifica di Aifa (Cts), ha espresso il proprio parere sulla somministrazione di una dose booster del vaccino contro il Covid-19 Spikevax. Preso atto della decisione di Ema, la Cts stabilisce di rendere disponibile la dose booster del vaccino Spikevax, a distanza di almeno sei mesi dalla seconda dose, in soggetti di età pari o superiore ai 18 anni. La Commissione ribadisce inoltre che, come già stabilito per la dose booster di Pfizer, tale opportunità dovrebbe essere offerta in via prioritaria ai soggetti già indicati per il vaccino Comirnaty (Pfizer). La dose booster del vaccino Spikevax sarà inoltre inserita nell’elenco di cui alla L.648/96 per consentirne l’uso eterologo, vale a dire potrà essere somministrata anche a chi è immunizzato con vaccino Astrazeneca o J&J.

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