Michele Merlo morto per una leucemia fulminante: ecco cosa può scatenare questa malattia tra i giovanissimi

Michele Merlo morto per una leucemia fulminante: ecco cosa può scatenare questa malattia tra i giovanissimi
di Lorenzo Calò
Martedì 8 Giugno 2021, 13:00 - Ultimo agg. 16:11
4 Minuti di Lettura

La «leucemia fulminante» nei trattati di medicina non esiste: è una esemplificazione giornalistica per spiegare casi acuti spesso con effetti fatali, dovuti a un esordio tumultuoso della malattia rispetto al quale né i tempi di intervento né gli effetti delle terapie sortiscono effetto. Secondo aspetto importante: la leucemia non ha età. Dunque non si può parlare di «episodi giovanili» sebbene alcune avvisaglie non vadano sottovalutate. Con il termine leucemia si indicano una serie di malattie in cui si ha una proliferazione incontrollata di alcune cellule staminali, che interferiscono con la crescita e lo sviluppo delle normali cellule del sangue.

Video

Quanti i casi di leucemia in un anno?

Le ultime stime parlano di 33mila nuovi casi diagnosticati in un anno in relazione ai tumori del sangue che rappresentano una delle prime cinque cause di morte in Italia.

In media risulta maggiormente colpita la popolazione al di sopra dei 65 anni.

Quali sono i sintomi?

«Solitamente non gravi, poco specifici e simili ad altri disturbi - spiega il professor Fabrizio Pane, presidente della Società italiana di ematologia e direttore dell'Uoc di ematologia dell'azienda ospedaliera universitaria Federico II di Napoli - dunque, è opportuno evitare allarmismi ma agire dopo aver ascoltato il parere del medico che consiglierà lo svolgimento dei necessari accertamenti diagnostici».

Quali le avvisaglie?

Astenia, sonnolenza, febbre (quasi mai molto alta, che spesso scompare e poi si ripresenta), sudorazione eccessiva, perdita di peso, dolori ossei, sanguinamento dalle gengive o dal naso, qualche volta comparsa di ematomi, ulcere, gonfiore dei linfonodi.

Perché si parla di leucemia fulminante?

«È una espressione molto usata dai media - spiega il professor Nicola Cantore, già responsabile della divisione Ematologia dell'azienda ospedaliera Moscati di Avellino - le leucemie costituiscono invece la causa scatenante di complicanze e scompensi a carico dei globuli bianchi e delle piastrine».

Cosa è la leucemia promielocitica acuta?

È la forma più aggressiva di tumore del sangue. A causare la morte sono le emorragie. È molto rara, colpisce una persona su un milione di abitanti. Colpisce adulti, giovani adulti, più raramente i bambini. Non è chiara la causa: forse una stagionalità o un virus o un batterio. La malattia nove volte su dieci è sostenuta da una anomalia cromosomica acquisita: una anomalia su due cromosomi, il 15 e il 17, che si rompono. Il risultato è un aumento esponenziale dei globuli bianchi che causano la perdita di tutti i fattori di coagulazione ed emorragie ovunque, la più fatale è quella cerebrale. Che, però, può essere evitabile e trattabile se si interviene per tempo.

Quanti tipi di leucemie esistono?

Vari: quella mieloide che colpisce in prevalenza soggetti adulti o anziani e quella linfoide più frequente in età pediatrica. Ma, in generale, parlare di leucemie include una casistica molto ampia con il rischio di conseguente prognosi infausta molto variabile.

Qual è la percentuale di guarigioni?

Grazie ai progressi della scienza, la morte del paziente resta una eventualità ma in ogni caso attualmente la possibilità di guarigione, definita tale dopo un tempo di osservazione non inferiore a cinque anni, è intorno all'80 per cento nei pazienti pediatrici e al 60 per cento negli adulti.

Quali sono le cure?

Le soluzioni terapeutiche più appropriate vengono adottate soltanto dopo l'analisi molecolare e comunque possono variare dalla chemioterapia alla somministrazione di anticorpi monoclonali o di altri farmaci specifici.

Quando viene eseguito il trapianto?

Generalmente si comincia con una fase di induzione che ha lo scopo di eliminare le cellule leucemiche (blasti) presenti nel sangue e di riportare quelle del midollo osseo a livelli normali. Una volta ottenuta la cosiddetta remissione completa, cioè l'assenza di segni e sintomi (meno del 5 per cento di blasti nel midollo), si passa alla fase di consolidamento che ha lo scopo di rafforzare i risultati ottenuti nella prima fase, eliminando anche le ultime cellule tumorali rimaste. Successivamente è possibile procedere con un trapianto di cellule staminali ematopoietiche, capaci cioè di generare le cellule del sangue. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA