Covid, Ballabio: «Omicron al capolinea, altre varianti sono possibili ma saranno più deboli»

Covid, Ballabio: «Omicron al capolinea, altre varianti sono possibili ma saranno più deboli»
di Lorenzo Calò
Mercoledì 9 Febbraio 2022, 07:27 - Ultimo agg. 10 Febbraio, 07:46
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Professor Andrea Ballabio, con Omicron l'epidemia è al capolinea?
«Per rispondere a questa domanda dobbiamo prima comprendere come si comporta il virus».

E per farlo, voi genetisti del Tigem, che lei coordina, studiate e mappate il genoma. È così?
«Il nostro progetto di ricerca analizza dal punto di vista genetico una serie di malattie non diagnosticate per dare una risposta a quei casi per i quali la medicina non è ancora riuscita a formulare una diagnosi. Noi studiamo il genoma umano che, per farle un esempio, è costituito da combinazioni di 3,2 miliardi di lettere. Pensi: quello del Sars Cov 2, responsabile del Covid, ne conta solo 30mila».

Dunque, per voi scienziati è un gioco da ragazzi...
«Come tutti gli organismi viventi i virus, quando si moltiplicano, possono modificare il proprio assetto genetico, selezionando, in senso darwiniano, quella che per loro stessi, non certo per l'ospite che li subisce, è la condizione più vantaggiosa che diventa poi preponderante rispetto alle altre mutazioni.

Ora: siccome il virus si moltiplica molte volte ha un'ampia possibilità di mutare».

Ma non c'è mai un limite a queste mutazioni?
«Ed è proprio quello che noi pensiamo possa essere avvenuto con Omicron. Dunque, pensiamo che ci sia un limite al numero di variazioni che creano vantaggi per il virus, limite oltre il quale le variazioni causano un indebolimento. Con Omicron questo processo, insomma, avrebbe raggiunto il proprio limite. Ecco perché, come sembra, il virus pur avendo una trasmissibilità molto elevata, è meno patogeno. E per noi questa è la prima buona notizia».

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Non mi dica che le buone notizie finiscono qui. Ce n'è almeno un'altra?
«La seconda buona notizia riguarda il picco e la discesa».

Ci spieghi...
«Omicron ha incontrato una popolazione in larga parte vaccinata mentre altre varianti si sono diffuse in un lasso di tempo in cui la popolazione era meno protetta o non protetta affatto. Con Omicron la salita dei contagi è stata molto rapida e impetuosa ma, allo stesso modo, altrettanto rapida appare la discesa. E questo giustifica un certo ottimismo da parte della comunità scientifica».

Vuol dire che stiamo uscendo dall'incubo?
«Potremmo uscirne rapidamente ma, va ricordato sempre, il nostro grande punto di forza è stato il vaccino. Senza il vaccino e con l'incedere della variante Omicron, sarebbe stata una strage».

Il governo ha deciso di ridurre l'impatto delle restrizioni allentando le limitazioni imposte nelle ultime settimane. È una decisione corretta?
«La curva dei contagi sta calando rapidamente. Alla luce dei dati che abbiamo sinora si può ragionevolmente prevedere che anche allentando alcune restrizioni non ci sarà una rapida risalita delle infezioni, anche perché è improbabile che chi si è già infettato possa reinfettarsi in un breve lasso di tempo. Ma c'è un'incognita».

Quale?
«L'incognita riguarda l'insorgenza di qualche altra variante totalmente diversa anche da Omicron. Al momento non c'è nulla di certo: potrebbe succedere sebbene siamo abbastanza ottimisti».

Quanto incide sulla possibilità di dar luogo a ulteriori varianti il fatto che larga parte della popolazione mondiale non sia ancora vaccinata?
«Certo, un tempo si pensava che l'ampia fascia dei non vaccinati potesse costituire una sorta di serbatoio per la diffusione di nuove varianti. Ma con Omicron questo paradigma è cambiato perché abbiamo osservato come siano state infettate anche persone vaccinate pure con tre dosi. Bisogna però sottolineare che in questi casi le persone infettate abbiamo però sviluppato una malattia molto meno grave perché comunque sono stati protetti dal vaccino».

Questo vale anche per la variabile stagionalità visto che molti studiosi prevedono possibili nuove ondate, come al solito, a ottobre, dopo l'estate?
«Se pure il fattore della stagionalità dovesse incidere su una ripresa dell'epidemia di contro avremo anche nuovi vaccini. Come ha ricordato il mio amico e collega Sergio Abrignani, non è corretto parlare di quarta, quinta, sesta dose ma di vaccini del tutto nuovi in grado di proteggerci contro eventuali altre varianti. Esiste la possibilità che in futuro dovremo fare un vaccino ogni anno diverso per stare più sicuri».

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