Green pass, l'appello di Ricciardi: «Vaccini al 90% o presto nuove chiusure»

Green pass, l'appello di Ricciardi: «Vaccini al 90% o presto nuove chiusure»
di Emilio Fabio Torsello
Lunedì 6 Settembre 2021, 07:00 - Ultimo agg. 18:47
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Dal terzo richiamo dei vaccini all'ampliamento del Green Pass, fino al nodo cruciale della riapertura delle scuole. Walter Ricciardi, professore d'Igiene e Medicina Preventiva dell'Università Cattolica e consulente del ministro della Salute, Roberto Speranza, fa il punto sullo stato dell'arte nel contenimento del rischio pandemico e sulle decisioni da prendere per convincere i no vax.

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Professor Ricciardi, faremo il terzo richiamo dei vaccini?
«L'evidenza scientifica dice che, come gli altri vaccini, anche il vaccino anti-Covid non conferisce una immunità permanente.

Le dosi di richiamo vanno fatte per prima cosa ai più fragili, vaccinati tra gennaio e febbraio scorso, e che con la variante Delta possono reinfettarsi e avere anche conseguenze gravi. Penso ad esempio agli ospiti delle Residenze Sanitarie Assistenziali (RSA). In Israele che è partito prima di noi nella campagna di vaccinazione si sta vedendo che si stanno reinfettando proprio gli anziani fragili. Certamente quindi bisognerà iniziare a somministrare il terzo richiamo a queste persone per passare poi al personale sanitario e successivamente avuto il parere positivo della Food and Drug Administrarion statunitense e dell'Agenzia Europea per il Farmaco (Ema) per tutto il resto della popolazione».

Quando si inizierà a vaccinare i più fragili?
«In tempi brevi. È una decisione che verrà presa nei prossimi giorni».

Come si convincono i no vax e gli indecisi?
«Iniziamo col dire che è meglio avere una democrazia imperfetta che una tirannia assoluta. In democrazia c'è il libero pensiero e ciascuno può esprimerlo. In certi casi però le idee sono assurde, demenziali e controproducenti e per i no vax si sta parlando del due o tre per cento della popolazione anche se è una popolazione rumorosa'. A preoccupare però è quel 20 per cento di popolazione esitante, che si fa condizionare da paure e false notizie. Queste persone vanno convinte alla vaccinazione mediante la persuasione o attraverso il Green Pass, rendendolo obbligatorio per tutte le attività di lavoro, in modo tale che una persona riesca a mettere da parte le proprie paure per poter lavorare, prendere un treno, andare a scuola. Grazie al Green Pass si arriverà in breve tempo all'80 per cento di popolazione vaccinata, ma l'obiettivo è raggiungere il 90 per cento, per cui però serve uno scatto ulteriore».

Verrà imposto l'obbligo vaccinale per raggiungere il 90 per cento?
«Speriamo di ottenere l'obiettivo del 90 per cento senza obbligo vaccinale, ma se lo scotto che le persone si troveranno a pagare in termini di vite, di ospedalizzazione, di difficoltà a curare gli altri malati sarà insostenibile allora come ha detto anche il presidente del Consiglio, Mario Draghi, e il ministro della Salute, Roberto Speranza bisognerà prevedere l'obbligo alla vaccinazione».

È necessario ampliare l'utilizzo del Green Pass rispetto a quanto vediamo oggi?
«Visto l'approssimarsi dell'autunno, il Green Pass va ampliato a tutte le attività lavorative e sociali che si svolgano all'interno: lavoro pubblico, privato, contesti sociali andranno tutti protetti con il Green Pass».

Tra pochi giorni riaprono le scuole, l'impressione è che si sia tornati a un anno fa.
«Sì. Sicuramente si poteva fare meglio e prima. Il governo ha lavorato andando nella giusta direzione ma si sapeva che certi nodi sarebbero venuti al pettine: la variante Delta è emersa a maggio, è necessario accelerare. In Scozia e in Germania, dove la vita scolastica è gestita in modo molto attento, si è visto che le scuole sono causa di focolai di variante Delta: in Italia bisogna tener conto dei cittadini sotto ai dodici anni non vaccinati e che i ragazzi vaccinati tra i 12 e i 18 sono solo il 30 per cento del totale. È chiaro che il virus circolerà e che in un primo momento aumenteranno i casi. Importante quindi è vaccinare docenti e personale e incentivare la vaccinazione dei ragazzi sopra i dodici anni. Anche quest'anno saranno fondamentali le mascherine, il distanziamento l'igiene e l'aerazione delle aule. Il nodo cruciale poi sono i trasporti, l'ingresso a scuola e quindi le aule».

Anche per i trasporti, siamo punto e a capo?
«Come per la scuola, anche per i trasporti fin dallo scorso anno si sapeva quale fosse la situazione. Era stato chiesto di incrementarne la frequenza, di non aumentare la capienza oltre il 50 per cento, di mantenere il distanziamento. Se tutto questo non è stato realizzato, la responsabilità è delle autorità locali e nazionali che non hanno affrontato questi problemi con la giusta tempestività».

Il Green Pass sui mezzi pubblici locali potrebbe essere una soluzione?
«Viste le tecnologie attuali, è una misura che si può attuare, ma andava programmata con largo anticipo e oggi siamo in ritardo».

I vaccinati rischiano di subire nuove restrizioni a causa dei no vax che in autunno plausibilmente si contageranno?
«Sicuramente sì. Il danno che viene fatto da chi non si vaccina al resto della popolazione è grande sia in termini di occupazione dei posti letto sia di energie sanitarie fagocitate e monopolizzate nel curare quegli infetti che potevano non ammalarsi in modo grave se si fossero vaccinati. Quindi sì, il rischio di ulteriori chiusure c'è se i posti in ospedale venissero riempiti».

L'assessore della Regione Lazio, D'Amato, ha lanciato la provocazione di far pagare i costi delle cure ai no vax che finissero in ospedale. È d'accordo?
«In Italia non si può fare perché la sanità è un diritto umano fondamentale, tutelato dalla Costituzione. Però è una provocazione che io condivido e sarebbe il caso di mostrare ai no vax quanto costi ai contribuenti il loro ricovero in terapia intensiva: stiamo parlando di duemila euro al giorno, moltiplicato per dieci o venti giorni, si arriva una spesa a persona di trenta o 40mila euro». 

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