Mancano migliaia di medici, il Molise chiama l'esercito

Mancano migliaia di medici, il Molise chiama l'esercito
di Ettore Mautone
Martedì 4 Giugno 2019, 07:00 - Ultimo agg. 14:55
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Dopo i pensionati e i giovani specializzandi tocca ai medici della sanità militare scendere in campo per coprire i buchi in organico del Servizio sanitario nazionale. L'ultima emergenza è in Molise dove il commissario alla Sanità Angelo Giustini considera i camici bianchi con le stellette l'ultima spiaggia prima di procedere alla chiusura forzata, già dal prossimo mercoledì, dei reparti di ortopedia dei presidi di Isernia e Termoli (Campobasso). Gli oltre 100 medici militari dovrebbero essere impiegati per almeno 5 mesi, il tempo necessario affinché il cosiddetto decreto Calabria del governo sia approvato portando in dote la possibilità di arruolare anche gli specializzandi agli ultimi due anni. Lo stesso decreto ha invece bocciato - con lo stop a un emendamento la possibilità di attingere tra i medici pensionati.
 
La crisi in Molise è solo la punta dell'iceberg di un Servizio sanitario nazionale ridotto a una gruviera quanto a dotazioni di personale. Nelle Regioni in Piano di rientro a peggiorare le cose è lo stillicidio dei tagli alla spesa (sono sette: Puglia, Abruzzo, Sicilia, Calabria, Campania, Lazio e Molise di cui le ultime 4 commissariate). Ma le carenze toccano tutte le Regioni a causa delle insufficienze delle scuole di specializzazione in alcune discipline. Come Ortopedia, Chirurgia, Anestesia, Ginecologia, Medicina di Urgenza e pronto soccorso, Radiologia. Specialità gravate da alte percentuali di responsabilità per eventi avversi, elevato rischio clinico, turni di lavoro massacranti, mancanza di incentivi con l'aggravante, per il pronto soccorso, che ci sono tante equipollenze dei titoli per i concorsi ma tutti, appena possono, scappano per andare nelle retrovie più tranquille e gratificanti. Anche l'eliminazione del tetto di spesa per il personale, deciso dal governo, (passato dal costo del 2004 meno 1,4% alla spesa registrata nel 2018) premia le regioni più ricche del Nord che negli anni hanno impiegato risorse proprie per aumentare le dotazioni mentre quelle in piano di rientro, che hanno rispettato i limiti, dovranno accontentarsi del vecchio parametro per evitare di subire la beffa di ulteriori tagli.

In base a uno studio dell'Anaao, il principale sindacato della dirigenza medica, a fallire è stata la programmazione del fabbisogno di personale. Tra il 2018-2025 le curve di pensionamento e di fabbisogni specialistici disegnano una mappa da brivido. A soffrire di più è il Piemonte al Nord, la Toscana al Centro, la Sicilia al Sud con l'unica eccezione del Lazio. Esplosiva, in Campania, la carenza di ben 800 unità di medici specialisti in Medicina di urgenza e pronto soccorso che già oggi fa sentire i suoi effetti. Reclutamenti col contagocce, concorsi nella disciplina quasi deserti, sofferenza nei reparti di emergenza e urgenza, difficoltà a coprire i turni disegnano una situazione che già dalla prossima estate potrebbe mettere in ginocchio anche grandi ospedali come il Cardarelli. Non va meglio alla Asl Napoli 1 dove il manager Ciro Verdoliva sta reclutando in sovrannumero medici e chirurghi per dirottarli nelle prime linee. «Nell'ambito di un panorama nazionale drammatico avverte Pierino di Silverio responsabile nazionale Anaao settore Giovani - anche e soprattutto nei pronto soccorso in Campania si avverte la sofferenza che alimenta la sfiducia dei cittadini nei confronti delle istituzioni acuendo anche il fenomeno delle aggressioni». Soluzioni? «Dotare i pronto soccorso di idonee strutture e infrastrutture, incentivi ad hoc per la la retribuzione dei medici di emergenza attraverso fondi aziendali e il contratto nazionale».

Tra il 2018 e il 2025 dei circa 105.000 medici specialisti impiegati nella sanità pubblica ne potrebbero andare in pensione circa la metà. 52.500. «Un esodo biblico spiega Vincenzo Bencivenga segretario regionale in Campania dell'Anaao - che richiede interventi immediati per attenuarne le conseguenze su quantità e qualità dei servizi. Del resto siamo di fronte ad una popolazione di professionisti invecchiata a causa del blocco del turnover». «I nostri dati - conclude Bruno Zuccarelli, primario al Monaldi e vicesegretario nazionale Anaao - mostrano che non basteranno i neo specialisti a sostituire i quiescenti. Con le pensioni a Quota 100 stimiamo che altri 4.500 medici dei 18.000 che acquisiranno il diritto nel triennio da qui al 2021 andranno in quiescenza e i concorsi non basteranno a colmare i vuoti». Arruolare gli specializzandi? «Siamo fortemente contrari - chiosa Antonio De Falco leader della Cimo - è a rischio la qualità generale del sistema perché la velocità dei processi in atto non concederà il tempo necessario per il trasferimento di conoscenze».
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