Napoli, alla facoltà di medicina della Federico II il convegno sulle nuove frontiere della chirurgia endovascolare

Napoli, alla facoltà di medicina della Federico II il convegno sulle nuove frontiere della chirurgia endovascolare
Venerdì 22 Ottobre 2021, 16:11
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Applicare la chirurgia endovascolare al trattamento delle patologie dell’aorta ascendente per completare la rivoluzione endovascolare cominciata in Italia agli inizi degli anni duemila. E’ il prossimo obiettivo clinico e formativo a cui punta la Scuola di medicina e chirurgia dell’università Federico II.

Le prospettive sono state al centro del convegno “La chirurgia endovascolavre dell’aorta: venti anni dopo” che si è svolto presso l’aula magna della Facoltà di medicina e chirurgia dell’ateneo.

«Al Policlinico federiciano siamo stati dei pionieri nel 2000 – ha spiegato Gabriele Iannelli, coordinatore scientifico e direttore della Scuola di specializzazione di cardiochirurgia - e ora la tecnica è così sviluppata che siamo pronti per poter affrontare segmenti di aorta toracica-addominale sempre più estesi e in pazienti in condizioni veramente estreme.

Riteniamo che nel giro di pochi anni sarà possibile ultimare il percorso di questa rivoluzione endovascolare riuscendo a intervenire anche sull’aorta ascendente  dando così una risposta clinica a pazienti di età avanzata e con altre patologie che la chirurgia convenzionale non potrebbe trattare a causa di una mortalità molto elevata».

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Nel corso del ventennio trascorso, la chirurgia endovascolare si è andata progressivamente espandendo e perfezionando per la minore invasività e per i buoni risultati ottenuti in elezione e in urgenza soprattutto se paragonati a quelli della chirurgia convenzionale.

L’affinamento dei devices e dei sistemi di introduzione con la modernizzazione delle tecniche chirurgiche sostenute dalla qualità delle immagini integrata dai nuovi sistemi di lettura computerizzata ha favorito il diffondersi delle metodiche endovascolari permettendo un miglioramento dei risultati con una riduzione sensibile dei tempi di ospedalizzazione.

«La nostra Scuola di specializzazione  – ha affermato la presidente Maria Triassi – si pone ancora una volta come un esempio nella sua capacità di riuscire a coniugare l’alta specialità e l’emergenza offrendo così ai propri specializzandi e agli studenti dei corsi di laurea opportunità formative d’eccellenza perché oltre alle tecniche cardiovascolari convenzionali hanno la possibilità di confrontarsi con metodologie innovative e all’avanguardia e dunque possiamo dire che i nostri specializzandi hanno una formazione completa e con uno sguardo sempre rivolto al futuro della medicina».

E nell’ottica di incrementare il bagaglio di conoscenze degli specializzandi in cardiochirurgia e dei tecnici di perfusione cardiovascolare, da quest’anno è stato istituito  il master di perfezionamento di I livello rivolto a perfusionisti e tecnici affinchè tali figure siano di supporto al cardiochirurgo nella realizzazione di metodiche sempre più complesse e a minore invasività.

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«Oggi lanciamo un messaggio didattico, clinico e scientifico proiettato anche verso la sperimentazione grazie alla collaborazione con il Centro di Biotecnologia dell’ospedale Cardarelli - ha concluso Iannelli - L’obiettivo della chirurgia endovascolare è migliorare la qualità della vita dei pazienti e analizzando i risultati in oltre mille pazienti trattati si può affermare che tale obiettivo è stato raggiunto».

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