Nuovo Dpcm Natale, il virologo matematico Merler: «Il peggio è alle spalle, serve prudenza sulla scuola»

Nuovo Dpcm Natale, il virologo matematico Merler: «Il peggio è alle spalle, serve prudenza sulla scuola»
di Marco Esposito
Venerdì 4 Dicembre 2020, 12:00 - Ultimo agg. 16:05
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Novecentonovantatre morti. Mai così tanti in un giorno. E altri 23.225 casi. Professor Merler, lei da epidemiologo e matematico è il massimo esperto italiano sui numeri della pandemia: quando potremo dire che il peggio è passato?

«Possiamo già dirlo: il peggio è alle spalle - risponde Stefano Merler, ricercatore della fondazione Bruno Kessler di Trento e componente dell'Istituto superiore sanità - perché il picco di contagi in Italia c'è stato tra il 10 e il 15 novembre. Però i decessi seguono di almeno venti giorni il contagio e questo spiega i numeri drammatici di oggi».

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La Cabina di regia sta per comunicare il dato aggiornato dell'indice di trasmissione Rt. È vero che per la prima volta in autunno saremo sotto 1?
«L'indice Rt, aggiornato al 18 novembre, da diverse settimane è in discesa. Aspettiamo la comunicazione ufficiale ma un valore anche di poco sotto 1 sarebbe un'ottima notizia».

Però con i contagi siamo al 3 dicembre. Perché tanto ritardo per calcolare il valore di Rt? 
«Attenzione. I 23.225 tamponi positivi registrati nell'ultimo rapporto giornaliero della Protezione civile non corrispondono al momento del contagio.

Noi facciamo tornare indietro i dati alla data giusta, cioè al momento in cui le persone si sono infettate».

Così non si rischia di fare scelte su chiusure ed aperture sempre su dati vecchi?
«Non si può essere molto più veloci sulla raccolta dei dati. La nostra analisi è la più aggiornata possibile. Non credo proprio che all'estero facciano di meglio».

Non sono troppi ventuno parametri?
«Il sistema funziona, di una riduzione si può discutere ma a mio parere sono tutte verifiche utili per l'analisi complessiva del fenomeno. In qualche caso un indicatore appare ridondante, ma permette di confermare l'attendibilità di altri valori».

La discesa dell'indice Rt riguarda tutto il territorio nazionale?
«Ci sono differenze tra le regioni tuttavia il trend al ribasso riguarda l'intera penisola».

Anche la Campania?
«Tre province sono sotto 1 mentre altre due sono appena un po' sopra».

Come Mattino abbiamo stimato che da quando l'Italia è stata divisa in tre colori la curva delle regioni rimaste sempre rosse è scesa solo di poco più velocemente di quella delle regioni che sono rimaste sempre gialle. Concorda con questa analisi?
«Abbiamo appena fatto un ragionamento simile anche noi e confermo. Le regioni rosse hanno una decrescita più marcata ma sono andate bene anche le gialle e ciò ci dice una cosa interessante».

Ovvero?
«La zona gialla può essere un buon modo per convivere con il virus in attesa del vaccino, purché si sia pronti a reagire con l'attivazione di zone arancioni e rosse quando e dove necessario».

Il governo però riaprirà la scuole superiori dal 7 gennaio. Quanto si rischia a rendere più pallido il giallo?
«Difficile dare una risposta. A settembre con la riapertura di tutte le attività, dalle scuole alle partite di calcetto, siamo entrati in crisi in tre settimane. Adesso l'indice Rt è sotto controllo ma non abbiamo un ampio margine, anche perché il numero quotidiano di contagi è ancora alto. Qualunque misura va presa con raziocinio. Le regole della zona gialla funzionano, se allarghiamo troppo il virus ne può approfittare».

In Campania invece in questi mesi sono rimaste chiuse anche le scuole elementari. La misura ha portato benefici ben visibili oppure è stato solo un sacrificio per l'istruzione dei più piccoli?
«Stiamo studiando il caso Campania, peraltro non del tutto isolato anche se è quello dove la chiusura si è protratta più a lungo. Tuttavia non ho ancora elementi sufficienti per rispondere».

Sta facendo molto discutere il divieto dagli spostamenti sovracomunali il 25 e 26 dicembre. Qual è la vostra valutazione?
«Le misure non dipendono direttamente dagli epidemiologi. Le persone devono comprendere la pericolosità di certi comportamenti. Ho molto rispetto di questo virus e dobbiamo averne tutti paura. La sua trasmissibilità è ancora enorme».

Nel picco di decessi la seconda ondata è stata peggiore della prima, come mai?
«I valori complessivi sono analoghi. Il 27 marzo abbiamo avuto 969 vittime. Però allora la pandemia colpiva quasi solo tre regioni, adesso è diffusa ovunque».

Dobbiamo temere una terza ondata?
«Il nostro comportamento ci può aiutare ad evitarla. I valori stanno scendendo: possiamo mantenere l'indice Rt sotto uno e scendere sotto i diecimila contagi giornalieri. Con le regole della zona gialla ci arriviamo. Ma al contrario di quanto accaduto in estate, dobbiamo essere consapevoli che il virus è veloce e non ci lascia molto tempo per riflettere: se commettiamo l'errore di abbassare la guardia non è probabile, è certo che ci sarà la terza ondata, anche perché probabilmente meno del 10% della popolazione italiana si è infettata».

Da epidemiologo, lei ha già messo in guardia dal prossimo virus, il Nipah. Cosa dobbiamo aspettarci?
«Nella storia umana abbiamo debellato solo il vaiolo. Le minacce sono tantissime ed è facile profetizzare l'arrivo di altri virus. Il Nipah è già passato dagli animali all'uomo, in Malesia, ed è fortemente letale. Per fortuna non si trasmette ancora da uomo a uomo. Ma potrebbe mutare... Certo, non dico che sarà diabolico come il Covid-19».

Cos'ha di così astuto?
«È bravo perché in tanti casi non provoca alcun sintomo. La Sars è simile come potenzialità di contagio ma ha fatto appena un migliaio di morti nel mondo perché quasi tutti i casi sono sintomatici, con sintomi ben riconoscibili, e siamo riusciti ad isolarli tutti».

E non c'è una fase di incubazione nella Sars?
«Sì, ma non c'e` trasmissione pre-sintomatica. Con il Covid invece è contagioso sia l'asintomatico che non svilupperà mai la malattia, sia i pre-sintomatici. Questa è l'astuzia del virus: non puoi riconoscere chi ti contagerà. Ecco perché, in attesa del vaccino, l'unica difesa è il distanziamento sociale, il rispetto di tutte le regole».

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