«Il Covid? Ora è una malattia diversa:
chiamiamolo '22, l'immunità è alta»

«Il Covid? Ora è una malattia diversa: chiamiamolo '22, l'immunità è alta»
Venerdì 8 Luglio 2022, 12:38
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«C'è un aumento» dei contagi «che però non arriva alla prima Omicron ma si alza leggermente anche perchè guardate la gente è spaventata» a causa della «comunicazione inefficace», «i cittadini vogliono venire tutti allo Spallanzani e molti sono ricoveri un po' forzati, potrebbero andare bene anche in un buon ospedale di medicina interna». Lo ha detto Francesco Vaia, direttore generale dello Spallanzani, intervenendo all'anniversario dei 60 anni del Servizio sanitario della Polizia di stato con una relazione in cui ha messo in luce tre aspetti: la comunicazione inefficace, i vaccini aggiornati e la ventilazione meccanica. «I ricoveri oggi si sono stabilizzati sui 10-12 ricoveri in terapia intensiva, questa è la realtà - ha spiegato - perchè già ci avevano detto i colleghi sudafricani che eravamo di fronte a una variante contagiosissima ma poco grave che poi sarebbe declinata in giù e sta accadendo».

«Ora si è alzata l'età media - ha continuato -, questi sono dati inoppugnabili e perchè noi oggi diciamo che è una malattia diversa? Io ora non voglio utilizzare un termine un po' polemico ...parlo del mio, è una malattia diversa? Sì, lo vogliamo definire raffreddore? Non lo so, chiamatelo come volete voi, chiamiamolo Covid 22». Tra le ragioni del mutamento della malattia, Vaia ha ricordato che «abbiamo un'alta immunità cellulare».

Inoltre, l'età mediana si attesta sui 50 ma è superiore ai 70, «significa che noi dobbiamo guardare a quella fascia lì, il tema oggi è blindare quelle persone che oggi sono ricoverate, a quelle dobbiamo pensare».

Per questo Vaia ha insistito sull'aggiornamento dei vaccini e infine sulla ventilazione meccanica «nelle scuole», dove dovrebbe essere implementata grazie al «Pnrr». «Non ce la faccio più - si è anche sfogato - di vedere bambini a scuola con mascherine e cappotti, servono impianti di areazione» e anche «i concerti vanno fatti, i giovani hanno bisogno di farlo, il tema non è non fare il concerto». «Si deve rilanciare il nostro ruolo nell'Oms - ha anche rilevato -, a noi interessa una organizzazione in cui l'Italia abbia di nuovo un ruolo efficace».

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