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AstraZeneca e rischio trombi, cosa sappiamo: ecco tutte le domande e le risposte

di Marco Esposito
Articolo riservato agli abbonati
Martedì 16 Marzo 2021, 11:33 - Ultimo agg. : 17:36
6 Minuti di Lettura

Lo stop al vaccino AstraZeneca apre molti interrogativi. In attesa dei chiarimenti dell'autorità europea del farmaco, l'Ema, ecco cosa sappiamo. 

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Quanti morti ci sono stati in Europa dopo aver preso AstraZeneca?

La fonte ufficiale che raccoglie tutti i casi avversi, anche lievi, è Eudravigilance e la risposta per il vaccino AstraZeneca, con i dati aggiornati al 13 marzo, è 74, di cui 63 per problemi cardiaci e 11 per ragioni vascolari come emboli e trombosi. La stessa fonte segnala 89 decessi dopo il vaccino Pfizer e 128 dopo quello Moderna. Il fatto che si muoia dopo aver preso un vaccino non è di per sé prova di un rapporto causa-effetto.

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Che differenza c'è tra embolo e trombo?

In entrambi i casi c'è l'ostruzione di un vaso sanguigno. L'embolo è un ostacolo in movimento nel sistema circolatorio che d'improvviso si ferma e fa da tappo. Il trombo è invece fermo in una vena o un'arteria e ne riduce la capacità. Direttamente le sostanze presenti in un vaccino non provocano emboli o trombi.

Cosa sta verificando l'Ema?

In base al principio di prudenza, l'autorità con sede ad Amsterdam deve accertare se c'è un incremento statisticamente sensibile di eventi avversi gravi, rispetto alla popolazione in generale. Quando un farmaco è inoculato a milioni di persone, infatti, diventa molto probabile che qualcuna di esse abbia problemi di salute, anche gravi, per ragioni indipendenti dalla vaccinazione.

Perché il cambio di rotta dopo le rassicurazioni dei giorni scorsi?

I nuovi dati sono in effetti preoccupanti. Lo spiega bene l'istituto tedesco Paul Ehrlich, che aveva dato rassicurazioni lo scorso 11 marzo: «Analizzando il nuovo stato dei dati, fino al 15 marzo, gli esperti del Paul-Ehrlich-Institut vedono ora un notevole accumulo di una forma speciale di trombosi venosa cerebrale molto rara (trombosi della vena sinusale) in connessione con una carenza di piastrine (trombocitopenia) e sanguinamento, con vicinanza temporale alle vaccinazioni con AstraZeneca».

Perché non si parla di Pfizer e Moderna, visto che i morti sono di più?

Il numero di decessi va sempre confrontato con l'età media e i vaccini Pfizer e Moderna sono stati in via prioritaria destinati alle persone più anziane per le quali i casi di morte sono ovviamente più comuni.

In cosa AstraZeneca è diverso da Pfizer e Moderna?

AstraZeneca è un vaccino di tipo tradizionale (come Johnson&Johnson, Sputnik e molti altri) perché si basa su un virus simile al corona ma incapace di fare danni, in modo da provocare la risposta immunitaria. Il sistema è chiamato vettore virale. Pfizer e Moderna invece usano una tecnica più sofisticata, portando nell'organismo umano direttamente il codice genetico del coronavirus (Rna messaggero) sempre in forma non in grado di replicarsi. Il risultato finale è lo stesso: lo sviluppo di anticorpi.

In Italia sono morti dei cinquantenni?

I casi che destano allarme sono in effetti quelli nella fascia d'età 50-59 anni. In tutto in Italia ci sono 9,4 milioni di cinquantenni con una mortalità storica legata al sistema circolatorio di 15 persone al giorno. Tra i vaccinati nella stessa fascia d'età, che sono 1,3 milioni, la mortalità attesa per la medesima ragione è di 2 persone al giorno. Quindi è possibile che le morti segnalate siano casuali.

Cosa si sospetta su AstraZeneca?

È ancora tutto da accertare. Un'ipotesi è che le persone che hanno già sviluppato anticorpi perché entrate a contatto con il Cov-Sars-2 abbiano una reazione infiammatoria eccessiva di fronte all'arrivo di una versione indebolita dell'adenovirus degli scimpanzè, di per sé incapace di replicarsi e innocua per l'organismo umano, ma il sistema immunitario non lo sa e reagisce. Tale reazione, in soggetti predisposti a problemi circolatori, potrebbe favorire trombosi o emboli.

Quante dosi sono già state inoculate in Italia?

I vaccini distribuiti sono 8,6 milioni, finora in maggior parte Pfizer (5.908.500) seguiti da AstraZeneca (2.196.000) e in quota minore Moderna (493.000).

Chi ha ricevuto la prima dose per quanto tempo rischia?

Domanda legittima però non si sa se esista davvero un rischio. Per soggetti predisposti geneticamente alle trombosi il pericolo non viene dal vaccino ma da qualsiasi attività poco salutare: vita sedentaria, fumo, alimentazione con eccesso di grassi. Il Paul-Ehrlich-Institut consiglia alle persone che hanno ricevuto il vaccino di AstraZeneca e si sentono male a oltre quattro giorni dalla vaccinazione - ad esempio, con mal di testa grave e persistente o sanguinamento della pelle - di ricorrere immediatamente a un consulto medico.

Cosa deve fare chi ha preso la prima dose?

Di sicuro chi ha fatto la prima dose di AstraZeneca non può cambiare cavallo e prendere come seconda dose un altro tipo di vaccino. Visto che la seconda dose va fatta dopo due-tre mesi dalla prima, c'è tempo di aspettare le indicazioni dell'Aifa, che ha promesso di informare tempestivamente sulle «ulteriori modalità di completamento del ciclo vaccinale per coloro che hanno già ricevuto la prima dose».

E chi ha l'appuntamento per la prima dose?

Nella convocazione in genere non è scritto quale vaccino si riceverà per cui, in assenza di indicazioni da parte della Regione, l'appuntamento è da considerarsi confermato.

Cos'è la sindrome di Ade?

È una sigla che gira in rete sotto forma di messaggio Whatsapp. Ade sta per Antibody Dependent Enhancement ovvero una risposta eccessiva degli anticorpi provocata, si sostiene, dal vaccino. Il messaggio che gira in rete porta la firma del cardiologo Fabrizio Salvucci, il quale esiste davvero e - raggiunto dal sito specializzato nello smascherare le fake Bufale.net - dichiara: «Bufala. Non ho scritto, né diffuso, né firmato quel messaggio. In un primo tempo pensavo fosse la trascrizione di un mio video, ma non avevo letto bene. Questo è un messaggio terroristico sui vaccini probabilmente sviluppato da un gruppo fondamentalista no vax. Ho chiesto a polizia e avvocati, ma mi dicono che è impossibile risalire alla fonte». E il virologo del Sacco Massimo Galli - tirato in ballo indirettamente nel Whatsapp - aggiunge: «I vaccini attualmente in uso fanno selettivamente produrre anticorpi contro lo spike, cioè in grado di bloccare l'ingresso di Sars-CoV-2 nelle cellule. Non possono quindi innescare la cosiddetta Ade, nemmeno nelle persone che vengono vaccinate dopo essere guarite dall'infezione».

Si può fare prevenzione?

Il consiglio dell'ematologo Corrado Perricone è di effettuare il test sierogico prima di vaccinarsi, per verificare se si è già entrati a contatto con il coronavirus. In tale caso il vaccino può essere non immediatamente necessario o, comunque, non è necessaria la doppia dose. Più in generale, esistono test genetici per accertare a predisposizione alla trombofilia.

Cosa cambia nel piano vaccini?

AstraZeneca nel primo trimestre del 2021 rappresenta un terzo dei vaccini disponibili in Italia per cui lo stop, se prolungato, inciderà fortemente sul programma. In particolare l'obiettivo di 500mila iniezioni al giorno previsto nel piano Figliuolo per la settimana 14-20 aprile sarà impossibile da realizzare se verrà meno la gamba di AstraZeneca. Peraltro il vaccino inglese è quello di più facile conservazione e somministrazione rispetto a Pfizer e Moderna (che vanno conservati a temperature molto basse) per cui è quello che meglio si presta a una distribuzione capillare. Nel piano vaccinale le dosi di AstraZeneca programmate sono in tutto 40,2 milioni, di cui 2,2 milioni già somministrate. C'è quindi un'ombra su 38 milioni di dosi. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA
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