«Per molte persone colpite da tumori in fase avanzata l'immuno-oncologia ha rappresentato una vera e propria svolta - spiega Ascierto, anche presidente della Fondazione Melanoma -. Questo approccio non solo migliora la sopravvivenza a lungo termine, ma garantisce anche una buona qualità di vita». L'elemento chiave nella storia dell'immuno-oncologia è stata la scoperta dei checkpoint, molecole coinvolte nei meccanismi che permettono al tumore di evadere il controllo del sistema immunitario.
«Queste molecole - sottolinea - possono diventare bersaglio di anticorpi monoclonali che, inibendo i checkpoint, riattivano la risposta immunitaria anti-tumorale».
L'obiettivo della SICT è rendere l'immunoterapia «uno standard di trattamento dei tumori» e rendere la parola 'curà una realtà per i pazienti oncologici in tutto il mondo. «Molte conquiste - aggiunge - sono considerate ormai acquisite. Nel melanoma metastatico grazie all'immunoterapia il 20 per cento dei pazienti è vivo a 10 anni dalla diagnosi». Prospettive importanti - come riferito - si stanno estendendo nelle neoplasie del polmone, del rene, del distretto testa-collo, della vescica e del linfoma di Hodgkin. «Siamo entrati - conclude - nella seconda fase dello 'tsunamì provocato da questa rivoluzione terapeutica. Da un lato si stanno aprendo importanti prospettive grazie all'uso di queste molecole in combinazione o in sequenza, dall'altro dobbiamo capire perché solo una parte dei pazienti può beneficiare di queste nuove armi».