Piede diabetico, il Coronavirus non ferma le cure al Policlinico Vanvitelli

Piede diabetico, il Coronavirus non ferma le cure al Policlinico Vanvitelli
Mercoledì 29 Luglio 2020, 11:13 - Ultimo agg. 11:39
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Nessuno stop per il Centro per la Cura del piede diabetico dell'Azienda ospedaliera Luigi Vanvitelli, durante il lockdown, che ha continuato a seguire i pazienti con i necessari trattamenti riducendo così il rischio di amputazione dell'arto. Il lockdown per l'emergenza sanitaria da Covid-19 infatti come rileva uno studio realizzato dal Gruppo di ricerca, coordinato da Katherine Esposito, responsabile dell'U.P. di Diabetologia e del Centro per la Vura del piede diabetico dell'Azienda Vanvitelli, avrebbe potuto far aumentare il rischio di amputazione del piede diabetico per un ritardo nelle diagnosi e nell'effettuazione dei trattamenti.

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Lo studio, riportato su Diabetes Care, rivista ufficiale dell'American Diabetes Association, rivela che se, da un lato, un numero maggiore di pazienti affetti da piede diabetico è stato sottoposto ad un'amputazione minore rispetto a quanto si era verificato negli stessi mesi dello scorso anno, la continuità dell'assistenza prestata dal centro di terzo livello per la cura del piede diabetico ha permesso ai pazienti maggiormente fragili di accedere a trattamenti specifici, come terapia antibiotica mirata, interventi di rivascolarizzazione e di salvataggio dell'arto. «La tempestività della diagnosi e dei trattamenti emergono come requisiti fondamentali nel management dell'ulcera diabetica - afferma Esposito - il nostro Centro per la cura del piede diabetico, attivo per tutta la fase di emergenza, ha consentito ai pazienti già in cura di proseguire in sicurezza il loro percorso terapeutico e ai nuovi pazienti presi in carico di trovare il giusto indirizzo diagnostico e terapeutico per la gestione della loro malattia». Durante l'emergenza, il team multidisciplinare specializzato dell'Azienda Vanvitelli ha continuato a operare su numerosi pazienti, provenienti anche da altre regioni d'Italia, interrompendo per molti la progressione della patologia che spesso inevitabilmente comporta l'amputazione dell'intero arto inferiore.

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