«Coronavirus, ecco perché non fa paura»: il vademecum dell'esperto napoletano

«Coronavirus, ecco perché non fa paura»: il vademecum dell'esperto napoletano
Mercoledì 19 Febbraio 2020, 14:35 - Ultimo agg. 14:37
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«I coronavirus sono conosciuti in veterinaria da tempo (venne isolato per la prima volta dal pollo nel 1937 da Baudette ed Hudson), responsabili di diverse malattie infettive di cani, gatti, maiali, ruminanti, polli ed altri volatili domestici, ma anche animali selvatici con forme sintomatiche e non». È quanto sostiene il professor Giuseppe Iovane, ordinario di Malattie Infettive alla Federico II e direttore della Scuola di Specializzazione in Malattie Infettive e Polizia Veterinaria, in una lettera inviata ai colleghi a proposito dell'emergenza coronavirus. 

«Una peculiarità dei coronavirus  - spiega Iovane - è la capacità di mutare e ricombinarsi generando nuovi ceppi con caratteristiche patogenetiche nuove nella medesima specie o in grado di effettuare il salto di specie. Così è successo nei cani (CCoV I-II), gatti (FCoV e FIP),  maiali (TGEV-PEDV) e polli e tacchini (BI e TC), nel primo ospite si sono isolati oltre 60 sierotipi varianti. Origine del nCoV19 è probabilmente legata ad un salto di specie dai pipistrelli, normalmente portatori di coronavirus, che non rientrano abitualmente nella dieta dei cinesi. L' indice di riproducibilità stimato è del 2.2 , basti pensare ad esempio che per il  morbillo è 20-27 e per l’afta epizootica 7. Per adesso sono colpiti più gli uomini over 55 anni.L'incubazione resta per ora da due a dodici giorni. Il tasso di mortalità è basso, pari al 2-3%».

E ancora, per Iovane, «la mascherina, generica, protegge gli altri e non chi la porta. Gli alimenti e merci cinesi non sono pericolose. La diagnosi certa richiede 24 ore. La profilassi corretta consiste nell'intercettare chi  è stato a stretto contatto con ammalati. La vaccinazione anche se ha garantito in più di un caso un controllo della malattia ed una riduzione della morbilità e mortalità, non è considerata una modalità risolutiva della situazione. La lunga esperienza dell’uso di vaccini omologhi in campo avicolo ( si vaccina dalla fine degli anni ’40) ha infatti dimostrato che nei vaccinati l’infezione si sviluppa alla stessa stregua di quanto avviene in natura, quindi il virus attenua il suo potere patogeno ma “nascondendosi” nella popolazione vaccinata muta a causa della pressione immunologica. Il raddoppio dei casi era previsto  poiché le autorità cinesi hanno sottovalutato e ritardato di trenta giorni la denuncia. La psicosi reca più danni e anche questa malattia infettiva sarà superata senza problemi» conclude Iovane. 

 
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