Giordano: «Con il Covid si rischia di dimenticare i veleni ambientali»

Il professor Antonio Giordano
Il professor Antonio Giordano
Lunedì 12 Ottobre 2020, 10:27 - Ultimo agg. 13 Ottobre, 17:28
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«Scienza, salute e ambiente oggi sono argomenti correlati, così come le logiche economiche spesso sono anteposte alla salute dei cittadini. Il mio ruolo presso il ministero dell’Ambiente è estremamente affine a ciò di cui mi occupo da anni dal momento che la mia attività di ricerca ha come obiettivo principale la tutela della salute dei cittadini. Il mio obiettivo è provare ad orientare le scelte politiche sanitarie nazionali sulla base di evidenze scientifiche. Potrei definire la mia una “ battaglia di verità”,  necessaria per invertire la rotta dell’autodistruzione, determinata, talvolta, anche dall’ adozione di stili di vita errati, dalla criminalità che interra rifiuti tossici e/o dalla superficialità di alcuni politici che ancora tendono a minimizzare l’esistenza di questo problema. A mio avviso le azioni di controllo del territorio non dovrebbero  limitarsi  alla valutazione degli inquinanti ma dovrebbero estendersi alla verifica della loro realizzazione». E' la sfida lanciata dal professore Antonio Giordano, oncologo napoletano, professore di Anatomia ed Istologia Patologica all'Università di Siena e direttore dello Sbarro Institute di Philadelphia, di recente nominato dal ministro Costa rappresentante del ministero dell’Ambiente. 


«La caratterizzazione delle patologie correlate all’ambiente è una azione molto complessa poiché si tratta, in genere, di malattie croniche la cui eziogenesi è multifattoriale, pertanto, è necessaria l’integrazione di più expertise, di più istituzioni. A questo scopo - spiega Giordano - sono impegnato nella stesura del programma su Salute ed Ambiente del Recovery Fund, quello che ha ottenuto il più alto finanziamento, e che dovrà intervenire sugli insulti ambientali  a tutela della salute umana. Sono stato coinvolto dal Ministro della Salute, Roberto Speranza, e dal viceministro Pier Paolo Sileri a coordinare un pool di esperti, di cui fanno parte, tra gli altri, l’epidemiologo Giovanni Baglio del Ministero della Salute ed Iris Maria Forte, PhD in Genetica Oncologica presso l’INT Fondazione “Pascale” di Napoli. L’intento è appunto quello di stravolgere e far funzionare l’intero sistema di bonifiche e di prevenzione al fine di ridurre l’incidenza di svariate patologie. Inoltre, in questo periodo è determinante evitare l’insorgenza di infezioni pandemiche, come quella del covid, il cui sviluppo è certamente correlato all’alterato equilibrio tra uomo e ambiente. Fino ad oggi, le azioni di denuncia delle criticità ambientali sono state condotte molto spesso da ricercatori indipendenti e promosse dalle associazioni».
  
Quanto al tentativo della Regione di limitare le comunicazioni tra medici e giornalisti, con un documento contestato e successivamente modificato, Giordano osserva: «Penso che sia corretto supportare un tipo di informazione scientifica giusta, corretta e limitare affermazioni fuori posto: tuttavia, quando un medico rilascia delle dichiarazioni dovrebbe farlo sulla base di conoscenze scientifiche e non speculative. Limitare la comunicazione dei medici e di chi genera cultura scientifica non è accettabile in nessun Paese democratico». 
 
Poi l'oncologo napoletano torna sulla questione Terra dei fuochi, affrontata anche nel libro “Monnezza di Stato. La terra dei Fuochi nell’Italia dei veleni”: «Oggi - dice - sarebbe più semplice attuare interventi di prevenzione primaria, come correggere stili di vita alterati, fare la lotta al tabagismo in quanto la popolazione è più informata e sensibilizzata rispetto alla questione ambientale. Tuttavia, la prevenzione primaria comprende anche la protezione degli individui dall’esposizione ad inquinanti. Per raggiungere questo obiettivo sarebbe necessario controllare il territorio ed evitare gli illeciti ma anche effettuare azioni di bonifica. Nonostante le varie proposte e i tentativi di tutela, la Terra dei fuochi non è stata sufficientemente supportata per cui spero in una inversione di rotta a livello politico ed istituzionale. Infine, mi preme sottolineare che oltre alla Campania in molteplici zone del territorio italiano sono presenti altre Terre dei fuochi».
 
Eppure, nonostante la situazione ambientale in Italia, gli investimenti in ricerca e sviluppo sono sempre insufficienti. «Penso che la ricerca scientifica sia la base per favorire l’ innovazione ed il progresso di un Paese.

Osservazione e ragionamento sono il passaporto di un Paese intelligente. L’Italia, purtroppo, stenta ancora molto da questo punto di vista, incentivando, di fatto, l’esodo di tanti giovani brillanti in nazioni straniere. Il problema rimane il medesimo da anni. Formiamo ottimi elementi e li regaliamo all’estero dove migliori sono le condizioni di vita, ma soprattutto quelle economiche».

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