«Green pass, addio». La Lega sfida il governo, la maggioranza tiene

«Green pass, addio». La Lega sfida il governo, la maggioranza tiene
«Green pass, addio». La Lega sfida il governo, la maggioranza tiene
di Marco Conti
Lunedì 21 Febbraio 2022, 21:32 - Ultimo agg. 1 Marzo, 14:57
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La gara tra i partiti a chi riesce a piazzare la “bandierina” è stata vinta ieri dalla Lega, che in commissione Affari Sociali della Camera ha votato con l’opposizione di FdI un emendamento nel quale si chiedeva l’eliminazione del Green pass dal 31 marzo. 

LE RESTRIZIONI

Dopo una richiesta di accantonamento e una pausa dei lavori, il governo ha confermato il parere contrario, ma i deputati del Carroccio hanno comunque votato a favore anche se l’emendamento non è passato. Dopo il Pd che la settimana scorsa, e insieme a M5S e Lega, hanno spaccato la maggioranza e mandato sotto il governo in quattro occasioni, stavolta è stato il turno del partito di Salvini il quale non perde tempo per intestarsi il fallito blitz. «Se nei prossimi quaranta giorni la situazione continuerà a migliorare negli ospedali, nelle strade, nelle scuole e nelle fabbriche - sostiene il leader della Lega - si supera lo stato emergenza e dal nostro punto di vista si superano anche tante restrizioni. Ma è più saggio arrivare a parlarne il 21 marzo, il primo giorno di primavera, quando mancheranno pochi giorni». Eppure solo qualche giorno fa nell’aula di Montecitorio era stato bocciato un emendamento di FdI nel quale si chiedeva la revoca del Green pass insieme alla fine dello stato d’emergenza. 

Venerdì scorso è stato poi lo stesso presidente del Consiglio ad annunciare in conferenza stampa una sorta di crono-programma di uscita dalle restrizioni e il pressing dei partiti non cambia la road map del premier sull’uscita dall’emergenza.

Salvini nega si tratti di «guerriglia parlamentare», ma la seduta della Commissione era stata sospesa su richiesta della maggioranza, a seguito del voto della Lega - insieme a FdI e Alternativa - sull’emendamento sulla quarantena per i bambini sul quale il governo aveva dato parere contrario. Subito dopo i deputati della Lega hanno chiesto di mettere in votazione un emendamento che prevedeva, nonostante il parere contrario governativo, lo stop della validità dell’obbligo del Green pass rafforzato per gli over 50 allo scadere dello stato di emergenza il 31 marzo. Alla fine, dopo una giornata di caos, l’emendamento è stato respinto con 13 voti a favore 5 astenuti e 22 contrari. Ad astenersi è stata Forza Italia. «Nel merito - spiega l’azzurro Roberto Bagnasco - mi sento abbastanza vicino a quel che pensa la Lega», «però, ritengo che il valore della coesione della maggioranza, in cui FI ha sempre creduto e continua a crederci oggi fortemente, sia un valore importante». 

 

GLI EFFETTI

In buona sostanza un gioco delle parti che permette alla Lega di tenere il punto o «inseguire opposizioni radicali», come sostiene il deputato di “Coraggio Italia” Osvaldo Napoli, senza però mandare sotto il governo rischiando di metter fine al governo. La strigliata di Mario Draghi ai capidelegazione della scorsa settimana sembra aver prodotto effetti limitati malgrado risulti ormai evidente che con Palazzo Chigi ci sia poco da scherzare. E’ però anche vero che il tentativo leghista non ha scosso particolarmente l’inquilino di Palazzo Chigi. Non solo perché è fallito, ma anche perché Draghi è convinto che le restrizioni debbano aver fine.
Ciò che accade in altri Paesi europei, che hanno già annunciato la fine delle restrizioni, spinge comunque i partiti ad intestarsi il via libera. Lo fa anche Silvio Berlusconi.

In una nota il Cavaliere scrive che «è arrivato anche in Italia il momento di rendere meno stringenti le norme per contrastare la diffusione del Covid, di restituire un pò di libertà e serenità agli italiani, che hanno affrontato questa sfida difficilissima con serietà e grande spirito di sacrificio». Anche il ministro Giancarlo Giorgetti dice chiaramente che «lo stato di emergenza è eccezionale, un’ulteriore proroga richiederebbe una situazione eccezionalissima che francamente non vedo. Non ci sono né le condizioni sanitarie né costituzionali per una ipotesi di questo genere».

Resta il fatto che il tentativo di Draghi di spingere con forza sulle riforme previste dal Pnrr incontra resistenze passive, ma anche evidenti, da parte di tutti i partiti della maggioranza. Dalla riforma del fisco a quella della concorrenza passando per il codice degli appalti, non sono pochi i dossier che presto dovranno passare prima per il tavolo del consiglio dei ministri e poi per il Parlamento. «Questo deve essere fatto ora - ha spiegato Draghi nelle recente conferenza stampa - perchè poi bisogna scrivere i decreti delegati e il termine per la Concorrenza è fine anno. Quindi bisogna approvare la riforma in tempo utile per i decreti delegati».

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