Giuseppe Ippolito (Spallanzani) ad Agorà con la mascherina: «Il virus circola, paghiamo i bagordi dell'estate»

Ippolito (Spallanzani) ad Agorà con la mascherina: «Il virus circola, paghiamo i bagordi dell'estate»
Ippolito (Spallanzani) ad Agorà con la mascherina: «Il virus circola, paghiamo i bagordi dell'estate»​
Giovedì 15 Ottobre 2020, 11:04 - Ultimo agg. 11:53
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Il direttore scientifico dello Spallanzani Giuseppe Ippolito è intervenuto questa mattina ad Agorà su Raitre, e ha parlato dei numeri in risalita dei contagi da coronavirus (ieri a 7.332 nuovi positivi in un giorno, mai così alti dall'inizio della pandemia). «Eravamo passati dall'avere il 20% di tamponi positivi» a Covid-19 «a meno dell'1%, mentre adesso siamo al 5%: è un indice del fatto che il virus circola e circola più di prima», ha detto direttore scientifico dell'Istituto nazionale Malattie infettive Lazzaro Spallanzani, una delle strutture in prima linea dall'inizio dell'emergenza.

«I bagordi dell'estate hanno permesso al virus di riprendere corpo e di circolare», ha osservato. Perché «il virus - ha ammonito - una volta arrivato mica se ne va, non abbiamo la scopa per cacciarlo via». «Nel frattempo - ha continuato l'esperto - abbiamo avuto un indice di mobilità elevato, ci sono state le elezioni e c'è stata l'apertura delle scuole.

E quello che succede all'uscita», sui trasporti e nei ritrovi tra compagni e amici, «non è paragonabile a ciò che avviene all'interno» degli istituti, ha fatto notare Ippolito secondo il quale, «se nel pubblico l'attenzione è alta, sta venendo meno l'attenzione nella vita privata». 

Ippolito si è presentato negli studi di Agorà ben distanziato dagli altri ospiti, ma con la mascherina fissa a coprire naso e bocca. «Il mio vuole essere un messaggio», ha spiegato, togliendosela solo negli ultimi minuti di trasmissione. «Noi siamo sicuramente seduti a distanza di sicurezza, ma porto la mascherina perché voglio stabilire un 'nuovo normale'. Voglio dire a tutti che noi dobbiamo cambiare verso un nuovo normale e che il nuovo normale è portare la mascherina», ha esortato l'esperto. «Sto parlando con la mascherina, non mi viene l'affanno e non sono neanche uno che vive con il 100% di saturazione», ha precisato Ippolito.

«Sto invitando gli italiani a capire che la mascherina è un sistema di protezione congiunto e che indossarla fa parte delle responsabilità» di ognuno nella lotta a Covid-19. «L'invito che arriva anche da Paesi negazionisti è che dobbiamo proteggere gli altri» dal contagio, ha ricordato. Ebbene, «la mascherina protegge più gli altri che noi stessi e in ogni caso ci protegge dai virus respiratori. I Paesi del Sud del mondo - ha sottolineato - hanno avuto la metà di influenza grazie alla mascherina».

Anche a casa nostra, ha continuato Ippolito, «dobbiamo capire come parliamo tra noi, come sederci a distanza, come organizzare i tavoli. Ho letto tutte queste polemiche» sulla raccomandazione del limite di 6 persone per gli inviti privati, ma «non sono altro che misure per stabilire modelli di distanziamento nelle case». Indicazioni «che non è nemmeno detto che tutti riescano ad applicare: dipende se uno ha la casa grande» o meno, «se ha un bel tavolo lungo, se ha gli spazi. Dobbiamo pensare - ha fatto notare il direttore scientifico dello Spallanzani - che tanta gente vive in condizioni disagiate, dove in 40 metri di casa convivono 4-5 persone»

«Gli ambulatori dei medici di famiglia per eseguire i tamponi rapidi» utili alla diagnosi di Covid-19 «debbono avere spazi idonei, perché altrimenti introduciamo il virus all'interno degli studi medici, spesso piccoli, angusti, con una sola via» di entrata e uscita. «Le soluzione adottate devono essere adattate alla fattibilità locale», ha spiegato Ippolito sulla possibilità di ridurre le file per i tamponi ai drive-in e sull'opportunità di un coinvolgimento di altre strutture sanitarie come il privato e i medici del territorio.

«Il modello dei drive-in - ha sottolineato - è fatto per evitare di portare dentro le strutture persone potenzialmente infette. La grande offerta del privato è sicuramente un vantaggio, ma bisogna evitare di mandare gente infetta in strutture che non hanno via di entrata e vie d'uscita» distinte. D'altro lato, ha aggiunto Ippolito, «dobbiamo razionalizzare il modello di accesso dei tamponi e dobbiamo aumentare la responsabilizzazione dei medici di medicina generale e pediatri di libera scelta». 

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