Dal convegno “Immunotherapy Bridge” parte una nuova speranza per i pazienti del melanoma a cui, fino all’altro ieri, neanche l’immunoterapia veniva vista come un’ancora di salvezza.
Il melanoma più aggressivo, quello dell’occhio, può essere trattato con risultati più che soddisfacenti con un immunoterapico di nuova generazione, il Tebentafusp, ovvero una molecola bispecifica in grado di traghettare le cellule del sistema immunitario direttamente nel tumore.
Lo studio, nato da un’intuizione dell’oncologa Ester Simeone, braccio destro di Paolo Ascierto, ha dimostrato che pazienti con Ldh normali e o a un basso carico di malattia, con meno di tre siti metastatici, nel 55% dei casi possono beneficiare più a lungo del trattamento.
Nel convegno a cui partecipano 150 oncologi e immunologi provenienti da ogni parte del mondo, Maria Grazia Vitale, altra oncologa del team di Ascierto, è la prima firma di uno studio condotto su pazienti, che per le comorbidità riportate, non possono essere inclusi in nessun studio clinico.
L’immunoterapia, insomma, continua ad essere vista come l’unica concreta speranza di sopravvivenza. «In dodici anni - dice il padrone di casa Paolo Ascierto, organizzatore del convegno nella doppia veste di oncologo del Pascale e presidente della Fondazione Melanoma – da quando abbiamo voluto organizzare questo “Bridge” tra il Pascale e la comunità internazionale, le persone vive dopo la diagnosi di melanoma sono aumentate fino al 70-75 per cento. E’ un tumore della pelle in costante crescita con un incremento del 20 per cento dopo il Covid. Per fortuna negli ultimi dodici anni anche la ricerca è cresciuta in maniera esponenziale. Oggi, grazie solo all’immunoterapia, riusciamo a salvare più della metà dei pazienti. Un risultato ovviamente che non può e non deve bastarci».