«Cura del vino» contro il Covid-19, arriva il via libera alla sperimentazione a Napoli

«Cura del vino» contro il Covid-19, arriva il via libera alla sperimentazione a Napoli
di Ettore Mautone
Domenica 10 Maggio 2020, 10:30
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Contro Covid-19, il Comitato etico dell'azienda ospedaliera dei Colli di Napoli dopo il sì al plasma iperimmune fa scattare il semaforo verde anche per la sperimentazione del Taurisolo. Si tratta di una miscela di polifenoli estratti dalle vinacce rosse di Aglianico (ma anche di Taurasi) rinomati vitigni campani, miscela già brevettata (come nutraceutico col nome di Fluxovas) da Ettore Novellino, docente Ordinario di Farmacia presso il dipartimento dell'Università Federico II. Anche l'Aifa, che in un primo momento aveva negato il via libera, ha poi chiarito che i nutraceutici non necessitano di autorizzazione al contrario dei farmaci. La sperimentazione prende le mosse da un recentissimo studio pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica Nature da Guangdi Li ed Erik De Clercq, che hanno testato una serie di sostanze antivirali. Nella ricerca vengono sperimentate in vitro e su animali diverse molecole contro i principali beta coronavirus. Tra queste il Resveratrolo che sarebbe capace di bloccare la replicazione virale di Mers, un cugino di primo grado di Covid-19. Ma la sperimentazione punta anche a sfruttare la capacità di questa sostanza naturale di degradare l'interleuchina-6 mitigando così la fase iperinfiammatoria della Sars Cov 2 che interviene e complicare i casi più critici.
 

 

Al Monaldi, il direttore del dipartimento di Pneumologia, Alessandro Sanduzzi Zamparelli, ha già usato il Fluxovas in formulazione aerosol nei pazienti con tubercolosi infettiva per valutarne la portata antinfiammatoria: «Su 7 pazienti con Tbc trattati presso il mio dipartimento con il Taurisolo - avverte il clinico - quattro sono andati molto bene e altri tre, tutti fumatori, non hanno invece risposto bene. Evidentemente il fumo di tabacco inattiva o neutralizza gli effetti antiossidanti della molecola. Ora conclude si tratta di reclutare un numero sufficiente di pazienti Covid positivi che ormai scarseggiano e per questo ho inviato il trial clinico all'ospedale di Bergamo dove ci sono ancora molti ricoverati e dove sarebbero interessati a dare seguito alla sperimentazione». Formulazioni non in aerosol, potrebbero tornare inoltre utili nella fase domiciliare precoce delle cure a casa di Sars Cov-2 in associazione con altri presidi attualmente utilizzati sotto controllo medico, come la clorochina e la colchicina, anche questi ultimi dotati di effetti antinfiammatori ma reperibili sul mercato e a basso costo.
 

Che il resveratrolo, principale ingrediente del turibolo, contenuto nell'uva faccia bene alla salute umana, soprattutto dal punto di vista della prevenzione delle malattie cardiovascolari, è cosa nota. Come lo è, però, il fatto che per assumerne quantità tali perché questo effetto benefico si concretizzi, si dovrebbero mangiare radi quantità di uva o assumere quantità di vino rosso dannose per l'organismo. In questo caso in una sola compressa o ciclo aerosol sono racchiuse alte dosi di flavonoidi. «Il Turibolo è estratto dalle vinacce di uve campane - spiega Novellino - ma è un procedimento che potremmo fare con qualsiasi altra uva rossa. Ci siamo accorti che nelle vinacce ce n'è una grande concentrazione, quindi l'abbiamo estratto racchiuso dentro le maltodestrine, sostanze zuccherine che ne facilitano l'assorbimento. Dai test, prima sui topi, e poi su 150 persone, è emerso che l'utilizzo di due di queste compresse al giorno, ha anche affetti benefici sull'apparato cardiovascolare, favorendo la protezione dei vasi sanguigni e la riduzione del 50% delle sostanze Tmao, tossici che si accumulano nel sangue mangiano alimenti ricchi di proteine e grassi animali che favoriscono l'aggregazione piastrinica e il processo arteriosclerotico». In questa emergenza Covid l'Aifa ha avviato la sperimentazione di decine di antivirali, antiinfiammatori e altri di farmaci finora off-labe per le quali bisognerà nelle prossime settimane tirare le somme per mettere a punto un protocollo standard nella cura di una patologia dai mille volti e dalla clinica non ancora chiara ma che, è ormai appurato, non si esprime come una semplice polmonite quanto come una malattia sistemica di tipo infiammatorio e tromboembolico. 

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