Obbligo vaccinale, Giancarlo Leone: «Sì e per tutti: a rischio anche le produzioni di film»

Obbligo vaccinale, Giancarlo Leone: «Sì e per tutti: a rischio anche le produzioni di film»
Obbligo vaccinale, Giancarlo Leone: «Sì e per tutti: a rischio anche le produzioni di film»
di Diodato Pirone
Giovedì 30 Dicembre 2021, 07:15 - Ultimo agg. 21 Febbraio, 17:57
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Giancarlo Leone rappresenta le 6.000 società italiane che producono film, fiction, intrattenimento, documentari e film tv e che sono raggruppate nell'Apa, l'associazione dei produttori di audiovisivi di cui è presidente, oltre ad essere amministratore delegato di Q10 Media. Le imprese e i loro 300.000 dipendenti diretti e dell'indotto (50% circa nel Lazio) sono in subbuglio. Stava procedendo tutto bene ma ora Omicron rischia di bloccare tutto. Anzi una decina di set sono stati già fermati dalla grandine di positivi e quarantene

Per questo ieri Leone ha lanciato l'allarme e ha fatto tre richieste: cancellazione delle quarantene per i lavoratori che abbiano effettuato le terze dosi; obbligo di vaccinazione per i dipendenti del settore che potrebbero così lavorare solo con il Super Green pass; condivisione da parte delle emittenti televisive e delle piattaforme degli eventuali maggiori costi dovuti al blocco o al rallentamento delle produzioni.

Dottor Leone, quali sono le ragioni del suo allarme?
«In questo momento sono rallentate per Covid già una decina di produzioni di film e di documentari.

Bloccare un set per una settimana ha costi altissimi».

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Cosa significa?
«Si possono arrivare a spendere anche 300 mila euro in più per una settimana di fermo imprevisto. Fare un audiovisivo è un po' come lavorare su una linea di montaggio: se viene a mancare il personale di un segmento si ferma tutto. Nessuno lavora se non ci sono tecnici o artisti. È quello che sta succedendo e bisogna fermare la deriva».

Lei sta dicendo che se continua così in primavera gli spettatori rischiano di restare senza fiction in tivù?
«Vale anche per l'intrattenimento. Ma questa volta non sarebbero i contagi a fermare l'industria dei film ma l'enorme quantità di persone costrette alla quarantena»

Rimedi?
«La salute dei lavoratori viene prima di tutto. Tuttavia le regole prevedevano la quarantena anche per chi non è positivo ma viene in contatto stretto con un contagiato. Ogni caso di positività così avrebbe fermato molte persone, decine su luoghi di lavoro molto movimentati come i set audiovisivi. Giusto togliere la quarantena per chi è difeso dalla terza dose».

Basta questo?
«Ovviamente no. Proprio per difendere la salute di tutti è necessario che per i lavoratori di un settore complesso e interdipendente come il nostro scatti l'obbligo vaccinale o che, almeno, si stabilisca che possono presentarsi al lavoro solo coloro che sono in possesso di Super Green pass ovvero solo i vaccinati. Questo vale per l'audiovisivo come per l'intero sistema industriale del Paese».

È la proposta che recentemente il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi ha rilanciato proprio dalle colonne del Messaggero...
«Apa aderisce a Confindustria e la proposta di Bonomi rispecchia in pieno il nostro pensiero. È fondamentale impedire il blocco del Paese proprio in una fase nella quale la ripresa economica si sta irrobustendo, ovviamente senza mettere a rischio i lavoratori né la collettività».

Che rischi vede per il suo settore?
«Siamo in una fase di buona ripresa anche per via delle misure prese dal governo, e in particolare dal ministro della Cultura Dario Franceschini, sul credito d'imposta. Il comparto degli audiovisivi produce un giro d'affari di 1,5 miliardi e assicura circa 300 mila posti di lavoro fra diretti e indiretti. Fermare questa macchina mentre è in piena accelerazione sarebbe assurdo».

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Il blocco comporterebbe effetti negativi anche su Roma e sul Lazio?
«Molto pesanti. Più o meno nella Capitale si produce il 50% dell'audiovisivo italiano».

Lei chiede alle piattaforme, quindi alla Rai e agli altri utilizzatori dei vostri prodotti, di farsi carico di una parte dell'aumento dei costi dovuti ai blocchi da Covid. Non sta spingendo il cuore oltre l'ostacolo?
«Ma non vedo alternativa ed è giusto partecipare ai rischi e ai maggiori costi. In Francia c'è un sistema assicurativo che protegge i produttori da imprevisti analoghi a quelli degli stop o dei rallentamenti provocati dalle tante quarantene. In Italia non è pensabile che sia solo la produzione indipendente a pagare per tutti».

 

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