Lorenzin: piano per la natalità
o saremo un Paese di vecchi

Lorenzin: piano per la natalità o saremo un Paese di vecchi
di E​ttore Mautone
Sabato 2 Dicembre 2017, 08:10 - Ultimo agg. 20:09
4 Minuti di Lettura
La denatalità, il calo della fertilità di coppia, la caduta del numero dei figli, la disarticolazione delle famiglie e i contraccolpi sulla società: una grave malattia per l’Italia. La cura, che il ministro della Salute Beatrice Lorenzin propone, agisce in scia ad alcune delle riforme già avviate in questa legislatura: dal potenziamento delle politiche per il sostegno alla natalità e alle famiglie passando per la centralità data alla prevenzione, ai vaccini, all’educazione e agli stili di vita soprattutto dei giovani.

Ministro Lorenzin, il rapporto Censis sullo stato del nostro Paese dipinge l’Italia come un luogo di anziani e vecchi, impoverito dalla crisi: quali sono le cure?
«In questa legislatura abbiamo affrontato il crollo demografico, il suo impatto sulla società. Sono stata l’ideatrice del bonus bebé come primo passo. Il tema della natalità e della detanalità è centrale per la programmazione del sistema italiano non solo quello sanitario. Nell’ultimo anno sono nati da coppie italiane solo 373 mila bambini. Un vento che investe anche il Sud. E anche le donne immigrate in Italia fanno pochi figli».

Con quali conseguenze?
«Abbiamo un tasso demografico con una piramide completamente invertita tra anziani e giovani. Se non invertiamo il trend saremo un Paese di vecchi con pochi giovani. Ciò pone un problema sostenibilità del welfare, della salute e della previdenza e anche del sistema economico». 

Il Sud potrà finalmente riequilibrare il riparto del fondo sanitario?
«Certamente bisogna tenere conto della questione reale della deprivazione sociale». 

In molti ricorrono alla fertilizzazione in vitro…
«Che però ha un tasso di successo del 30% sotto i 40 anni. L’altro 70% di coppie fallisce. Un problema che investe anche la fertilità degli uomini. Il piano per la salute riproduttiva ha sollevato il problema dal punto di vista sanitario».
 
Quali riforme possono funzionare?

«Nei Lea abbiamo previsto la gratuita della prevenzione e la Pma per aiutare le coppie con problemi di sterilità. Politicamente ci siamo battuti perché non fosse definanziato il bonus bebé. E abbiamo avviato misure per la salute dei bambini e il sostegno alle famiglie da attuare nei primi tre anni di vita. A tutti i livelli dobbiamo creare un contesto accogliente per le mamme, figli e famiglie: sostegno alla genitorialità, servizi di cura dei bambini, politiche urbane, asili nido, affiancamento delle donne giovani che hanno figli».

Ma gli anziani non si possono dimenticare…
«Tutto il piano della cronicità, e gran parte dei nuovi Lea, trattano di anziani, abbiamo dato un segnale con i 60 milioni per i care giver avendo sempre in mente il peso assistenziale che grava sulle famiglie».

L’Italia è divisa tra i ricchi e i poveri. Chi ha basso reddito non accede proprio ai servizi.
«La crisi è la più lunga e profonda del dopoguerra. Stiamo uscendo dal tunnel non senza strappi e lacerazioni. Bisognerà suturare la società con ago e filo, lavorare per sostenere il ceto medio e migliorare la qualità della vita di larghi strati di popolazione».

Nei corpi intermedi cosa è rimasto?
«Molto, e anche loro stanno cambiando. Guardiamo alle associazioni volontariato, alle aggregazioni di fette di società civile».

I temi dell’ambiente, del clima, dell’inquinamento incrociano le politiche per la salute?
«Sono fondamentali: ho guidato il G-7 sui cambiamenti climatici sull’inquinamento di acqua, terra e aria e sull’impatto che hanno sulla salute. L’Italia è in prima fila, in questo scorcio di legislatura sono stati introdotti alcuni incentivi e disincentivi che vanno nella direzione di modificare i comportamenti sociali. Salute e ambiente sono sinonimi».

Giovani e Salute: c’è poca fiducia nel futuro e dilagano le dipendenze da fumo e alcol.
«Restituire fiducia ai ragazzi con esempi positivi e cultura del merito: sui social i giovani sono attivi, aiutiamoli a diventare protagonisti nelle proprie Comunità. C’è molta rabbia rispetto al tema del futuro. Anche in questo caso bisogna coinvolgere i ragazzi, rendendoli protagonisti. Formazione e informazione sono cruciali, così come un recupero di valori forti come responsabilità e fiducia». 

Molti giovani si appassionano alla ricerca ma sono costretti ad emigrare. La strada è in salita.
«Abbiamo fatto moltissimo per la ricerca e la formazione, stanziato risorse come mai prima sul fronte biomedico e attuate riforme anche per la stabilizzazione dei precari dando valore e priorità al merito. La ricerca è il petrolio dell’Italia». 

Sui vaccini andrete avanti?
«Siamo orgogliosi di aver recuperato in pochi mesi percentuali di coperture che non si vedevano da anni». 

Il Lazio è uscito dal Piano di rientro, quando la Campania?
«Il Lazio ha consolidato buone performance sia sui conti sia sul Livelli di assistenza e avrà un anno di ulteriore affiancamento per migliorare ancora. Partiva da condizioni peggiori della Campania che ha pareggiato i conti ma è ancora molto dietro sulla qualità delle cure. Ma vedo che sta lavorando di buona lena».

Il Piano ospedaliero della Campania appena approvato?
«È finalmente stato approvato ora si può lavorare sui fabbisogni per le assunzioni».
© RIPRODUZIONE RISERVATA