Covid, l'infettivologo Galli: «Siamo ancora lontani da un vaccino certo per tutti»

Covid, l'infettivologo Galli: «Siamo ancora lontani da un vaccino certo per tutti»
Covid, l'infettivologo Galli: «Siamo ancora lontani da un vaccino certo per tutti»
Martedì 25 Agosto 2020, 11:25 - Ultimo agg. 13:50
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«Siamo abbastanza lontani dalle certezze su un vaccino contro la Covid». I «progetti di vaccino sono una ventina in giro per il mondo», ma nessuno è giunto al punto da farci dire che «siamo a un passo da poterlo distribuire alla più ampia fetta possibile della popolazione mondiale». Lo ha ricordato Massimo Galli, infettivologo dell'ospedale Sacco e dell'università degli Studi di Milano, intervenendo ad Agorà Estate su Rai3. Lo champagne che l'esperto aveva detto di conservare per brindare alla fine della pandemia «fatalmente resterà in ghiaccio», ha detto con ironia Galli, anche «perché per fare un vaccino, come per poter portare sul mercato un farmaco, è necessario passare per tutta una serie di fasi».

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Passaggi che, «in condizioni di emergenza, possono essere anche accorciati, ma non eliminati». Prima di arrivare alla distribuzione su vasta scala di una soluzione preventiva o di cura contro il coronavirus, dunque, «c'è molto da fare e da lavorare». «Benissimo», ha concluso lo specialista, «il progetto partito allo Spallanzani che è in fase I, la fase iniziale della sperimentazione sull'uomo. Molto è importante avere già alcuni vaccini in fase III». Ma solo «quando avremo veramente dati concreti e veri su cui poter ragionare lo faremo». E infine «distribuire questo vaccino, somministrarlo su larghissima scala, quando ci sarà, non sarà esattamente una passeggiata da un punto di vista organizzativo», ha concluso Galli.

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Coronavirus, Galli: «Errore aver creduto di averla scampata»


«Ci siamo trovati il 20 febbraio la triste sorpresa del coronavirus nel nostro Paese quando tutti quanti, me compreso, cominciavamo ad accarezzare l'idea di averla scampata. Io credo che il più grosso errore che io abbia mai fatto in tutta questa storia è illudermi, o cominciare a illudermi» in quei giorni, «che le cose si stessero mettendo bene» e che l'onda anomala di Covid-19 non avrebbe travolto l'Italia. Covid-19 era «una cosa completamente nuova - osserva l'esperto - e facendo il confronto con la Sars del 2003, che io ho vissuto in prima persona» e che aveva fatto registrare nella Penisola «4 casi di importazione», considerando che prima della diagnosi di Codogno «nessuno aveva avuto una trasmissione in questo Paese» si poteva pensare che fosse «finita lì. Ci si poteva illudere», sottolinea Galli che racconta un episodio personale: «Ricordo una mattina davanti allo specchio, mentre mi facevo la barba, a domandarmi 'come vado a dire a un politico - con il precedente della Sars e i 2 turisti cinesi che stavano all'epoca allo Spallanzani e sembrava non avessero lasciato alle loro spalle nessun'altra infezione - di alzare le barricate, di impostare ogni tipo di attenzione su un problema che rischia di essere un totale flop?' E invece c'erano già migliaia e migliaia di casi di infezione nel Lodigiano e della Bergamasca».

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Coronavirus, Galli: «Ecco cosa dobbiamo evitare assolutamente»


Casi sommersi, quelli precedenti a Mattia, il 'paziente 1', divenuti visibili «soltanto quando una piccola percentuale degli stessi sono diventati così gravi da necessitare ricovero e da manifestarsi clinicamente in maniera massiccia. Dobbiamo assolutamente evitare - ammonisce Galli - Che il virus, come è successo a febbraio, possa circolare per settimane senza che ci si accorga del fenomeno in alcune particolari aree del Paese. Se tornerà a succedere, ovviamente avremo di nuovo la necessità di fronteggiare centinaia di casi, di avere le persone anziane o con altre problematiche che rischiano di tornare a popolare le nostre rianimazioni e di dover richiudere qualcosa. Allo stato attuale la lezione dovremmo averla imparata - spera l' infettivologo - e mi auguro che questo non succeda ulteriormente». Galli torna dunque a ribadire l'importanza di testare e tracciare i nuovi casi di contagio. «Risultare positivo al coronavirus Sars-CoV-2 vuol dire essere infettato - precisa - Chi ha l'infezione la può trasmettere e quindi da questo punto di vista va tenuto presente che una persona anche completamente asintomatica può essere un efficientissimo trasmettitore dell'infezione. Ed è quello che fa più paura».
 

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