Covid, esperti a confronto alla Federico II: «Ora più sanità territoriale»

Covid, esperti a confronto alla Federico II: «Ora più sanità territoriale»
Martedì 19 Gennaio 2021, 21:00
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La pandemia di covid-19 ha totalmente cambiato le prospettive di un mondo sempre in movimento, portando a delle forti accelerazioni soprattutto nell’ambito sanitario e in quello digitale, i due macro-settori che giocoforza sono stati messi a dura prova dall’emergere dell’epidemia, chiamati a rispondere alle esigenze di salute dei cittadini e a sopperire alle carenze economiche dovute alla crisi scatenatasi per i lunghi stop alle attività.

Queste tematiche sono state al centro del convegno “La pandemia da Covid-19: ripensare la sanità territoriale”, organizzato dal dipartimento di Scienze Sociali, Università degli Studi di Napoli Federico II, nell’ambito delle attività dei Master di I e II Livello sul management sanitario e sociosanitario, tenutosi su piattaforma digitale. 

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Dopo i saluti iniziali del magnifico rettore dell’Università Federico II, Matteo Lorito e di Anna Iervolino direttore generale azienda ospedaliera universitaria Policlinico Federico II, sono stati molteplici gli esponenti dell’orbe universitario e dell’ambito della salute pubblica a dare il loro apporto ai lavori.

«Credo che la pandemia ci imponga una trasformazione - ha dichiarato Stefano Consiglio, direttore del dipartimento di Scienze Sociali della Federico II - Piuttosto che provare a resistere a questo cambiamento dobbiamo riuscire a mutare di fronte a delle condizioni esterne che sono profondamente cambiate e che non torneranno mai più come prima. I nostri master guardano non solo agli aspetti di gestione manageriale della sanità ma anche a quelli sociali che proprio con la pandemia hanno mostrato la loro importanza ma anche la loro fragilità».

«La pandemia ha accentuato la convinzione della indispensabilità della rete, e ha posto ancor di più in primo piano la questione dei dati, non appartenenti alla sfera pubblica ma ai grandi colossi del web», ha specificato la professoressa Enrica Amaturo, coordinatrice dottorato di ricerca in Scienze Sociali e Statistiche e presidente del corso di laurea magistrale in Sociologia digitale e analisi del web dell’Università Federico II. «I dati non vanno comunicati affidandoci a una fideistica accettazione, bensì vanno decifrati, interpretati, c’è insomma bisogno di una dialettica sociale, in quanto vi è un problema di una scarsa consapevolezza da parte dei cittadini. Dobbiamo spingere affinché le persone siano parti in causa di questi temi altrimenti ci possiamo trovare dinanzi a una dittatura dell’algoritmo».

A presiedere e a coordinare il convegno è stata Gianfranca Ranisio, coordinatrice dei Master Socio-Sanitari del dipartimento di Scienze Sociali della Federico II. «La strategia sanitaria incentrata sul paziente deve essere intesa come fondata sulla comunità e sul territorio, e che sia attiva anche sul fronte della prevenzione.

Devono collaborare più figure, non solo medici o membri del personale sanitario ma anche gli utenti stessi. Andando al di la di un ambito meramente sanitario o biomedico della salute, bisogna pensare a un sistema complesso che ci porti a vedere la correlazione tra l’ambito sociale e la sanità, immaginando un modello di salute come bene comune».

Un importante spazio è stato dedicato anche al racconto dalle realtà regionali a cui hanno contribuito con le loro relazioni Maria Grazia Cogliati Dezza, psichiatra e già coordinatrice sociosanitaria microaree di Trieste, Manila Bonciani della Scuola Universitaria Superiore Sant’Anna di Pisa, Andrea Donatini dell’assessorato Sanità dell’Emilia Romagna, Maria Grazia Falciatore Vice capo Gabinetto Regione Campania e di Ugo Trama, della direzione generale SSR Campania.

«Credo che abbiamo bisogno di un’ampia mobilitazione per riportare la salute al centro di tutte le politiche. Ognuno di noi ha il dovere di domandarsi come può contribuire.», ha affermato Nerina Dirindin dell’Università di Torino, senatrice nel corso della XVII legislatura e attuale membro della commissione ministeriale per la riforma dell'assistenza sanitaria e sociosanitaria della popolazione anziana presieduta da monsignore Vincenzo Paglia. «La pandemia da un lato ha rivalutato alcune cose delle regioni del sud e ha messo in luce le grandi debolezze delle grandi realtà industriali del nord».

All’incontro hanno dato il loro contributo anche il professore Eugenio Zito, antropologo dell’Università Federico II e i responsabili degli ordini professionali, Fausto Piccolo, Direttore Ordine Medici Napoli e Provincia; Vincenzo Santagada, presidente Ordine Farmacisti Napoli; Gilda Panico, presidente Ordine Assistenti Sociali della Campania; Margherita Ascione, Ordine Professioni Infermieristiche Napoli, i rappresentanti delle Asl Maria Femiano direttore UOC Integrazione Sociosanitaria Asl Na2 Nord, Gaetano D’Onofrio direttore sanitario Asl Na3 Sud e Domenico Crea medico di medicina genarale Asl Na1 Centro.

In chiusura l’intervento di Roberto Landolfi, presidente Comitato etico del Santobono-Cardarelli di Napoli e referente Aria Territoriale Regione Campania della Commissione Salute. «In Campania è migliorata moltissimo la situazione degli ospedali, deve crescere la sanità territoriale. Quattro sono le proposte: in ordinario portare le risorse sanitarie stabilmente a livello di quello della Germania, i livelli essenziali delle prestazioni previsti dalla Costituzione debbono finalmente trovare una loro applicazione, non solo residenza ma anche assistenza domiciliare e infine, ci vorranno forse vent’anni, ma i medici della continuità assistenziale devono diventare tutti dipendenti del sistema sanitario nazionale».

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