Per uscire dall'incubo Covid è necessario che ogni Paese abbia una copertura vaccinale estesa. Questo concetto è chiaro a Boris Johnson che, nel fine settimana, ha dichiarato che solleciterà i leader del G7 a velocizzare la campagna vaccinale nel mondo entro la fine del 2022. Obiettivo ambizioso, ma è fattibile? Dipende dalla definizione che si vuole attribuire alle parole del primo ministro britannico.
Ambire all'immunità di gregge
Nella realtà dei fatti sarà impossibile una copertura al 100%: nessun paese vaccinerà ogni singolo adulto, dunque il vero obiettivo è vaccinare quanto basta per ottenere l'immunità di gregge che potrebbe giungere una volta inoculate le due dosi al 60% o al 70% della popolazione mondiale.
Il programma Covax e il brutto stop
Il programma Covax delle Nazioni Unite sembra essere la strada verso la vaccinazione per i paesi a basso reddito, ad oggi Covax ha firmato contratti con i produttori per acquistare 2 miliardi di dosi entro la fine di quest'anno. Ma sono sorti i primi ostacoli: il principale fornitore è il Serum Institute of India, che ora sta producendo vaccini in risposta alla terribile ondata di casi e decessi interni all'India e non sarà in grado di adempiere ai suoi contratti con Covax o singoli paesi prima della fine del 2021. Il Regno Unito ha acquistato dosi sufficienti per immunizzare l'intera popolazione diverse volte: più di 500 milioni di dosi di otto diversi vaccini e il governo inglese ha promesso di donare l'eccedenza a Covax a seguito dei problemi sorti nel Serum Institute.
Le situazioni “calde”
Il problema è che le dosi potranno essere inviate da dicembre ma gli esperti suggeriscono di cominciare da subito con le donazioni: soprattutto a fronte della grande ondata di coronavirus che sta insorgendo in Nepal, in India e per il potenziale preoccupazione per l'aumento di casi in Africa, dove non sono sempre possibili conteggi precisi. Entro l'autunno dovrebbe esserci un incremento della produzione di vaccini e le forniture raggiungeranno i paesi a basso reddito.
La necessità di infrastrutture
Assieme ai vaccini sarà necessario però anche uno sforzo nelle infrastrutture: ci sono poche cliniche e pochi punti di somministrazione all'interno di molti paesi a basso reddito e c'è il rischio che le dosi in arrivo possano essere in eccesso e scadere. La soluzione è nel ricevere forniture costanti in modo da poter creare sistemi che funzionino e ciò richiederebbe la formazione di una forza lavoro e finanziamenti internazionali. AstraZeneca, che mira a essere il principale vaccino globale a basso costo, ha stipulato contratti con oltre 20 delle fabbriche di vaccini più importanti al mondo tra le quali c'è anche il Serum Institute in India.
«Vaccinare il mondo non è ambizioso ma necessario»
Romilly Greenhill, direttore del Regno Unito dell'organizzazione no profit internazionale One, ha affermato che l'obiettivo di vaccinare il mondo potrebbe sembrare ambizioso, ma è quanto mai necessario: «Non sarà finita fin quando ci saranno questi numeri in alcuni paesi, quindi in realtà dobbiamo mirare a una sorta di immunità di gregge globale – una copertura del 70% – un tipo di livelli, entro la fine del prossimo anno». Greenhill ha poi aggiunto che i rischi di un mondo non coperto dai vaccini è alto: «potremmo trovarci con delle varianti e con aumenti di contagi. Abbiamo bisogno che il G7 si faccia davvero avanti e si impegni per il piano, per le risorse, che sono necessarie per raggiungere questo obiettivo».