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Tornando invece ai Paesi europei, le richieste di nostri camici bianchi arrivano soprattutto da Gran Bretagna, Svizzera, Germania, Francia, Belgio, Olanda. Fuori dall'Europa la caccia al medico italiano parte soprattutto da Arabia Saudita, Qatar, Siria, Libia, Iraq, Sudan e Somalia. La ricerca avviene attraverso Linkedin o società di cacciatori di teste straniere specializzate. A quanto pare l'età non importa: nel giro di poco tempo all'ospedale di Padova una nefrologa esperta ha avuto un'offerta di lavoro dalla Francia, un altro specialista di 55 anni ha ricevuto un invito in Svizzera e un altro in Sudtirol direttamente dall'assessore ai servizi sanitari. Intanto nell'ultimo anno, 12 anestesisti dell'Ospedale di Verona hanno chiesto il trasferimento per via delle condizioni di lavoro troppo pesanti. «I motivi che inducono tanti camici bianchi a lasciare l'Italia? Un accesso alla professione più meritocratico, , prospettive di carriera migliori e retribuzioni molto più alte che in Italia», elenca Adriano Benazzato, segretario Anaao Assomed del Veneto.
«Un danno anche economico per il nostro Paese - commenta - se si pensa che lo Stato spende 150 mila euro per ogni singolo medico solo laureato. Se ha fatto la specializzazione, altri 150 mila euro». Ma c'è anche chi non ci sta e nonostante offerte più che vantaggiose decide di restare.
È il caso di Andrea Rossi, 41 anni, geriatra presso l'Azienda ospedaliera universitaria di Verona: «Mi ha contattato un'agenzia di cacciatori di teste, la Global executive solutions offrendomi un posto di consulente medico geriatrico di zona al Queen Elizabeth Hospital di Norfolk.
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