Da Roma e Firenze, cinque primari scelgono Napoli

Da Roma e Firenze, cinque primari scelgono Napoli
di Ettore Mautone
Giovedì 20 Dicembre 2018, 07:00
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Cinque primari lasciano il loro posto a Roma e Firenze e vengono a lavorare al Cardarelli. Altri rientrano al Santobono. Alcuni da altre province approdano all'ospedale del mare. Non solo cervelli che restano, come Paolo Ascierto - che ha deciso di rinunciare al concorso vinto per il posto da primario all'Istituto tumori San Gallicano di Roma e di declinare altre allettanti offerte pervenute dall'Ieo di Milano - per continuare a fare grande la cura e la ricerca sul cancro in Campania. Ma anche cervelli che tornano, come Alessandra Picardi, ematologa, laureatasi a Napoli nel 1991, specializzata a Roma, esperta di trapianti di cellule staminali per la cura delle neoplasie del sangue. Vincitrice di concorso è dal giugno scorso a capo dell'unità operativa complessa di Ematologia con trapianto di Midollo osseo al Cardarelli. Napoletano è anche Matteo Della Monica che nel lontano 1982 frequentava come studente volontario il corso degli studi universitari del Servizio di Genetica medica del Cardarelli, allievo del professor Valerio Ventruto, diventato poi direttore di unità complessa del Meyer di Firenze e che ora torna a capo di quel servizio che ha frequentato nell'ospedale napoletano. Infine cervelli che arrivano, ma da altre regioni e città. Professionisti del Sud ma al lavoro da anni in altre realtà nazionali con incarichi di prestigio ma che ora scelgono di scommettere sulla sanità campana per approdare a Napoli a capo di servizi che li vedevano già affermati professionisti ma con l'entusiasmo dei neofiti.
 
Specialisti che riconoscono dunque nella Campania una realtà sanitaria che vuole crescere e affermarsi nel panorama nazionale. Come Michele Vacca, pugliese, che da direttore del Servizio di immunoematologia e medicina trasfusionale del San Camillo Forlanini di Roma da maggio scorso si è trasferito a Napoli per dirigere la stessa unità operativa del Cardarelli. O come Gaspare Guglielmi anche lui uomo del Sud, che dopo la laurea a Bari nel 2001 da direttore della Farmacia del San Filippo Neri di Roma ha lasciato la sanità della capitale e si è trasferito a Napoli nei mesi scorsi vincendo prima il concorso al Cardarelli e poi accettando l'incarico attribuitogli dalla commissione di concorso. Di arrivi, da altre città, tra i 31 nuovi primari selezionati per concorso quest'anno nell'ospedale partenopeo, se ne contano cinque. L'ultimo, l'unico che non si è ancora insediato, è Giovanni Vennarecci, nuovo direttore della Chirurgia epatobiliare e trapianto di fegato che lascia lo Spallanzani di Roma, dove era impiegato nello stesso ruolo. Dopo la rinuncia di Giuliano Testa, mago del bisturi napoletano di origini ma di stanza nella lontana Dallas, al quale era stato conferito l'incarico lo scorso mese di luglio, è toccato, quindi al secondo in graduatoria. Laureato in medicina alla Sapienza di Roma nel 1991, specializzato in  chirurgia generale all'università di Tor Vergata dal 2001 al 2007 si è fatto le ossa nell'unità di Chirurgia oncologica e trapianto d'organi all'Istituto tumori Regina Elena di Roma. Dall'aprile 2007 ad oggi è chirurgo nella divisione di chirurgia generale e trapianti d'organo al San Camillo.

Saperi, capacità ed eccellenze che giungono a Napoli e in Campania e da altre città anche al Santobono. Come Giovanni Di Iorio, laurea a Napoli nel 1994 alla Seconda Università, poi dirigente a Cosenza dal 2001 al 2007, quindi con un lungo viaggio chirurgo al Sacco di Milano. È lui il nuovo primario di Chirurgia pediatrica dell'ospedale per bambini del Vomero. Insieme sono tornati a Napoli da Roma alcuni giovani pediatri provenienti dal Bambin Gesù, il gastroenterologo per bambini Giovanni Di Nardo e l'epatologa pediatrica Giusy Ranuzzi. Alcune eccellenze, ma in migrazione intraregionale, le troviamo anche all'ospedale del mare dove tra i nuovi primari di rilievo c'è sicuramente Giuseppe Catapano al lavoro da alcuni mesi a capo della Neurochirurgia, finora frenato nella frequenza di interventi (limitati a due o tre sedute a settimana) dalla carenza di infermieri e sempre dal Sannio proviene il neo primario di Oncologia Daniele Bruno.

«Ho studiato a Napoli e mi sono laureata nel 1991 alla Federico II ma ho conseguito la specializzazione a Roma - spiega l'ematologa Alessandra Picardi, sposata, figli grandi che ha lasciato a Roma e dal Policlinico Tor Vergata approdata al Cardarelli - dove c'erano alcuni capiscuola della disciplina che amo». Come Franco Mandelli e Sergio Amadori che sono stati entrambi suoi maestri. «Ma il mio mentore - precisa - riguardo alle tecniche di trapianto di cellule staminali è William Arcese con cui nel 1995 ho effettuato il primo trapianto allogenico da sangue di cordone ombelicale eseguito in Italia. Perché torno a Napoli? Perché voglio consentire ai pazienti campani, di essere curati nella loro regione evitando la migrazione che la Campania sconta per la cura di patologie neoplastiche ematologiche. Da napoletana ho sentito di fare questa scelta anche se ho un marito e dei figli che restano a Roma. Devo ringraziare il Frecciarossa che mi consente spostamenti frequenti e rapidi».
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