Medicina rigenerativa, da Napoli un focus sulle nuove frontiere

Una delle strade che si intende percorrere è quella di inserire queste terapie nei cosiddetti Pacc

Medicina rigenerativa
Medicina rigenerativa
di Ettore Mattone
Martedì 16 Maggio 2023, 19:49
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Medicina rigenerativa, ultima frontiera delle cure innovative in campo ortopedico, per lesioni tendinee, ossee e muscolari, dopo traumi o in malattie croniche o degenerative come le tendinopatie, le lesioni muscolari o l’artrosi. Ma le applicazioni sono tantissime: in campo cardiovascolare, per trattare le lesioni seguenti e un infarto o quelle ischemiche ai vasi degli arti inferiori a causa del diabete o per evitare le amputazioni.

Sotto i riflettori, nella sessione di studio della Simcri (Società scientifica italiana di medicina e Chirurgia rigenerativa polispecialistica) guidata da Eugenio Caradonna e che si è svolta a Napoli alla clinica Ruesch, anche gli studi e le applicazioni in chirurgia plastica, nella riparazione delle lesioni cutanee dopo ustioni e cicatrici, in chirurgia estetica, per aiutare il trapianto dei capelli, nella riparazione della cornea e della retina in oculistica e nella biorigenerazione dei tessuti e per il vasto campo della medicina estetica. E poi le nuove frontiere della medicina rigenerativa nella terapia del dolore, in Ginecologia, in Urologia, in chirurgia vertebrale per finire con le possibilità prossime venture dell’ingegneria tessutale per la costruzione di interi organi a partire dalle sue cellule staminali. 

«La ricerca scientifica e l’evoluzione tecnologica individuano oggi in tutti gli organi e tessuti del nostro organismo la presenza di riserve, veri e propri “nidi”, di cellule in grado di riparare i danni causati da traumi, processi patologici o degenerativi – sottolinea Donato Rosa docente associato di Malattie dell’apparato locomotore al policlinico Federico II di Napoli - l’esercizio fisico e la corretta alimentazione sono gli strumenti principali con cui agire per tenere fisiologicamente in efficienza queste preziose riserve ma oggi ci sono tecniche cliniche sempre più sofisticate in grado di aiutare e potenziare questi meccanismi riparativi fisiologici e l’ortopedia ha senza dubbio un ruolo centrale perché ha la storia più lunga.

Le applicazioni, sull’apparato muscolo scheletrico, sono soprattutto due: le riparazioni della cartilagine post traumatica nell’atleta e quelle nelle lesioni degenerative, come l’artrosi dell’anziano. La seconda riguarda le patologie muscolo tendinee molto frequenti negli sportivi sia professionisti che per diletto».

Tutti casi in cui i tradizionali strumenti riabilitativi e farmacologici riescono ad intervenire con tempi più lunghi e risultati non sempre ideali. «Per alcuni atleti queste lesioni ancorché riparate con la chirurgia o con la riabilitazione determinano una progressiva fragilità che trova ragione proprio in un deficit strutturale dei meccanismi riparativi che possono portare in alcuni casi anche alla conclusione dell’attività agonistica e nell’anziano determinare il ricorso alla chirurgia protesica».

Terapie che non sono invasive, sono associate alla fisioterapia e ben tollerate, soprattutto nelle lesioni muscolari (elongazioni, distrazioni di vario grado), nelle tendinopatie e in quelle articolari, dove la scarsa perfusione dei tessuti rallenta i tempi di guarigione. Cure che occorre affidare a specialisti esperti di medicina rigenerativa non solo per una più approfondita conoscenza dei prodotti applicabili (come le miscele di piastrine, le cellule del sottocute ecc.) ma anche per un’accurata valutazione dei loro effetti e indicazioni. 

«Va chiarito – ha concluso Donato Rosa - che la Medicina rigenerativa in Ortopedia non può sostituire la Chirurgia e tra i nodi irrisolti ci sono i costi elevati e protocolli non ancora standardizzati. La Regione Campania ha intanto istituito un tavolo tecnico per mettere a punto e disciplinare questi aspetti portandosi avanti rispetto al lavoro che andrà compiuto a livello nazionale. Un tavolo di cui fa parte anche Giuseppe Longo manager del Policlinico Federico II. Da mettere a punto ci sono tariffe, indicazioni e protocolli. Una delle strade che si intende percorrere è quella di inserire queste terapie nei cosiddetti Pacc, (percorsi ambulatoriali complessi e coordinati) di recente disciplinati dalla Regione in campo oncologico e diagnostico e che potrebbero trovare nuova applicazione anche in altri settori dell’assistenza pubblica». 

«Le cellule staminali – ha  poi concluso il prof. Caradonna – sono presenti in nicchie immunomodulatoroie nel midollo osseo con funzioni rigenerative riparative anche dei linfociti e delle cellule dendritiche. Con l’invecchiamento cambiano anch’esse e ogni tessuto ha le sue. Nel sangue sono dosabili e con un esame del sangue dal costo contenuto eseguibile in laboratori attrezzati è possibile valutare la “staminalità” di una persona. Il prelievo di determinate cellule staminali da un tessuto diverso se immesse in un organo danneggiato non saranno in grado di riparare quell’organo (non sono cellule multipotenti) ma riconoscono il segnale di quel tessuto e ci dialogano inducendo l’espressione di recettori che consentono di aiutare e potenziare i processi riparativi delle staminali di quel tessuto».

Il loro utilizzo? In Ortopedia e Chirurgia vascolare, soprattutto, nelle lesioni muscolari e tendinee, nelle ischemie periferiche e cadiovascolari. Le staminali sono in grado di ridurre il tasso di amputazioni nel 70 per cento dei casi nella ischemia critica degli arti. Si possono anche Indurre quelle pluripotenti che da semplici fibroblasti del connettivo sono in grado di riparare un tessuto diverso come quello miocardico”.

Tecniche sempre più sofisticate dunque, che con l’ausilio di un sistema che taglia e cuce il Dna (Crispr) permette anche la manipolazione dell’informazione genetica in vitro delle cellule come avviene per le tecniche Car-T per la cura di alcuni tumori del sangue. La prospettiva è di un prelievo di tali cellule dal midollo osseo, il loro condizionamento e poi coltivazione e successivamente l’uso per la cura si patologie. Applicazioni altamente innovative applicabili anche alla retina su cui un gruppo di ricercatori di Modena è all’avanguardia nel mondo.  

Anche le staminali invecchiano ma alcune di quelle site nei vasi e nel midollo osseo hanno la peculiarità di non invecchiare e sono per questo le popolazioni di cellule  più interessante per l’uso nella cura delle patologie dell’uomo. 

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