La polmonite da Covid-19 è diversa da quella causata da batteri e virus come quello influenzale: invece di infettare rapidamente ampie regioni dei polmoni, Sars-Cov-2 si insedia in più piccole aree di questi organi. Quindi dirotta le cellule immunitarie dei polmoni e le usa per diffondersi in questi organi per giorni o addirittura settimane, come più incendi che divampano in una foresta. Questo fa sì che la polmonite da Covid-19 duri di più e causi più danni. Emerge da uno studio della Northwestern Medicine pubblicato sulla rivista Nature.
Covid, Oms: niente immunità di gregge nel 2021. Varianti, rischio ondata di casi e ricoveri
La ricerca è la prima in cui gli studiosi hanno analizzato le cellule immunitarie dei polmoni di pazienti affetti da polmonite Covid-19 in modo sistematico e le hanno confrontate con quelle di pazienti con polmonite da altri virus o batteri.
Gli studiosi della Northwestern Medicine testeranno un farmaco diretto proprio verso questi target uno studio clinico all'inizio del 2021. «Il farmaco da testare - evidenziano - attenua la risposta infiammatoria di queste cellule immunitarie, consentendo così l'avvio del processo di riparazione nel polmone danneggiato». «Il nostro obiettivo - sottolinea Scott Budinger, co-autore senior dello studio - è rendere COVID-19 lieve anziché grave, rendendolo paragonabile a un brutto raffreddore». «Questo sforzo - conclude Richard Wunderink, co-autore senior dello studio- rappresenta davvero un “lancio sulla luna” nella ricerca Covid-19». Lo studio rivela anche perché la mortalità tra i pazienti con un ventilatore per Covid-19 risulti inferiore rispetto a quelli con polmonite regolare: si ammalano più a lungo, ma l'infiammazione nei polmoni è meno grave.
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