Iva sugli interventi estetici, chirurghi plastici in campo: «Ora si faccia chiarezza»

Gli specialisti lamentano: caos norme tra Agenzia Entrate, Corte Ue e Cassazione

Chirurgia estetica
Chirurgia estetica
di Ettore Mautone
Domenica 28 Maggio 2023, 07:56 - Ultimo agg. 29 Maggio, 07:12
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Iva sulla medicina e chirurgia estetica: il centrodestra vuole cancellarla nel convincimento che serva al benessere psicologico del paziente. La mozione al Governo è stata promossa dai deputati Annarita Patriarca, Giuseppe Mangialavori, Martina Semenzato, Simona Loizzo, Stefano Benigni, Giuseppe Bicchielli, Ugo Cappellacci, Gianpiero Zinzi, Alessandro Battilocchio e Luciano Cicchetti. In nome della “salute”, intesa come stato di «completo benessere fisico, psichico e sociale» l’esenzione verrebbe estesa - nelle more di leggi più chiare - a tutte le prestazioni di medicina e chirurgia estetica, anche quelle effettuate a fini meramente estetici nel cui novero figurano non solo la ricostruzione mammaria dopo l’asportazione di tumore o la correzione della deviazione del setto nasale, ma anche il rifacimento del seno per migliorare il proprio aspetto, la ricostruzione delle labbra per apparire più attraenti, la rinoplastica per apparire perfetti. Gli interventi di chirurgia estetica sono cresciuti in Italia del 50% nel 2022 (anche negli uomini), con un boom per la ricostruzione mammaria, laddominoplastica, la liposuzione, depilazione definitiva, rifacimento di labbra e palpebre.

Una vera e propria corsa alla bellezza che sotto la dicitura “medicina estetica” (non una specializzazione, ma disciplina con cui qualunque laureato in medicina può misurarsi) vede proliferare centri e strutture che si avvalgono di personale sanitario di diversa formazione in un alveo dai confini non ben definiti avvalendosi di trattamenti con macchinari e apparecchiature i cui connotati difficilmente possono essere inseriti nel novero di interventi medici tradizionalmente intesi.

Da qui il dito puntato dell’opposizione contro la mozione: «La priorità del governo è aiutare i ricchi». 


Difende l’atto parlamentare invece la prima firmataria, la forzista campana Annarita Patriarca: «La premessa – avverte - è che il vuoto legislativo in questo settore, tra circolari, sentenze e interpretazioni contradditorie, ha prodotto caos e danni innanzitutto ai medici che in buona fede hanno omesso il versamento facendo riferimento a una circolare delle Entrate del 2005 e che ora si vedono intimati a versare l’Iva con sanzioni e interessi. Imposta che nel caso spettava al contribuente finale.

La mozione chiede di esonerare i medici e chirurghi estetici sugli interventi eseguiti in comprovata buona fede e chiede poi al governo di rivedere le norme e definire in maniera univoca quali trattamenti siano da considerare esenti e quali no con l’auspicio di una facile applicazione che superi le recenti oscillazioni giurisprudenziali. I pazienti? Non sono i ricchi, come viene detto, ma di tutti gli strati sociali e si rivolgono a medici e chirurghi estetici per ritrovare salute, equilibrio e benessere psicofisico». 
La mozione in realtà interessa i medici laureati, gli specialisti in Chirurgia plastica, ricostruttiva ed estetica e i Dermatologi.

«Il nostro esclusivo interesse, come chirurghi plastici - dice Roberto D’Alesssio primario del Cardarelli, presidente eletto del collegio dei primari di chirurgia plastica italiani – è operare con norme chiare. L’ultima disposizione ufficiale in Italia risale al 2005, una circolare dell’Agenzia delle Entrate che sosteneva che come le altre prestazioni mediche anche la chirurgia plastica estetica è esente da Iva in quanto ha una funzione terapeutica». Nel 2013 è poi intervenuta una sentenza della Corte Europea, che stabiliva che le prestazioni puramente cosmetiche erano assoggettate ad Iva, mentre rimanevano esenti quelle con scopo terapeutico effettuate da personale specializzato dell’area medica o da professionisti abilitati.

«Tutti - conclude D’Alessio - abbiamo ritenuto la sentenza una conferma dell’esenzione: decidere di sottoporsi ad un’operazione chirurgica con incisioni, scollamenti, anestesia e rischi connessi ha senso solo per gravi disagi fisici o psicologici». Chi deve giudicare l’indicazione terapeutica? Nella sentenza è scritto che sia proprio il medico: «Non siamo pregiudizialmente contrari ad assoggettare le prestazioni ad Iva se il Governo o l’Ue ce lo chiede ma vogliamo avere regole chiare su quando e come applicarla». 

L’ultima a pronunciarsi è stata la Cassazione che nell’ottobre del 2021 (sentenza n. 27947) ha stabilito che le operazioni di chirurgia estetica sono esenti dall’Iva (come tutti gli interventi medico chirurgici) solo se hanno un fine terapeutico per alleviare sofferenze psicologiche da handicap, traumi o malattie. Ma l’onere della prova di tale finalità è compito del contribuente ovvero del sanitario. Nessun dubbio invece degli Ermellini sui trattamenti puramente estetici, effettuati da personale infermieristico: perdono l’esenzione qualora non abbiano contenuto sostanziale di prestazione sanitaria. 

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