Passaporto vaccinale, il sì di palestre e piscine: «Così si rilancia lo sport»

Passaporto vaccinale, il sì di palestre e piscine: «Così si rilancia lo sport»
di Valeria Arnaldi
Domenica 24 Gennaio 2021, 07:27 - Ultimo agg. 22:34
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Piscine chiuse. Circoli con impianti sportivi inutilizzati. Palestre inaccessibili. Realtà imprenditoriali al collasso. E la richiesta di strumenti, come il passaporto vaccinale, per riaprire in sicurezza. Presto. «Sì al passaporto vaccinale e a qualsiasi strumento riconosciuto dai sanitari che consenta di riaprire presto e tornare alla normalità - dichiara Giorgio Averni, presidente del circolo Antico Tiro a Volo, a Roma - Ricevo continuamente telefonate di persone che vorrebbero poter accedere agli impianti sportivi e nonostante sappia bene quanto, in particolare per alcune, sarebbe importante e utile, sono costretto a dire no». A preoccupare è anche la situazione politica attuale. «Tutto quello che distoglie dai problemi veri è deprecabile - prosegue - non voglio dire che ci sia un'attenzione deliberatamente spostata su altro, ma la pandemia è un problema che ogni persona vive sulla propria pelle. Si dovrebbe guardare prima al benessere della gente e poi al dibattito politico, che peraltro dovrebbe avere come fine ultimo proprio il benessere delle persone».

La questione è anche sociale. «Il passaporto vaccinale sarebbe, certamente, un bel mezzo per riaprire le attività - commenta Paolo Barelli, presidente Federazione Italiana Nuoto - occorre che ci siano i vaccini.

Stando alle stime dei tecnici, forse per luglio avremo una percentuale alta di vaccinati. Temo, però, che a quel punto molte piscine saranno fallite. Lo sport non è solo quello dei grandi campioni, è un elemento essenziale per il benessere psicofisico delle persone e mi pare che questo sia stato dimenticato dalla politica». A ciò si aggiunge la questione economica. «Un impianto di medie dimensioni - spiega - ha, in media, come costi fissi circa 30/40mila euro al mese. Stiamo parlando di quasi mezzo milione in 12 mesi, ossia da quando le strutture sono chiuse. E per gli impianti grandi, i costi salgono a 60/70mila euro mensili. Come si può resistere così? Ad oggi, il 70% degli impianti per il nuoto è chiuso e la metà non riuscirà a riaprire. Il problema ci sarà anche in ottica agonistica. Ci sono ragazzi che si impegnavano costantemente, andando la mattina a scuola e il pomeriggio in piscina, che ormai da mesi non possono più farlo».


LE DIFESE IMMUNITARIE
Stessa opinione per Marco Bisciaio, Referente nazionale Parkour-Federazione Ginnastica d'Italia: «Ben venga il passaporto vaccinale. Chiudere le palestre è stato un errore: lo sport rafforza le difese immunitarie ed è importante pure a livello psicologico. Inoltre, le varie strutture hanno lavorato per mettere in sicurezza i locali. Ci sono bimbi tra i 5 e i 7 anni, ad esempio nella ginnastica artistica, che stavano facendo attività preparatoria all'agonismo. Se non consentiamo loro di farla per un anno o due, i risultati li vedremo tra un paio di Olimpiadi. In altri Paesi, la preparazione è andata avanti». Servono interventi concreti. E rapidi. «Da cittadina ammetto che il passaporto vaccinale mi pare una forzatura perché tocca la privacy - commenta Laura Filipponi, responsabile Lungotevere Fitness, a Roma - ma è benvenuto se serve per far ripartire le attività, che ormai, in molti casi, sono al collasso economico e psicologico. Siamo chiusi da un anno e, con il Decreto Ristori, abbiamo ricevuto 4000 euro e poi altri duemila. Una somma insufficiente a coprire le spese. C'è chi non se ne cura e va avanti non pagando. E c'è chi, non riuscendo a mantenere gli impegni presi, giunge a gesti estremi come il suicidio».
Il tema delle palestre è ampio e coinvolge tante attività differenti. «Sì al passaporto vaccinale e agli strumenti per riaprire in sicurezza - dice Deborah Carravieri, istruttrice Difesa Donna presso Bono Academy-Sesto San Giovanni - da quando sono state chiuse le palestre, abbiamo dovuto sospendere l'insegnamento delle tecniche di difesa personale, le violenze però non si sono fermate, anzi, l'isolamento in casa ha peggiorato molte situazioni».

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